Alla scuola di Don Lorenzo Milani, quello che per tutti è un grande saggista, era semplicemente il suo Francuccio. Lui è Francesco Gesualdi, giovane allievo della scuola di Barbiana, che oggi occupa gran parte del suo tempo coordinando l’attività del Centro Nuovo Modello di Sviluppo di Vecchiano, che si propone di trovare soluzioni concrete per gli squilibri sociali ed ambientali. Stimato ed apprezzato autore di molteplici libri e articoli, ha affrontato temi come la xenofobia, la negazione dei diritti umani, l’inquinamento, il debito del terzo mondo; proponendo l’uso di strumenti come il consumo critico, la finanza e lo sviluppo sostenibili, ha cercato di favorire una rivoluzione degli stili di vita e dell’economia del mondo. Collabora con la rivista Altreconomia ed è cofondatore, insieme ad Alex Zanotelli, della Rete Lilliput, una rete di associazioni che si propone di far interagire e collaborare le varie esperienze locali che cercano di lottare contro le disuguaglianze nel mondo.
In prospettiva di un progetto che coinvolga le scuole e l’educazione dei giovani e che abbia come obiettivo la formazione di una coscienza sociale e civile, noi del Carrettinodelleidee lo abbiamo intervistato, e abbiamo chiesto anche al nostro sindaco Renato Accorinti, fautore di iniziative di spessore culturale e simbolico, e al nostro assessore alla pubblica istruzione Patrizia Panarello, la loro opinione al riguardo.
FRANCESCO GESUALDI
Oltre ad essere l’allievo di Don Milani, qual è il suo ruolo oggi qui a Messina?
“Parleremo di consumo responsabile (anche se il titolo è consumo critico, il consumo responsabile è un concetto un pochino più ampio), ovvero sia come rapportarci con i consumi per cercare di essere equi da un punto di vista sociale, ed essere sostenibili da un punto di vista ambientale.”
Secondo lei, il consumo oggi è ancora un consumo disperato, un consumo irresponsabile, o la gente comincia a capire che cosa consumare e soprattutto che cosa buttare via?
“Diciamo che abbiamo diverse situazioni che convivono, quindi abbiamo una fascia di popolazione che pur avendo una mentalità consumista non riesce più a metterla in pratica perché non possiede i soldi necessari per poterlo fare, sono i precari, sono tutte le fasce di povertà in generale; poi abbiamo una fascia che ha acquisito una certa consapevolezza della necessità di cambiare lo stile di vita, proprio per riuscire a salvare questo pianeta e questa umanità; infine abbiamo invece coloro che continuano ancora ad essere facile preda della pubblicità e del consumismo più bieco. Quello che noi cerchiamo di fare è convincere la gente che indipendentemente dai propri redditi bisogna fare uno sforzo per andare in questa direzione e che da questo poi dipende non soltanto lo stato di salute del nostro pianeta ma anche paradossalmente il nostro posto di lavoro. Quando qualcuno possiede meno soldi e va al discount, compra prodotti che sono stati ottenuti sfruttando le persone (i commessi stessi non hanno diritti). Un modo invece sarebbe quello di accettare anche di pagare un prezzo più alto se serve per mettere in moto una redistribuzione delle ricchezze e del lavoro in maniera diversa”
Il concetto del consumo ha anche come elemento di comunicazione il rifiuto. Abbiamo oggi una cultura del rifiuto che si unisce e cammina di pari passo alla cultura del consumo?
“Diciamo che sta crescendo. Molti ormai hanno capito che tutto ciò che si consuma poi finisce per essere rifiuto, e il rifiuto è un problema, per cui si può risolvere il problema del rifiuto, ma lo dobbiamo risolvere a monte, non a valle. L’atteggiamento responsabile è quello che ci può salvare attraverso due strade: intanto smettendo di consumare ciò di cui non abbiamo bisogno, questo è il primo imperativo, e questo è buono anche per il portafoglio; poi, cominciando a consumare prodotti che siano riparabili e che se c’hanno degli involucri, siano degli involucri che siano riciclabili.”
Quanto Don Lorenzo Milani è presente nella società di oggi?
“Sempre difficile dare risposte di questo genere perché c’è il comportamento che appare e c’è invece ciò che vivono le persone, e non sempre c’è una diretta rispondenza. Io credo che a livello di sentire, di presa di coscienza, da parte di molti sia abbastanza diffuso. Sono tanti coloro che lo hanno come punto di riferimento, non soltanto come modello di società da cambiare ma anche come punto di riferimento di stile di vita da assumere a livello personale.”
La sua presenza a Messina oggi prevede l’avvio di un’attività precisa o sei solo come testimone?
