FEMMINICIDIO: VE LO SPIEGHIAMO NOI

Mara Cicala, 28 anni, uccisa dal marito davanti agli occhi della figlia. Anna Mura, 54 anni, uccisa a bastonate dal marito dal quale voleva separarsi e trovata dal figlio 15enne. Michela Falleri,26 anni, uccisa dal proprio ex-fidanzato con 11 colpi di pistola. Fabiana, 15 anni, uccisa e bruciata dal fidanzato 16enne. Giovanna Nobile, 53 anni, uccisa per un amore non corrisposto. Luana Finocchiaro, 41 anni, strangolata dall’ ex compagno perché non riusciva ad accettare la separazione. Eligia Ardita 35 anni, infermiera all’ottavo mese di gravidanza morta insieme alla bimba che portava in grembo. Carla Caiazzo,38 anni, è in un letto di ospedale che lotta tra la vita e la morte, dopo che il compagno, padre della bambina che portava in grembo, ha tentato di bruciarla viva con una tanica di benzina. Carla ha il 40% del corpo ustionato e non sa se mai riuscirà a vedere Giulia Pia, che i medici hanno fatto nascere con un parto cesareo in pochi minuti per salvarle la vita.

 

 

Queste e molte altre ancora. Le urla di queste donne nel vuoto permangono ancora dopo la loro morte. La loro eco sembra dissolversi, ma rimane nella triste e cruda realtà.

Uccise da uomini che dicevano di amarle. Che si sono accaniti su di loro, che consciamente hanno tolto loro fino all’ultimo attimo di vita. Oggi una donna muore ogni 2 giorni. Il fenomeno del Femminicidio continua ad espandersi a dismisura. Nella maggior parte dei casi gli uomini che uccidono sono mariti, compagni, fidanzati, padri, ma anche estranei, entrati nella vita delle vittime a piccoli passi. Cominciano dallo stalking per arrivare alle molestie, le violenze, per poi cagionare la morte. Marcela Lagarde, antropologa e politica Messicana, è una tra le prime teorizzatrici del concetto di Femminicidio. Lagarde individua come fulcro degli omicidi tutte le forme di discriminazione e di violenza di genere che sono in grado di annullare le donne nella loro identità e libertà. Secondo recenti studi di criminologia, ciò che accumuna e unisce tutte queste donne vittima di violenza è il fatto che queste si sono allontanate dall’idea tradizionale di donna, la donna sottomessa, obbediente, senza personalità, la donna che deve restare a casa tagliata fuori dal mondo. Il Femminicidio è la cattiva reazione della società all’evoluzione delle donne, che per legge ormai hanno gli stessi diritti degli uomini, ma non nei fatti. Lagarde definisce il Femminicidio come : “La forma estrema di violenza di genere contro le donne,  prodotto della violazione dei suoi diritti umani in ambito pubblico e privato, attraverso varie condotte misogine che comportano l’impunità tanto a livello sociale quanto dallo Stato e che, ponendo la donna in una posizione indifesa e di rischio, possono culminare con l’uccisione o il tentativo di uccisione della donna stessa”.

152 sono le donne uccise nel 2014 in Italia.

Secondo i dati ISTAT nel 2015 Il 35% delle donne nel mondo ha subito una violenza. Meno del 12% di queste donne ha avuto la forza di denunciare le violenze all’interno delle mura domestiche. Urla represse nel sangue di donne, incoscienti che sarà proprio il silenzio a portarle alla morte. Ma a volte il silenzio non basta, molte di queste donne avevano già denunciato i propri mariti e compagni, ma la denuncia è valsa a poco. Perché la follia di questi uomini è riuscita a trovarle e travolgerle. Forse vittime anche di una società che non è stata in grado di difenderle.

Il decreto legge 93/2013 sul Femminicidio  è stato convertito nella legge 119/2013. 5 articoli di questa legge si riferiscono alla violenza sulle donne. Considerata come aggravante, per far scattare come una pena più pesante nei confronti del condannato, la relazione affettiva con la donna. La nuova aggravante prevede tutti i casi di violenza domestica e soprattutto la violenza inflitta davanti ai minori, spesso spettatori delle sgradevoli scene ai danni delle madri. Previsto un ulteriore aggravamento a livello penale se le violenze sono state esercitate su donne in gravidanza. In caso di minacce aggravate, violenze, lesioni gravi, la polizia giudiziaria, previa autorizzazione del pm, può disporre l’allontanamento dai luoghi familiari. I persecutori potranno essere controllati con il braccialetto elettronico e altri vari strumenti. La denuncia per stalking potrà essere revocata solo per atti non gravi, altrimenti resterà irrevocabile. Secondo Amnesty International, portavoce del diritto internazionale dei diritti umani, tutti i governi hanno responsabilità di prevenire e punire gli atti di violenza sulle donne. Fondamentale è l’intervento dei governi per donare a queste donne un modo di opporsi e ribellarsi alla violenza di genere.

Il problema però, sta nel fatto che le vittime non denunciano e non rendono note le loro violenze, poiché temono ulteriori persecuzioni e accanimenti da parte del partner. In tale modo i carnefici agiscono indisturbati, fino a cagionare la morte. Il 25 novembre è la data scelta per il giorno internazionale contro la violenza sulle donne. Convegni, dibattiti, mostre, iniziative, centri e cooperative negli ultimi anni si sono schierati dalla parte delle donne vittima di violenze domestiche, finalizzati ad allontanarle dalle mani dei propri aguzzini e persecutori. Lo stesso Amnesty International si rivolge a governi, organizzazioni e privati cittadini affinché i diritti umani siano una realtà per tutte le donne.  Quel ‘sesso debole’ che nel corso dei secoli ha vinto numerose battaglie, con una forza che ha fatto cancellare quel tanto ostico aggettivo. Si spera che quella stessa forza, con gli strumenti indotti dalla società, un giorno possa portarle a vincere una battaglia che sembra la più difficile di tutte. Perché ogni donna ha il diritto di vivere e di essere libera. Ha il diritto di essere donna.                                                                                                                             

   Maria Cristina Palumbo