FIABA DAY

7 ottobre 2012, è la giornata nazionale che il Fondo Italiano Abbattimento Barriere Architettoniche (FIABA) ha scelto per focalizzare l’attenzione della società sulle problematiche connesse con l’abbattimento delle barriere architettoniche. Il fondo ha come obiettivo quello di promuovere l’eliminazione di tutte le barriere fisiche, culturali, psicologiche e sensoriali per la diffusione della cultura delle pari opportunità e a favore di un ambiente ad accessibilità e fruibilità totale secondo i concetti di “Design for all” e “Universal Design. La missione del fondo è quella di promuovere presso le istituzioni pubbliche e private e nell’opinione pubblica l’idea della Total Quality, la qualità totale che, se applicata all’intera società, permette di arrivare ad una vivibilità ottimale dell’ambiente per tutti.
Il Fiaba day è arrivato alla decima edizione e anche quest’anno Palazzo Chigi aprirà le porte alle visite guidate nelle sale interne a gruppi di persone con disabilità, anziani, bambini e loro accompagnatori. Tutti si sentono partecipi e gli organi istituzionali e governativi fanno a gara a chi promette di più. Il Ministro per l’Integrazione e la cooperazione, Andrea Riccardi, ha dichiarato “un appuntamento “che avvicina i cittadini alle istituzioni” e ha il merito di “abbattere quelle barriere ‘visibili’ e ‘invisibili’ che ostacolano il vivere quotidiano e impediscono corrette relazioni, questo appuntamento annuale è diventato per le istituzioni un luogo di confronto su tematiche che mi stanno a cuore, penso al peso per le famiglie che hanno in carico anziani e disabili”.
Anche il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali Elsa Fornero ha voluto dire la sua in merito alle barriere architettoniche “L’adeguamento dei luoghi di vita e di lavoro, delle modalità del comunicare e la partecipazione di tutti alla vita attiva è uno degli impegni che la società civile deve darsi”. Nel 2009, continua il Ministro, l’Italia ha sottoscritto la Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità. Quanto alle regole come paese ci siamo, sottolineando che però quello che manca è l’interiorizzazione di certi comportamenti che sono dettati non solo dalle regole ma anche da una buona educazione. La disabilità è un concetto in evoluzione ed è una condizione che può capitare a chiunque. Ci sono certi periodi della vita in cui siamo più limitati, come nel caso delle donne incinte – continua il ministro – è un tratto comune a tutti”.
Ovviamente l’iniziativa istituita, per Decreto del Presidente della Repubblica sin dal 2003, è altamente meritoria ma diventa inutile se dalle parole non si passa hai fatti. Il Fondo infatti non è una associazione e non ha contatti diretti con i disabile, esso e un organismo di raccordo con le istituzioni private e gli anti locali con il fine di perseguire lo scopo sociale della Total Quality, la qualità totale applicata all’intera società. E se molti Enti Locali hanno aderito non ve n’è nessuno del Centro Sud d’Italia, dimostrando ancora una volta che dalle nostre parti pur essendoci un problema grande come una montagna non si riesce neanche a vederlo.
La stessa Gazzetta del Sud pur parlando della manifestazione contro l’abbattimento delle barriere architettoniche tenuta dall’associazione di volontariato “Sicilia Emergenze”, non pone nessun’accento sul Fondo e sui suoi scopi. E’ chiaro che personalizzare il problema, come è solito fare il quotidiano locale di fronte a questi temi delicati, narrando la storia di Maria Francesca o del piccolo Cristian e di sua madre, altamente coinvolgenti e a cui va tutta la mia partecipazione, non apporta niente al cambio culturale che si richiede alla società per una reale Total Quality.
Per fare un esempio di cosa avrebbe potuto fare il Fondo se anche Messina avesse sottoscritto il relativo Protocollo d’Intesa vi voglio raccontare la storia di una Chiesa e di una disabile. Esiste una bella chiesa del settecento, Chiesa madre Santa Maria delle Grazie del villaggio di Salice, e Giusy, una ragazza disabile che da anni cerca di ottenere una pedana, anche mobile, che le consenta di accedere nella chiesa frequentata da tutti i suoi amici. Sembra una delle tante storie che sentiamo ogni giorno e che non ha niente di sensazionale anzi, rispetto a disabili che non possono uscire di casa o andare a lavoro, sembra quasi irrilevante e di secondaria importanza. Però vi è un punto dove la storia di Giusy riacquista il suo “disvalore” sociale, diventa da fatto privato fatto pubblico, quello dello sfruttamento mediatico che gli organi di stampa ne hanno fatto, la piccola politica di Consiglieri comunali e Assessori interessati solo alla pubblicità che ne hanno ricavato, il genuflettersi di tecnici e dirigenti Comunali protesi ad ingraziarsi i favori dei potenti e il falso interessamento delle associazioni cittadine per la disabilità più preoccupate a raccogliere i soldi dagli iscritti e i contributi pubblici che a risolvere i problemi degli associati. Tutti costoro, e sono tanti, dalla storia di Giusy hanno un fatto un esempio da stigmatizzare e condannare.
Vorrei risentire Giusy per farmi raccontare quante promesse non mantenute ha ricevuto, quanti inutili sorrisi e manifestazioni di condivisione gli sono stati attributi. Vorrei che fosse lei a raccontare le frasi piene di speranze tradite che ha dovuto sentire, del tipo: “Il Comune ha i soldi per mettere la pedana, c’è anche un progetto… un solo problema i soldi sono troppi e non si possono dividere, quindi dobbiamo prevedere un intervento più ampio, anzi sai che facciamo: segnalaci qualche altra barriera architettonica e poi possiamo risolvere il tutto.” Assurdo.
In questo caso il Fondo avrebbe potuto mediare tra Arcivescovato, Chiesa Parrocchiale e Comune. Avrebbe fatto capire a tutti questi equivoci personaggi che se veramente ci fosse stato il progetto dei lavori e soldi per farli non ci sarebbe stato bisogno di altro per intervenire. In definitiva se manca una lampadina in una strada cittadina per sostituirla non si aspetta che si fulminino tutte le altre. In una città come la nostra dove la cultura dell’abbattimento delle barriere architettoniche non esiste, aspettare un mega progetto di risoluzione o prometterlo per fini personali è come mettere uno scalino in più a chi già la vita ha imposto di non farne.
Pietro Giunta.