La storia del coraggio di una madre, di una donna, di una siciliana che ha saputo sfidare apertamente pregiudizi e mafia nel momento storico in cui era più difficile farlo.
Questo e molto altro è “Francesca Serio – la madre”, un libro di Franco Blandi, Navarra editore. Presentato alla libreria “La Gilda dei Narratori”, Messina.
Un testo coinvolgente ed autentico che riesce non soltanto ad informare il lettore, ma anche ad appassionarlo ed emozionarlo attraverso un racconto che narra l’amore di un genitore per suo figlio e lo strazio per averlo perso. Francesca sarà la prima donna a costituirsi parte civile in Sicilia, e lo farà senza paura, spinta dall’adorazione per Turiddu, portatole via un giorno di maggio.
Come afferma Blandi: “La straordinarietà di questa persona sta in più elementi. Francesca, donna analfabeta, cattolica praticante e devota che è riuscita a crescere un figlio da sola e per questo fortemente etichettata dalla società del tempo. Una donna che da sempre ha vissuto il lavoro come mezzo per realizzarsi, ma anche e soprattutto per riscattarsi. La prima in Sicilia a pretendere di essere pagata come un uomo”.
La donna delle prime volte dunque, ma anche la mamma di Salvatore Carnevale. Salvatore, detto Turiddu. Sindacalista ucciso dalla mafia il 16 maggio del 1955. Un uomo che, pur vivendo nella semplicità, aveva compreso l’importanza della cultura. Nel 1951 fondatore della sezione del PSI ed organizzatore della Camera locale del Lavoro. Ha studiato da autodidatta per riuscire a prendere la licenza da esterno, e spesso aiutato solo dal lume di una candela, consultando il dizionario della lingua italiana per comprendere le parole dei giornali. “Un giovane contadino semianalfabeta – continua Blandi – che negli anni 40/50 aveva capito che doveva puntare tutto sulle parole, sulla loro forza, sul loro potere per non essere preso in giro”. Importanza che sicuramente ha colto, però, anche sua madre. Percependo la rilevanza del messaggio lanciato dal figlio, Francesca ha deciso di sostenerlo incondizionatamente pur avvertendone i pericoli.
Francesca, una donna spudoratamente forte, che nella narrazione comincerà a paragonare la giustizia divina predicata dal parroco in chiesa, a quella sociale per la quale il figlio ha lottato ed è morto. Salvatore, un contadino e un lavoratore che ha intrapreso la strada dell’onestà convinto che i suoi ideali fossero molto più forti della paura. Turiddu, l’uomo che non si è piegato neanche davanti a minacce tutt’altro che velate. Minacce alle quali, come ci spiega lo stesso autore, ha risposto: “Io lavoro un giorno e mangio una settimana. Le mie battaglie le ho fatte per tutti, ma se sto bene solo io non stanno bene tutti. Se vogliono mi possono pure ammazzare ma se ammazzano me, ammazzano Gesù Cristo”. Purtroppo Salvatore, come Gesù, verrà ucciso.
Momento cruciale l’incontro tra la madre ed il cadavere del figlio, i cui piedi lasciati scoperti vengono affettuosamente coperti dalla donna. Una mamma che, nella sofferenza, abbandona la paura per denunciare ad alta voce i nemici del figlio. È qui e non altrove lo spartiacque del racconto. Il testo, da questo momento, sarà un incrocio di personaggi che in questa storia avranno un ruolo ben preciso. Da Giorgio Napolitano che arriverà per primo sul luogo del delitto, a Sandro Pertini che entrerà nella piccola casa della donna senza lasciarla più sola.
Il libro è un racconto che porta alla luce l’esistenza di due eroi «nostri», Francesca Serio e Salvatore Carnevale, che attraverso la loro temerarietà hanno dato testimonianza della parte «sana» della nostra terra, quella che non abbassa la testa e decide di rifiutare il compromesso. Il romanzo è un tributo a due persone speciali, che negli anni troppe volte sono state dimenticate ma che, attraverso la penna di Blandi, hanno potuto ritrovare quelle che lui stesso ha definito come le meritate «luci non della ribalta, ma della storia”.
È il primo romanzo dello scrittore, che in precedenza si era dedicato soprattutto alla stesura di saggi. Tuttavia, definirlo semplicemente un romanzo sarebbe assolutamente riduttivo. L’opera racchiude al suo interno una triplice anima. Si sviluppa come romanzo storico, creato dopo un’attenta e lunga ricerca di dati: interviste, ricostruzioni, e ricerche d’archivio. È un libro storico che analizza il panorama politico, sociale e culturale della Sicilia e dell’Italia degli anni ‘40 e ‘50. È poi un diario personale, nel quale la protagonista ci parla, si racconta, confida i suoi segreti. Quest’ultima è la scelta più innovativa e coraggiosa di Blandi, che con devozione e impegno ha saputo ricostruire dialoghi e monologhi rendendoli credibili e pertinenti alla natura della protagonista.
Alla domanda sul perché abbia scelto la vita di Francesca, e non quella di un’altra donna, Blandi risponde: “È un racconto che nasce un po’ per caso e un po’ per emozione. Parecchi anni fa mi trovai a Palermo all’assemblea regionale siciliana, invitato al trentesimo anniversario dell’uccisione di Salvatore Carnevale. La commemorazione fu molto forte. Alla presenza di Pertini, dell’allora segretario della CGIL Del Turco e del Presidente della Regione. In mezzo a tutte quelle cariche istituzionali molto importanti, tra i professori dell’Università di Palermo, la cosa che mi colpì di più fu vedere questa donna, Francesca Serio. Era il 1986 e lei, che portò il lutto per tutta la sua vita in attesa che fosse fatta giustizia, tra quei volti così conosciuti ed importanti, risultava estranea e piccola. Alternava momenti di grande commozione ad altri di grande attenzione. Mi restò nel cuore. Mi restò dentro come un virus e, pur sapendo poco di lei, se non che suo figlio fosse Turiddu Carnevale, conosciuto da molti più per la poesia di Ignazio Buttitta che non per le cose che aveva fatto, decisi di voler dedicare qualcosa a questa storia, anche se allora non sapevo né come né cosa”.
E sulla ricostruzione più toccante del libro, quella dell’incontro tra una madre ed il corpo senza vita del figlio, ha aggiunto: «La tragedia e lo strazio di questa donna che corre per tutte le vie del paese è un racconto che ho mediato tra le testimonianze dei parenti, quella di un libro scritto da Carlo Levi intitolato Il grano Rosso, uscito ad un anno dalla morte di Salvatore Carnevale, e i racconti di Salvatore Siracusa e di un altro compagno di lavoro di Turiddu. Ho messo insieme il tutto e ho ricreato il clima di quella giornata tremenda.»
Franco Blandi con le sue pagine riesce a trasportare il lettore nell’ intimità dei personaggi e come un «moderno cantastorie» ci racconta un pezzo di storia siciliana. Egli stesso, in fondo, ha detto di aver sempre vissuto la sua esistenza spinto dall’istinto di «raccontare qualcosa». E per questi suoi racconti, nel tempo, ha voluto utilizzare forme diverse, narrando le vicende attraverso le parole o i documentari, o ancora sfruttando l’incisività della fotografia. Tutto questo a darci il quadro completo di un autore poliedrico e decisamente interessante, e di un libro che vale assolutamente la pena di possedere.