Da Wikiipedia:
“In sociologia il termine generazione identifica un insieme di persone che è vissuta ed è stata esposta a degli eventi che l’ha caratterizzata. Raggruppa, cioè, tutti quegli individui segnati dagli stessi eventi. Gli eventi influiscono sulla generazione che li ha vissuti, determinandone dunque un mantenimento di caratteristiche proprie di quel momento storico, culturale e sociale”.
Le generazioni non esistono sistematicamente, vi sono periodi della storia in cui non si è verificato nessun evento caratterizzante. I giovani d’oggi ne sono un esempio. Alcuni sociologi hanno parlato di “generazione internet”, ma esso non può essere definito come evento caratterizzante poiché comprende un vasto insieme di persone che hanno cominciato a usufruire della rete (anziani, adulti, giovani e persino bambini).
Ecco giustappunto! Il genere umano è dotato di un codice genetico precostituito naturalmente, le generazioni no, queste si caratterizzano e si “autogovernano socialmente” attraverso i codici comportamentali che riescono ad elaborare in base agli eventi che attraversano nel corso della propria esistenza demografica.
Ora, cosa caratterizza l’ultima generazione rispetto alle precedenti?
La precarietà ; e questa si dovrebbe definire attraverso la sua impermanenza , l’assenza di certezze e stabilità , si potrebbe definirla la generazione degli equilibristi poiché in una situazione di instabilità per stare , per esistere bisogna pur trovare il modo , la via , i mezzi, gli strumenti , le idee per procedere. Ma , intanto, i protagonisti di questa generazione , più che protagonisti sembrerebbero essere antagonisti del loro futuro , guardano agli errori della generazione che li ha preceduti, e che per definizione, tanti ne ha commessi esattamente quanto tutte le altre, con ostinata recriminazione , inconsapevoli, forse , che al proprio vero benessere si arriva prendendo in mano il proprio destino , qualunque sia ed insieme dirigersi al traguardo, tenendo presente che per andare , per procedere, non occorrono strade levigate o scarpe comode, ma basta appena una porta aperta, una soglia da varcare.
E allora non precario, ma equilibrista è colui che si destreggia in situazioni difficili, colui che deve proceder a piccoli ed attenti scarti, che deve valutare attraverso l’immediata percezione del sé e delle condizioni ambientali, la migliore soluzione possibile alle esigenze della produzione di sé stesso.
L’equilibrista è in possesso di una corda tesa ed un’a sta di bilanciamento, è quello che la generazione precedente ha saputo dargli, gli strumenti per non cadere.
Trovarsi a parlare di generazioni passate, odierne, giovani , future, vecchie …, è come disegnare un paesaggio senza chiaroscuri, senza rilievi cromatici, senza motivazione.