Gilad Shalit verrà liberato in cambio di mille prigionieri palestinesi

di Emanuele Midolo

Verrà liberato forse la prossima settimana Gilad Shalit, il militare israeliano fatto prigioniero da Hamas nel 2006 e da allora detenuto in un luogo segreto nella Striscia di Gaza. L’accordo, raggiunto dopo un braccio di ferro durato anni, è stato presentato ieri dal Premier israeliano Benyamin Netanyahu al governo, convocato in seduta straordinaria.

Questa mattina l’approvazione, quasi all’unanimità, da parte del Consiglio dei ministri. 26 voti favorevoli, solo 3 contrari: quelli del falco di Israel Beiteinu, il Ministro degli Esteri Avigdor Lieberman, il Ministro delle Infrastrutture ed il Vice Primo Ministro. La mediazione sarebbe stata condotta dal governo egiziano, da sempre impegnato nelle trattative per la liberazione del soldato israeliano. Era stata sempre la diplomazia egiziana, dopo un complesso negoziato, a far consegnare nel 2007 un paio di occhiali da vista al ragazzo, su richiesta del padre, Noam Shalit.

Classe 1986, Shalit ha compiuto 25 anni lo scorso agosto, cinque dei quali passati nelle prigioni segrete di Hamas. Fu catturato il 25 giugno 2006, all’alba, durante un blitz compiuto dalle brigate Ezzedin al-Qassam, il braccio armato di Hamas. I guerriglieri palestinesi, dopo aver attraversato un tunnel lungo 300 metri nei pressi di Kerem Shalom, attaccavano un avamposto militare al confine sud della Striscia, assaltando con granate e lanciarazzi un Merkava Mark III, il temibile carro armato dell’esercito israeliano. Nell’azione rimasero uccisi due soldati israeliani e due guerriglieri palestinesi, mentre Shalit, ferito lievemente, veniva portato via dagli altri membri del commando.

Tre giorni dopo, il 28 giugno, un contingente di 30.000 soldati israeliani penetrava nella parte meridionale della Striscia di Gaza, violando il piano di ritiro unilaterale messo in atto da Ariel Sharon nel 2005, al fine di liberare Shalit. L’operazione, denominata “piogge estive”, consistette in numerosi bombardamenti compiuti dai caccia dell’aviazione israeliana ed indirizzati soprattutto a ponti, strade e centrali elettriche (il 65% della Striscia rimase senza energia elettrica per giorni), oltre al dispiegamento di mezzi corazzati e truppe di terra.

L’operazione “Piogge estive” provocò 277 vittime tra i miliziani di Hamas, 7 nell’esercito israeliano. Si contano invece 117 morti e più di mille feriti tra la popolazione civile palestinese. Nonostante l’immane dispiegamento di forze, i militari israeliani non trovarono nessuna traccia del soldato rapito.

Shalit appartiene all’IDF, le Forze di Difesa Israeliane, dove detiene il ruolo di sergente capo (“staff sergeant”). Si tratta dell’unico soldato israeliano catturato dalle brigate di resistenza palestinesi dal 1994, quando un altro sottoufficiale, il diciannovenne Nachshon Wachsman, fu sequestrato in circostanzi simili. Ma, detenuto solo 6 giorni, Wachsman rimase ucciso durante il blitz tentato dalle forze speciali per liberarlo.

”Ho sottoposto al governo un accordo che riporterà Ghilad Shalit sano e salvo a casa, dai suoi genitori, entro qualche giorno”, ha dichiarato ieri Netanyahu con un annuncio televisivo alla nazione. Da indiscrezioni egiziane sarebbe stato Abu Obeida Omran, il portavoce delle brigate Ezzedin al-Qassam, ad aver fissato la data per il rilascio: “pochi giorni, una settimana al massimo”.

Secondo quanto riportato dal leader di Hamas in Siria, Khaled Mesh’al, sarebbero 1027 i prigionieri palestinesi detenuti nelle carceri israeliane che verranno “scambiati” col tenente israeliano. Secondo fonti palestinesi, tra i prigionieri che verranno liberati ci sarebbe anche Marwan Hasib Ibrahim Barghouti, leader della prima e della seconda Intifada, arrestato nel 2002 e condannato a cinque ergastoli. Barghouti, capo dell’ala oltranzista di Fatah, fu il più acerrimo rivale di Abu Mazen per la guida del partito.

Lo stesso Mahmoud Abbas ha manifestato soddisfazione per il raggiungimento dell’accordo, che ha definito “un successo nazionale palestinese”. Il padre di Shalit, Noam, che ha fondato un associazione per il rilascio del figlio (“Gilad Libero”), aveva dichiarato recentemente che la liberazione di Gilad era una tappa fondamentale al fine di ottenere il riconoscimento dello Stato palestinese.

Si tratta, comunque la si veda, di una soluzione che giova ad entrambe le parti. Ma soprattutto alle madri dei detenuti, che potranno riabbracciare i loro figli. Dopo 1935 giorni di prigionia, Shalid potrà finalmente tornare a casa. Vivo, almeno lui. A differenza delle 117 vittime civili dell’operazione “piogge estive”.

Restiamo umani.