Forconi e Pastori: l’indignazione squarcia anche la terra

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Il Sud si indigna anche senza il sostegno della rete. Fuori dai circuiti tradizionali e dalle organizzazioni sociali e sindacali, l’estate italiana è stata caratterizzata dalla nascita di movimenti territoriali di agricoltori e di allevatori in aperto dissenso con le rispettive categorie di rappresentanza. Tappe obbligate Roma e Bruxelles ma soprattutto le sedi della politica regionale, con cortei di manifestanti che vogliono colmare il vuoto lasciato dalle organizzazioni e dalle istituzioni.

 

Dalla Sardegna alla Sicilia, sono il “Movimento dei pastori sardi” e il neonato movimento siciliano “Movimento dei Forconi” ad agitare le acque dell’indignazione del Mezzogiorno.

 

Le due isole sono state protagoniste in questi mesi di un fermento di “indignados” locali non particolarmente organizzati ma non meno tenaci nel rivendicare le proprie istanze. Lavoratori della terra, scolpiti dalle fatiche del mestiere, muniti di scarponi, forconi, gilet e mute da lavoro, hanno deciso di costituirsi autonomamente per esprimere il proprio malessere “stanchi- come si legge in molte loro dichiarazioni – del disinteresse e maltrattamento da parte delle Istituzioni”.

 

Responsabile della profonda crisi economica della pastorizia e dell’agricoltura, questi movimenti protestano per le scelte (non scelte) della classe politica nazionale, bicefala, che “guarda agli allevatori del nord con servile attenzione e non fa sconti a noi contadini del sud – si legge tra gli slogan dei manifestanti. Da qui, la richiesta del Movimento dei pastori sardi alla Regione Sardegna del riconoscimento dello stato di crisi con la messa in atto di interventi concreti di contrasto alla situazione debitoria delle masserie e delle imprese agricole, denunciando l’iniquità di legge come la 44/88, in base alla quale la Regione sta inviando a pastori e agricoltori intimazioni di pagamento con lo scopo di recuperare somme di denaro in precedenza utilizzate per l’abbattimento degli interessi su operazioni di mutuo.

 

“Vogliono recuperare queste somme, perché Bruxelles nel 1997 cassò il meccanismo regionale, in quanto il provvedimento non fu mai inviato negli uffici dell’Unione per essere notificato. Oggi, a distanza di anni – spiega il leader Felice Floris – invece che ai responsabili politici e funzionari dell’epoca, vogliono far pagare quell’errore a noi”.

 

Tra i punti di contesa, la scarsa remunerazione del prezzo del latte e dell’intera economia sarda, strozzata dalla crisi e dall’accanimento delle ingiunzioni di pagamento di Equitalia, società di riscossione che ha emesso cartelle per Iva, Inps e altri contributi non versati o ritardati che superano del 30 per cento del valore del debito iniziale.

 

A difesa della categoria degli agricoltori scende in piazza anche il “Movimento dei forconi” (movimento parallelo al Mps) nato a giugno in Sicilia.

Spingere le istituzioni a trovare soluzioni per la crisi del comparto agroalimentare, è questo il leit motiv degli agricoltori siciliani. “Vogliamo allargare la lotta contadina in tutto il territorio italiano – ha fatto sapere Martino Morsello, esponente dell’organizzazione messinese – contro il governo che ha distrutto le aziende agricole”. Qualcuno ha già rievocato la dimenticata lotta contadina che in Sicilia è stata caratterizzata da una stagione di sofferta contrapposizione con lo stesso Stato. Le immagini di Bronte, però, non meritano di essere rievocate con tanta superficialità e gli organizzatori sanno che l’acquisizione di autorevolezza nei confronti delle istituzioni si realizza con la protesta pacifica e non violenta.

 

All’interno di queste organizzazioni sono presenti anche frange più radicali, sostenute da forze politiche alternative ma tutte vengono ricondotte sulla stessa linea anche se non sono mancate manifestazioni esagerate come il rogo delle bandiere dei principali partiti nazionali.

 

Il Mps ha una storia più complessa. Nato come componente della Coldiretti a Cagliari, se ne distacca dopo l’ennesima manifestazione di categoria che gli stessi organizzatori, poi confluiti nel neo movimento, hanno definito di nessuna utilità per gli agricoltori e i pastori. Oggi, il Movimento dei pastori sardi ha assunto maggiore rappresentanza, attirando numerosi associati e gruppi della categoria.

Il Movimento dei Forconi nasce, invece, come un’associazione a carattere regionale, che alle battaglie degli agricoltori associa richieste di cambiamento nella gestione delle risorse pubbliche e un rilancio economico della Regione a sostegno del mondo produttivo dell’isola. Recentemente si è distinto per la contestazione sull’utilizzo dei fondi europei, “non rispondente – dichiara uno dei principali esponenti del movimento, Mariano Ferro – alle esigenze della gran parte degli operatori, inaccettabile, specie se in un contesto che da tempo chiede di utilizzare l’unica vera risorsa finanziaria in modo intelligente e soprattutto di utilizzarla presto ma bene”. Il Movimento ha in questi gironi chiesto al Presidente della Regione Siciliana, Raffaele Lombardo, di avanzare in Commissione europea, la richiesta di nominare un commissario ad acta “al fine di controllare la spesa e programmare l’utilizzo per le somme residue, relative al comparto agroalimentare siciliano, che tra l’altro avvicinandoci alla scadenza – continua Ferro – sono ancora in larga parte inutilizzate”.

 

“L’agricoltura non è solo una attività economica: significa anche vita, cultura e dignità per tutti noi”. Sembra una frase fatta, ma i meccanismi e le leggi a difesa dei diritti dei contadini sembrano ancora limitati. Intanto, sono sempre più numerosi i movimenti spontanei di categorie ormai deluse dalle trattative di vertice.

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