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In pochi sanno che la prima vera reazione storica contro la monarchia e l’assoggettamento borbonico si scateno giusto nella nostra Messina, che sciaguratamente si vide bombardata e devastata nel 1848, a seguito delle insurrezioni siciliane, dal Re delle due Sicilie Ferdinando II, meritatosi per la ferocia della sua reazione l’appellativo di <
Questo è solo un piccolo esempio delle grandi sofferenze che i Siciliani ed in generale il popolo meridionale hanno dovuto pagare per essere italiani, e che ci danno oggi la grande convinzione di meritarci più di ogni altro il diritto di festeggiare il ricordo del sacrificio e del tanto sangue versato per ottenere, a distanza di 150 anni, una data, il 17 Marzo, dedicata alla festa dell’Unità d’Italia.
Poeti, politici e intellettuali nel 1861 pensavano di assistere al compimento di quel tanto auspicato sogno nazionale, ma in vero forse si realizzava solo un’unità politica, con l’assoggettamento del mal etichettato “primitivo Sud” a quelle necessarie indottrinazioni che tendevano a snaturalizzarci ed a svuotarci delle nostre ricchezze culturali, della nostra identità e delle nostre antiche e pregiate lingue.
Ma i nostri padri, ribelli e profondamente innamorati della terra siciliana, non accettarono l’invadenza di chi nulla aveva da insegnarci, e da qui la condanna ad essere definiti banditi, briganti, terroni, fannulloni insomma abitanti del mezzogiorno d’Italia e cugini parassiti del potente Nord.
La verità, come suggerisce Giordano Bruno Guerri, è che, appena nata l’Italia era già madre di due figli diversi, uno di cui andare fieri, e l’altro bisognoso di severe lezioni.
Un Italia nordista che in fin dei conti, mai veramente ha voluto risolvere le grandi criticità del cosiddetto “mezzogiorno d’Italia”, e di quella Sicilia che, ad oggi, ha consentito e sciaguratamente consente ancora, l’arricchimento dei pochi rispetto alle necessità dei tanti, e che non ha mai visto raccontata la propria verità storica sui libri scolastici, subendo a distanza di oltre 1800 mesi dall’unità nazionale, lo smacco di sentire tutt’ora etichettare il proprio popolo ed i tanti eroi meridionali del nostro risorgimento, in maniera inadeguata ed indecorosa.
È chiaro che tutto questo ha consentito in tanti il proliferare di sentimenti negativi nei confronti del progetto nazionale.
Oggi a 150 anni dalla cacciata borbonica ci sentiamo di domandarci e domandare, al di là dei forzati e demagogici festeggiamenti del 17 Marzo, se siamo veramente fieri di quest’Italia?
Molte le perplessità e le contraddizione che potrebbero sorgere nel rispondere, se solo l’onestà intellettuale di ogni siciliano avesse il sopravvento sul sistema politico e clientelare, a cui i maestri della potente Roma ci hanno assoggettati e sciaguratamente abituati.
Ma noi siamo Siciliani, e per questo oggi festeggeremo l’unità Nazionale, i nostri lavoratori si fermeranno, i negozi rimarranno chiusi, gli Enti pubblici si vestiranno di solenne, ed il nostro inno nazionale verrà cantato da tutti, compreso coloro che dal 1° ottobre 2009 aspettano di rientrare nelle proprie case devastate da quel fango maledetto, che ha tolto la vita a 37 figli della nostra Messina e fratelli di questa Italia.