Finanze di Messina: una scure che si abbatte sui più deboli

La situazione finanziaria del Comune, come risaputo, è sull’orlo di un baratro: sforamento del patto di stabilità 2011, difficoltà nel costruire il previsionale per la mancanza dei bilanci delle partecipate e per la mancanza delle anticipazioni statali.
Vi sono vari debiti alcuni di essi risalgono al 2007, fra questi debiti stradali, in particolare per le buche di cui Messina è piena. In totale i debiti ammontano a 240 milioni di euro. Non ultimi, 33 milioni sono stati recentemente richiesti dall’ATO3, di cui il Comune è socio di maggioranza, con la minaccia che, se non fossero stati restituiti, si sarebbe provveduto a recuperarli tramite la nomina di un commissario ad acta. Ad oggi, afferma il Commissario Croce, questa resta una minaccia, ma non abbiamo garanzie su ciò che faranno in futuro. Dati che probabilmente niente aggiungono a quanto già letto, a spizzichi e bocconi, su tutti i quotidiani, ma sentiti tutti in una volta fanno venire i brividi!
La Corte dei Conti, però, nonostante i dati catastrofici ha voluto dare ancora una chance alla città: ha richiesto che si rientri di 20 milioni di euro, entro un mese. A questo punto, ha detto Croce: “Chiederò ai cittadini sacrifici e sangue, ma non lo faccio per me, ma per cercare di evitare il dissesto a tutti i costi”. Per questo è stata aumentata l’IMU. La speranza è quella di poter accedere al Fondo di Rotazione, previsto dal Decreto-legge 174/ 2012, che porterebbe nelle casse del Comune 50 milioni di euro quest’anno e 50 milioni di euro il prossimo anno. Il dissesto non servirebbe a niente ed a nessuno. A prescindere dal sentire comune, secondo cui i responsabili del dissesto sarebbero sollevati dalle colpe, col default, si avrebbe una macelleria sociale, tutti i precari comunali a casa dopo anni di servizio; sarebbe, anche, bloccata la possibilità di partecipare a qualsiasi tipo di bando, fra cui anche i bandi sociali.
Quanto all’accertamenti delle responsabilità, rassicura lo stesso Croce, che ci saranno a tempo debito, ora le parole d’ordine sono: riduzione degli sprechi e IMU, al fine così di rientrare e poter fronteggiare le molte emergenze che si presentano in città. Prima fra queste quella di MessinAmbiente. Ancora in sospeso vi è anche una storia iniziata nel 2002, che ha interessato amministrazioni di vari intendimenti politici e commissariamenti, ma anche diversi enti locali, e per cui ancora vi è in corso un accertamento della magistratura. La storia è quella della finanza derivata (fondi spazzatura), una storia che ha causato un grosso buco nelle casse del Comune di Messina, ma non solo, nonostante il suo intento fosse diverso, ovvero tutelare l’Ente e dargli respiro.
Nell’ottobre 2008 la giunta Buzzanca, su proposta dell’allora Assessore al Bilancio, Orazio Miloro, ha chiesto alla IFA Consulting s.r.l. una dettagliata relazione sullo stato di fatto, relativo all’acquisto di tali fondi; contemporaneamente il sostituto procuratore della Dda, Vito Di Giorgio, ha iniziato un’inchiesta sulle manovre di “finanza speculativa” dei Comuni di Messina, Taormina e Giardini Naxos nel periodo che va dal 2002 al 2007. Dalla relazione della IFA Consulting si evince che il danno subito da Palazzo Zanca è pari a 23 milioni 751mila 460euro. Tale vicenda è stata ripresa, oggi, dalla Corte dei Conti, che anche su questo vuole vederci chiaro.
Tanti e tali sono i punti interrogativi che pendono sul Comune di Messina: Ci sarà davvero una soluzione per evitare il dissesto?