Da anni partecipo al Festival Internazione dello Spot Sociale dei Ragazzi a Marano di Napoli. Quest’anno sono ritornata con “Senza confini” , uno spot contro l’omofobia, realizzato a scuola, durante le vacanze estive, pensato da una studentessa, realizzato con un gruppo di studenti e con i loro familiari , con l’aiuto di una giovane regista, Sonia Giardina, in regime di puro e gioioso volontariato. È uno spot pensato proprio per il Festival di Marano, perché volevo che i miei studenti vivessero questa esperienza, straordinaria per tante ragioni che proverò a descrivere.
La protagonista del Festival di Marano è la scuola-palestra di cittadinanza, di incontro e confronto nel segno della bellezza affidata alla parola dei giovani.
Il Festival è un’occasione magica, e non solo per l’intervento mirabolante del Mago Gentile. Qui si ricrea ogni anno una città ideale che coltiva il sogno che ci possa essere un altro mondo, e il sogno può diventare realtà perché qui ne parlano tutti e perché qui tutti ci credono : studenti accolti e studenti che accolgono, insegnanti, mamme, chi è caduto nei lacci della criminalità e chi ne è stato vittima, donne e uomini del mondo della cultura e delle istituzioni.
A Marano la magia va oltre: arriviamo da ogni parte d’Italia, docenti e studenti, per incontrarci in una terra che si affranca dalla camorra, che continua ad essere straordinariamente generosa pur in tempi difficili e di impoverimento, dove si parla chiaramente e liberamente in tempi in cui si respira una fosca atmosfera di cautele e di preoccupazione a dire chiaramente, in cui si denunciano il vuoto e l’arroganza del potere con la gioia della libertà e la forza di chi sa di star facendo la cosa giusta. Insomma, a Marano si vive la straordinaria esperienza di essere, insieme, utili a questo Paese che arranca perché ha perso di vista la solidarietà, la speranza dell’ascolto e del rispetto, il coraggio della parola libera e generosa, la gioia della disobbedienza ai modelli e pseudo modelli dominanti ma non per questo autorevoli.
Qui si ritorna a sperare seguendo i cinquanta spot e cortometraggi finalisti, nazionali ed internazionali, selezionati tra più di mille: denunciano emergenze, bisogni, raccontano desideri, avanzano proposte e descrivono vie da seguire. Si parla di un mondo diseguale, di scuole che si sgretolano, di violenze visibili ed invisibili sulle donne, dell’arroganza e della fragilità dei bulli, della violazione quotidiana del diritto e delle regole, della sofferenza e della bellezza di essere diversi,della possibilità di vivere il tempo secondo ritmi umani e della necessità di riappropriarsi dei tempi della vita, della cura della terra.
Qui s’incontrano insegnanti che realizzano frammenti di un rinascimento della cultura della scuola che potrebbe far volare il Paese, se solo fosse ascoltato e disseminato.
Il Festival di Marano è un atto di resistenza alla deriva in cui la scuola si sente trascinata.
Non ce lo dicono, per gentilezza di ospitalità tutta partenopea, ma si capisce chiaramente da tanti segnali che festival ci sia anche quest’anno è più che mai un atto di volontà. Il risparmio sulla cultura, i tagli alle risorse della scuola, nonostante le dichiarazioni di investimenti milionari, pesano visibilmente sui tempi più stretti , sulle presenze meno numerose, sui materiali di comunicazione più contenuti rispetto agli anni precedenti.
Ed è proprio qui la bellezza del festival : nella sua lezione eroica di resilienza alle avversità e ottusità di chi promette, propaganda, dice di promuovere il bene comune ma, nella realtà, non lo fa.
Il Festival si chiude nel giorno che precede il referendum e da lì ritorniamo a casa, all’ordinario, al nostro lavoro a scuola, alle consuete battaglie, sperando che il mondo che abbiamo sognato e rappresentato nei nostri cortometraggi e spot si possa veramente fare, e magari per tornare qui a raccontarlo l’anno prossimo.
Pina Arena