Questo accadeva cinque anni fa. Il Demanio Militare Marittimo di Augusta avrebbe dovuto intervenire nella bonifica del luogo o almeno chi dovere avrebbe dovuto mantenere i sigilli del luogo affinché non venisse ulteriormente perpetrato e abusato da chi scarica tonnellate di amianto, materiale di risulta nei pressi del forte.
Oltre al materiale informatico, che già abbiamo avuto l’onore di osservare tempo fa, lungo la strada in terra abbattuta che collega la SP44 alla Batteria è possibile rinvenire ulteriori palme abbandonate. Nel 2016, periodo in cui si cercava di sconfiggere il punteruolo rosso, avevamo documentato numerose piante infestate abbandonate lì probabilmente da qualche giardiniere. Dunque, questa abitudine non è cambiata in un intero lustro.
Il colore del rame e l’assenza sul territorio.
Ma lo smaltimento abusivo non è l’unica cattiva abitudine che si è preservata nel tempo. Il terreno dinanzi alla batteria ne è la prova. Nero come l’olio che viene scaricato da troppo tempo sulla nostra terra, verso le falde acquifere. Nero come la terra bruciata dovuta all’estrazione dai cavi del rame. Una pratica dannosa sia per l’ambiente sia per il bene pubblico dato che vengono rubati soprattutto dagli impianti di illuminazione pubblica o delle telecomunicazioni.
Da Google Earth è possibile osservare anche un’immagine che fa rabbrividire. La foto satellitare è del luglio 2011 e ci mostra un punto verde. Quella luce verde, simile ad un neon, è causata dal rame che viene bruciato per essere pulito dalla plastica. Ci risulta allarmante che qualunque cittadino a postumi possa effettuare un veloce controllo mentre vede la propria città, la propria terra rovinata da gente che non ha alcun pudore e nessun interesse per i propri figli.
Ormai non ci sorprendiamo più di trovare discariche di rifiuti domestici.
Ma il Forte è anche un vero e proprio deposito di amianto. Più di cinquanta lastre, circa duecento metri quadri, o più. Il giusto quantitativo per il rinomato cancro ai figli e ai nipoti. Infatti, il vento fa da padrone all’intero complesso militare facendo sì che le fibre di asbesto possano essere trasportate anche per lunghe distanze.
Il Forte Crispi rappresenta l’ulteriore pezzo di un patrimonio naturalistico, storico che noi messinesi non vogliamo e non ci meritiamo. Non vogliamo perché sin dall’esistenza del Carrettino, la nostra redazione si è impegnata a documentare le condizioni della località senza poter ammirare un cambiamento in positivo. Non ci meritiamo perché un posto che affaccia sullo Stretto, dal quale è possibile ammirare in toto Messina, che potrebbe essere protagonista di investimenti, è invece lasciato all’incuria, nelle mani delle organizzazioni criminali, e nelle mani dei padroni di imprese che devastano il territorio e che potrebbero causare malattie gravi a noi, ai nostri figli e ai nostri nipoti.