Frattamaggiore. Spari contro l’abitazione di Don Egione

Uno dei proiettili ha raggiunto lo studio. Don Vittorio Egione: “Invito alla prudenza? Questo è quello che vuole il male”.

Sono cinque i colpi di pistola esplosi in pieno giorno contro la facciata dell’abitazione di Don Vittorio Egione, parroco della Chiesa di Maria Santissima del Carmine a Frattamaggiore, in provincia di Napoli. Uno dei proiettili ha raggiunto lo studio dove il parroco stava preparando l’adorazione della sera mancandolo per pura casualità.

Un attacco criminale su cui indagano attivamente gli inquirenti mentre Don Vittorio – che abbiamo raggiunto telefonicamente – si chiede: “A quale livello di barbarie bisogna scendere prima di arrivare alla conclusione che questo nostro territorio è qualcosa di più della terra dei fuochi? E’ diventato un girone dell’inferno, al rovescio, in cui sono i giusti che scontano i peccati dei malvagi”.

Crede che i fatti
possano essere legati all’attività di denuncia che conduce sul territorio,
proprio in merito ai continui roghi?

In realtà non solo io ma tutti quanti qui sul territorio
siamo attivi su questo campo. Ho detto più volte quel che dicono gli altri: I fuochi non si sono mai fermati, hanno
ripreso tranquillamente senza pudore.

La denuncia da parte di
un parroco può però avere un peso diverso, basti pensare a Don Pino Puglisi ad
esempio. 

Noi qui abbiamo avuto Don Diana, voi avete avuto Don Pino Puglisi, ma io non sono l’unico parroco a battersi in questo senso, qui è l’intera diocesi.

Ci sono state due marce sul territorio molto importanti, in virtù della “giornata del Creato”, che hanno visto la partecipazione di centinaia di persone, ma ormai di marce qui se ne fanno un paio al mese.  Difficile dire se quest’atto barbaro sia legato a un fatto camorristico o meno, questo è il dubbio. Questo è quello che inquieta.

Quale potrebbe essere
secondo lei un’altra spiegazione plausibile?

Uno squilibrato cui abbia dato fastidio qualcosa, forse. La
scorsa domenica hanno trasmesso la mia messa su Radio Mariamagari tra quelle migliaia di persone che hanno ascoltato qualcuno
non ha gradito qualcosa che ho detto. Forse ho detto qualcosa di particolare.
Non lo so. Gli inquirenti stanno lavorando. 

Sul fatto, inoltre, non
si è pronunciato nessuno. Neanche la stampa ha ripreso la notizia.

E’ così. Si tengono sul chi va là. L’effetto del male è proprio questo: il dubbio. E’ questa la mentalità mafiosa: “Se lo merita. Chissà cosa avrà fatto. Chissà cosa ci sta sotto”. Da parte di tutti c’è l’invito alla prudenza, ma chissà cosa vuole dire.

Mi ripetono: “Stai attento a quello che dici!”

Ma è mio compito dire la verità. Non sono mica un politico, commento la parola e la applico alla realtà, a questa triste realtà che viviamo. 

Intervista di Marilena Natale a Don Egidio