Facebook blocca le
inserzioni pubblicitarie di Dafne Musolino e Cateno De Luca. Non si sa chi le
paga. Livio Lucà Trombetta viola il silenzio elettorale sul social media.
Social networks nuove
armi di propaganda, cosa ancor più evidente da quando Facebook ha introdotto la
“trasparenza della pagina” rendendo di dominio pubblico le somme che
ogni pagina pubblica utilizza per le proprie inserzioni, compresi partiti e
singoli personaggi politici.
Se a livello nazionale,
ad esempio, hanno fatto discutere gli oltre 92 mila euro spesi da Matteo
Salvini, a livello locale come si sono mossi i candidati messinesi su Facebook
nella tornata elettorale per la poltrona europea?
L’analisi riguarda come
anticipato solo coloro che si sono dotati di una “pagina pubblica”
che ha regole diverse rispetto ai profili privati, una tra tante la possibilità
di utilizzare le “inserzioni pubblicitarie”, annunci a pagamento per
il raggiungimento di determinati obiettivi, che a loro volta devono seguire
regole specifiche per essere approvate e diffuse dal social media.
Se la maggior parte dei
candidati messinesi ha utilizzato il proprio profilo personale puntando
evidentemente su altri tipi di comunicazione, c’è chi ha deciso di investire
anche sul social network. Da Maria Fernanda Gervasi (Fratelli d’Italia) che si
è accontentata di comunicare con i suoi 1624 followers affidandosi alla
copertura organica (distribuzione non a pagamento) dei suoi messaggi,ad
Antonio Brunetto che ha investito in 19 inserzioni nel solo mese di Maggio
(dall’uno al 24), con un budget inferiore ai 100 euro per ogni singola
inserzione.
Il problema si è
presentato invece per gli annunci a pagamento riguardanti la candidata di Forza
Italia Dafne Musolino sostenuta anche per la pubblicità dal sindaco Cateno De
Luca.
Nella libreria delle inserzioni della pagina
“Dafne Musolino in Europa”, così come in quella della pagina “De
Luca sindaco di Messina” che riguardavano la candidata alle europee, tutte
le inserzioni lanciate sono state rimosse da lsocial network. Perché?
“Quando un
inserzionista classifica la sua inserzione come relativa a contenuti di natura
politica o temi d’interesse nazionale, è tenuto a rivelare chi ha pagato
l’inserzione”. Questa una delle regole che Facebook impone,
specificando che per questo tipo d’inserzioni occorre includere “un
disclaimer fornito dagli inserzionisti che mostra il nome della persona o
dell’ente che ha finanziato l’inserzione”. Disclaimer che mancava in
tutte le inserzioni riguardanti la candidatura della Musolino.
La prima a incorrere nel problema è stata quella
relativa all’incontro elettorale a Caltanissetta del 18 maggio. Budget meno di
100 euro. Campagna rimossa.
La seconda riguarda invece il periodo di programmazione
20 – 24 maggio 2019, inserzione tesa a diffondere un’intervista andata in
onda sulla rete Tcftv. Anche in questo
caso inserzione bloccata e rimossa.
Per ognuna
cliccando sull’icona “info” l’ulteriore spiegazione: “Questa
inserzione è stata pubblicata senza disclaimer. Non appena l’inserzione è
diventata attiva, abbiamo individuato che era relativa a contenuti di natura
politica e temi d’interesse nazionale e abbiamo richiesto l’etichetta.
L’inserzione è stata rimossa.”
Un passaggio obbligato
quello richiesto da fb e facilmente visibile sulla pagina del candidato Antonio
Brunetto che è non incorso nel problema, dichiarando semplicemente che
l’inserzione era stata finanziata da “Antonio Brunetto”.
Lo stesso vale per le
due inserzioni a sostegno di Dafne Musolino apparse sulla pagina del sindaco
Cateno De Luca. Entrambe rimosse perché non si sa chi le paga. Anche in questo
caso budget investito meno di cento euro per ciascuna.
C’è poi la questione del silenzio elettorale sui
social.
Non poteva mancare il gioco nella zona grigia delle
regole non scritte, per cui Livio Lucà Trombetta, candidato di popolari per
l’Italia ha investito in 16 inserzioni a cominciare dal 4 maggio, ma lasciando
che l’ultima coprisse un periodo che dal 21 maggio si è esteso fino al 26
maggio giorno delle elezioni. Quella precedente fino al 28 maggio.
A livello nazionale molti, hanno approfittato del
fatto che i social network siano ancora oggi terreno di gioco non
regolamentato, in primis il Ministro Salvini, così come a livello locale il
sindaco Cateno De Luca, che il giorno prima delle votazioni non ha risparmiato
ai suoi seguaci digitali diversi appelli al voto in favore di Dafne Musolino.
D’altro canto l’Autorità garante delle comunicazioni
(Agcom) in una lettera spedita ad alcune prefetture e al ministero
dell’Interno, aveva invitato i politici a rispettare il silenzio
elettorale anche sui social network, che sono a tutti gli effetti luoghi pubblici, come ha spiegato a Wired Antonio Nicita, commissario dell’Agcom. In secondo luogo come si legge nelle linee guida dell’Agcom varate
proprio in occasione delle Europee 2019 la
normativa vigente che vieta di fatto ogni forma di propaganda elettorale
(in tv e attraverso comizi pubblici) nel giorno del voto e in quello precedente
dovrebbe estendersi anche ai social network. “Sebbene l’Autorità non sia
competente a conoscere delle fattispecie di violazione del Silenzio elettorale,
ritiene particolarmente importante richiamare l’attenzione su queste
disposizioni che si fondano su principi strumentali a garantire un’effettiva
tutela dell’elettore e, come tali, validi per ogni mezzo di diffusione”.