Salvo per un centimetro. La lama del taglierino è entrata nel collo di un 79enne e ha sfiorato la carotide.
L’uomo era all’ospedale San Raffaele per incontrare la figlia della compagna, ricoverata. Alle 17.40 ha detto che usciva per un caffè, ha cercato un distributore automatico e al piano meno uno ha incrociato Antonio Cianci, 60enne pluri-assassino (un metronotte e tre carabinieri uccisi), ergastolano in permesso premio.
Cianci era coperto da una mascherina bianca: ha chiesto soldi, l’anziano li ha negati, lui l’ha colpito.
La polizia ha trovato il killer alla fermata del bus, stazione di Cascina Gobba. I pantaloni sporchi di sangue, nelle tasche l’arma, il cellulare e il portafoglio della vittima. E la mascherina.
Cianci, 60 anni e in cella dal 1979, non ha opposto resistenza. L’hanno catturato i due agenti della «volante» Lambrate bis. Dopo esser stato aggredito, l’anziano ha strisciato sul pavimento invocando aiuto, la voce flebile, le mani che tamponavano il collo.
Un altro visitatore l’ha notato a distanza, è corso da lui e ha mobilitato i soccorsi. La presenza di un presidio di polizia all’interno del San Raffaele ha accelerato le ricerche. L’ergastolano nulla ha fatto per scappare e nascondersi, quasi volesse, addirittura, che lo individuassero e ammanettassero: era fermo, in piedi, con quelle vistose macchie ematiche addosso, non aveva gettato, durante il percorso, il taglierino in un cestino dell’immondizia, né si era disfatto del bottino, asportando magari i soldi dal portafoglio e abbandonando anche quello, mentre la mascherina, afferrata in ospedale e unico nitido particolare ricordato dalla vittima, che dunque collocava «ancor più» il killer sulla scena del crimine, era ugualmente con lui.
L’atteggiamento di Cianci non sminuisce la celerità dell’Ufficio di prevenzione generale guidato da Salvatore Anania e Nunzio Trabace: la caccia delle «volanti», affluite tutte in zona, si è conclusa in meno di venti minuti. In evidente stato di alterazione, l’assassino, che è cresciuto a Pioltello, est di Milano, è stato accompagnato in Questura per l’interrogatorio.
Ha scelto di non parlare.
Il permesso era «scattato» sabato in mattinata e l’omicida era uscito dal carcere di Bollate.
Non era la prima volta e fin qui, secondo gli iniziali accertamenti, le ore di libertà non avevano registrato complicazioni. Il personale della sicurezza dell’ospedale sta cercando di capire se l’ergastolano sia già stato, in precedenza, al San Raffaele, aspettando prede; potrebbe aver sostato in altri ospedali, che tradizionalmente si prestano a offrire ai vagabondi un po’ di riposo e ambienti caldi.
L’anziano, operato d’urgenza e dichiarato non in pericolo di vita, era finito al meno uno (settore Q, zona del reparto di Chirurgia) perché si era perso. Non ci sono stati testimoni, e non sembra ci siano telecamere che abbiano ripreso la scena. Cianci ha lasciato l’anziano a terra e se n’è andato, si è mischiato alle decine di famigliari in visita e ha raggiunto la stazione Cascina Gobba, s’ignora diretto verso dove, forse dalla sorella, l’unica parente stretta che gli è rimasta.