“Diciamo che mi sto inserendo in un relazione che già esisteva con Renato in tempi passati, percorsi di formazione, gruppi di militanza, e ora vediamo cosa nasce.”
RENATO ACCORINTI
Francesco Gesualdi non è solo l’allievo di Don Milani: la sua presenza a Messina rappresenta anche il prosieguo di un tuo vecchio percorso che passa dall’essere docente, dall’essere cittadino all’essere sindaco. Che cosa propone?
“E’ una continuità, è una cosa antica come le montagne, come diceva Gandhi.
E’ un percorso che nasce dalla scuola, da li nasce l’uomo attraverso un rapporto con la cultura nel senso etico del termine. Noi possiamo cambiare in qualunque parte del pianeta attraverso la parte affettiva educativa e culturale, questi sono gli elementi che possono cambiare l’umanità. Così anche i “no educativi” servono a formare una coscienza responsabile. La città è bella quando cambiamo noi cittadini, e instauriamo un rapporto armonioso con noi stessi e con gli altri. Così, da condominio, diventiamo comunità.
Il percorso è pedagogico, non si ferma al diploma o alla laurea, e chi ha avuto la fortuna di fare l’insegnante lo sa. La scuola chiaramente è una scuola di vita che continua, però le basi della cultura non sono solo le basi di italiano e matematica, ma sono le basi per rafforzarci dentro eticamente, per non cadere in tranelli. Per esempio l’Occidente è un tranello enorme che ha come proprio fine il denaro e non i valori. Il denaro è importante, frutto del sudore e del lavoro umano, ma non deve diventare il fine. Il processo educativo e pedagogico è alla base di tutto, poi ognuno di noi farà il giornalista, l’avvocato, l’ingegnere, lo spazzino, ma non ha importanza, anzi tutti abbiamo bisogno di tutti. E solo chi ha un ego fin troppo sviluppato può pensare di essere meglio degli altri. Ecco che il campo educativo ed affettivo portano ad avere una ridimensione dell’ego, che, piano piano, si espande all’esterno, diventa altruismo sincero. L’affetto, la gentilezza sono universali. Tu diventi gentile se dentro trovi pace: dobbiamo essere pacifisti, ci dobbiamo pacificare!” (accenna un sorriso)
PATRIZIA PANARELLO
Assessore Panarello, siamo qui con il sindaco e con Francesco Gesualdi, che viene dalla Toscana. Egli non è solo allievo di Don Milani, ma è portatore di un progetto, di un’idea, di un pensiero un po’ più ampio, perché il comune lo fa proprio e vuole divulgarlo?
“Il consumo critico io l’ho inserito all’interno del Patto Territoriale, perché è una filosofia di vita che secondo me va portata avanti nell’epoca della globalizzazione perché gli individui devono imparare ad essere critici in maniera costruttiva e il consumo critico è quello strumento che consente anche ai bambini, quindi anche ai piccolissimi, di imparare a capire come funziona un po’ il mondo. All’interno del consumo critico c’è ad esempio “addio pizzo” che ha fatto un elenco di commercianti che hanno detto no al pizzo. Quindi consumo critico può essere quella (ed è questa l’idea progettuale con le scuole) di andare ad acquistare nei negozi che hanno denunciato e di cui, per la prima volta nella città di Messina, finalmente, abbiamo nome e cognome con una vetrofania esposta. I bambini devono imparare che dietro un negozio che non paga il pizzo c’è una famiglia che paga regolarmente le tasse, che ha detto di no alla criminalità organizzata e che quindi ha quei prezzi proprio perché deve mantenere la propria attività.”
Quindi all’interno di una figura, di un’immagine, un discorso che va dall’educazione dei bambini a quella degli adulti, della legalità, passando attraverso l’uomo.
“Passando attraverso un uomo, un’idea, un ideale più che altro, quindi questo consumo critico è una frase che racchiude tutta una filosofia che riguarda sicuramente i più deboli, quindi la difesa dei più deboli, per andare a ribaltare i rapporti Nord/Sud del mondo, quindi è un discorso molto ampio.”
E’ un caso tutto ciò, o è all’interno di un progetto?
“No, non è un caso. Sono stata io stessa ad invitare e a pagare il biglietto a Gesualdi. È stato un mio desiderio preciso di averlo qui con noi e poter cominciare questo percorso con le scuole. Io sono veramente contenta che lui oggi sia qui. Avevo letto i suoi libri prima di questa esperienza, e Dalla parte sbagliata del mondo è stato il libro che mi ha aperto gli orizzonti, in cui lui dice di essere dalla parte sbagliata del mondo ma volutamente, perché non può esistere una parte sbagliata del mondo, deve esistere una uguaglianza, quindi dobbiamo provare a ribaltare i rapporti di forza e di dominio.”