“La confusione, spacciata per crisi, diventa una cartella di rendita in mano ai confusionari” – così Eduardo spiegava i suoi tempi al Prefetto di turno in una commedia del 1964. E, come lui, noi sosteniamo che mai, come nei nostri tempi, fare Arte “significa vivere sul serio quello che gli altri nella vita recitano male”. Viviamo tempi di confusione, di confusionari e di derive in cui anche una tragedia (annunciata, come tutte le tragedie) si trasforma in dramma farsesco dove ciascuno gioca il proprio ruolo da caratterista consumato. Tempi in cui gli esseri umani e i luoghi non hanno più valore in sé ma solo se rappresentano l’“unicità di un sito”, ignorando che “[ ] ogni faccia è un miracolo. È unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto” (Tahar Ben Jelloun). Pertanto, il paese di Giampilieri, che non avrebbe pregio sotto il profilo dell’unicità, secondo la “moralità” dei nuovi soloni, potrà tranquillamente essere “rimosso” dopo il disastro prevedibile, come fu dimenticato prima del disastro (e anche questo era prevedibile). Ignorato ieri quando, dopo l’ottobre del 2007, gridava la paura di un altro smottamento a valle della montagna. Inascoltato (e dileggiato) oggi, quando dice che non vuole lasciare una terra che ha alimentato le sue radici per ottocento anni. Tanto basta affinché alcuni artisti abbiano deciso di adottare Giampilieri a simbolo di valori imprescindibili a cui è impossibile rinunciare quale la vita e la cultura di una terra. Quegli artisti affermano la loro appartenenza dichiarandosi residenti di Giampilieri attraverso la donazione di un’opera al “loro paese” per la costituzione del “Museo del Fango” di Giampilieri. Un sito di pregio, e unico, che virtualmente risiederà nel paese straziato e deserto, fino a quando quel territorio non sarà ricomposto nelle sue abitazioni civili e messo in sicurezza: allora anche il museo troverà la sua sede definitiva. A Giampilieri.
La commissione dei garanti si occuperà di scegliere le opere che costituiranno il patrimonio del museo in cui troveranno casa anche i racconti di scrittori, i versi di poeti, le note di musicisti, i video di registi e operatori, donati alla popolazione di Giampilieri: opere d’arte, poesie, musiche, racconti e video donati insieme ai diritti di diffusione e pubblicazione dell’opera. Dopo l’happenig al Museo della Permanente di Milano, le opere della collezione verranno esposte in anteprima a Palazzo Duchi di Santo Stefano di Taormina (Fondazione Mazzullo) da gennaio a febbraio 2010. Una sede di prestigio per un omaggio dovuto al ricordo di quanti sono morti, seppelliti dalla montagna di Giampilieri, e in onore della dignità di quanti vogliono continuare a vivere la loro terra da cittadini e non da deportati.
Michele Cannaò
Il 30 Gennaio 2010, alle 18,30, presso i saloni del Palazzo Duchi di Santo Stefano, sede della fondazione Mazzullo a Taormina, si inaugurerà la mostra d’arte “Fango nel cuore”. Sarà la presentazione ufficiale del museo del fango, promosso e curato da Michele Cannaò, artista di primo piano nel mondo culturale italiano, originario di Giampilieri che vive e lavora a Milano.Tra le opere pittoriche esposte ci saranno quadri di Togo, dello stesso Cannaò, Tadini, Giuseppe Migneco, un opera di Dario Fò, il giovane Thomas Berra e tanti altri. Hanno donato una loro opera Marco Dentici, scenografo di grande successo (ultimo suo film Vincere di Bellocchio) che ha realizzato dei filmati che documentano il disagio di chi ha vissuto la tragedia, ed ha in lavorazione la sceneggiatura per un intero film che tratterà della tragedia di Messina, inoltre si esibiranno in una loro performance il Antonio Moncada Quartet, coordinato da Antonio Moncada musicista jazz di fama internazionale, che ha scritto il pezzo “Mem” e lo ha donato al Museo.
Perché un Museo del Fango?…
Per non ricominciare da zero… ma da tre. Almeno da tre elementi: gli artisti e gli uomini di buona volontà (con la loro forza propositiva), le opere d’arte (la cui presenza allerta e promuove l’attenzione), un museo fatto di quelle opere (che crea così un luogo di pregio da contrapporre alla volontà di “dismettere” un sito e una comunità. Il museo del fango raccoglierà opere d’arte, poesie, racconti, opere teatrali e cinematografiche, foto d’autore e servizi giornalistici (in video e su carta) incentrati non solo sull’alluvione del 1° ottobre ma sulla sicurezza e l’ambiente. Sarà un museo che non “museificherà” ma sarà specchio dei tempi e sarà in grado di realizzare l’interazione con il pubblico. Un sito non solo di consultazione ma di riflessione. Sarà il museo dei cittadini di Giampilieri, ma anche di Molino, Altolia, Itala e Scaletta, per i quali rappresenterà anche un indotto, se si creeranno le premesse per l’accoglienza di turisti e studiosi.