Che i nodi della Messinambiente, la partecipata per la raccolta dei rifiuti del Comune di Messina, dovessero venire al pettine era un dato certo. Come è certo che la spazzatura non raccolta per le strade, un trasporto della stessa in discarica sempre più oneroso e un servizio di spazzamento che funziona solo nelle poche vie principali o nei pressi di Piazza Duomo, faranno da contrappunto ad una rata, divisa tra TARI e TASI, che per il 2015/2016 prevede un aumento del 20% che supererà di gran lunga i 42 milioni della precedente annualità.
O questo o nuovi debiti fuori bilancio. Chi frequenta i “corridoi” del Palazzo Comunale da anni e conosce i lavoratori della “Messinambiente” ne è convinto e oltre ad indicare una responsabilità politica-manageriale, il duo rappresentato dell’ex Manager Ciacci e dell’Assessore Ialacqua, punta il dito sui lavoratori scansafatiche. I dati snocciolati sono impietosi. “Oltre il 30% del personale in servizio, pari a circa 580 unità, sarebbe in possesso di certificati e attestati di “inidoneità” alle mansioni e al lavoro che dottori di manica larga avrebbero rilasciato in questi anni. Poi ci sono quelli che con atteggiamenti da para mafiosetti si rifiutano di svolgere il servizio…”
“Ma il giro di vite è alle porte, continua la nostra fonte. Il nuovo commissario liquidatore, Giovanni Calabrò, pare abbia fatto la voce grossa con l’amministrazione Accorinti, convinto che l’incarico ricevuto fosse più che altro una polpetta avvelenata. Non ci sta a traghettare la Messinambiente alla “multiservizi”, fortemente voluta dal Direttore Generale Le Donne, in silenzio e da capo espiatore. Un servizio pubblico come la raccolta dei rifiuti, che non può essere interrotto per nessun motivo, ha bisogno che tutti i lavoratori facciano il loro dovere.
Per questo e per la prima volta nella storia della partecipata, il nuovo Commissario ha riunito tutti i dirigenti, i direttori e i caposervizio per affrontare la questione di petto e prendere provvedimenti immediati attraverso l’applicazione ferrea del contratto di lavoro. Scritto nero su bianco, in una relazione che presto sarà sul tavolo del Sindaco Accorinti, conclude la fonte, “i lavoratori che risulteranno inidonei alle mansioni per le quali erano stati assunti, saranno sottoposti ad ulteriore visita medica e salve le responsabilità personali che dovessero emergere, saranno de-mansionati in altri incarichi, Questo significa che essendo la Messinambiente in sovrannumero per le assunzioni “scellerate” fatte negli scorsi anni, questi lavoratori rischiano seriamente di essere licenziati senza appello”.
Anche sul fronte delle spese sempre più onerose del servizio, il nuovo Commissario Giovanni Calabrò ha avuto modo di fare una particolare esperienza. A dire della nostra fonte, il commissario un paio di giorni addietro ha organizzato una pulizia straordinaria ad “Orto-Liuzzo”, frazione vicina ai comuni di Villafranca, Spadafora e Rometta. Dalla mattina alle 2:00 di notte è stato sempre presente per dirigere i lavori. Il giorno dopo, le strade sporche e i cassonetti dei rifiuti più pieni di prima, confermavano al Commissario quella “diceria” per la quale gli abitanti dei Comuni vicini che non partecipano al porta a porta avrebbero preso l’abitudine di buttare i loro rifiuti nella vicina frazione del Comune di Messina. Una pratica del tutto legale che comunque comporta un aumento del tonnellaggio di rifiuti da smaltire e da trasportare in discarica, Si parla di circa 10 tonnellate di più al giorno, con costi economici interamente posti a carico delle tasche dei Messinesi,
Sul fronte politico le cose non sono meno tese e alla denuncia della Consigliera Antonella Russo, che in una conferenza stampa a Palazzo Zanca e con un comunicato che riportiamo integralmente in calce, denuncia il rischio della perdita di 4miloni di euro di finanziamenti regionali per la raccolta “porta a porta”, si unisce il coro dei consiglieri comunali che in commissione hanno battibeccato direttamente con l’Assessore Ialacqua.
E’ Franco Mondello dell’UDC a porre l’attenzione sui costi trasformati in debiti non saldati dalla partecipata, futuri e certi debiti fuori bilancio; seguendo in questa tesi lo stesso ex commissario Alessio Ciacci che in una sorta di relazione finale, che potremmo definire il testamento amministrativo della Messinambiente, aveva sancito come la società gestita non avrebbe mai potuto avere un bilancio in attivo ed elencava tutta una serie di fattori. Dal costo del personale al trasferimento in discarica, dai mezzi obsoleti alla mancata realizzazione del Biostabilizzatore di Pace.
La risposta dell’Assessore Ialacqua non si è fatta attendere e nel confermare che solo per la raccolta e lo spazzamento dei rifiuti, esclusi quindi tutti gli altri servizi, la spesa prevista per il 2015 è di 29milioni, attestava che i debiti complessivi della società ad oggi sono 60 milioni di euro. “Non mi interessa sapere chi li ha generati, continua l’Assessore con uno scontato e ovvio riferimento alle passate amministrazioni, e carte alla mano denuncia il “pensiero precostituito” di alcuni consiglieri comunali che pur sentendo parlare di un argomento preferiscono rispondere con un altro e diverso tema”. In altri termini, uno dice “A” e l’altro risponde “B”.
Anche i Consiglieri Giuseppe Santalco e Daniele Zuccarello sono intervenuti nella discussione. Il primo con la proposta di applicare alla Messinambiente la sanzione del 5 o 6%, e una contestuale riduzione del 20% sulla Tari del 2015, per il servizio non reso, come per esempio il mancato spazzamento nelle periferie della città, ma previsto in perizia e per questo comunque pagato. Ovviamente l’applicazione della sanzione sarebbe un risparmio per le tasche dei cittadini,
Il secondo, invece, ha messo l’accento sui costi del piano finanziario e su un presunto gioco delle tre carte per cui alcuni servizi spostati dalla voce TARI a quella della TASI non porterebbero a un risparmio, come vorrebbe fare intendere l’amministrazione Accorinti ma bensì ad un lievitare dei costi.
In questo caso la risposta dell’Assessore conferma la volontà dell’amministrazione Accorinti di non voler applicare alcuna sanzione alla Società per il servizio non reso. Ed, infatti, la sanzione comporterebbe delle scoperture di entrata tali da non consentire più il pagamento degli stipendi o la copetura della spesa per personale, una delle voci più rilevanti dei bilanci societari. Spesa che è stata “influenzata”, a detta dell’Assessore, da quella “dimenticanza” che ha fatto in modo che circa 100 unità di personale assunto a tempo determinato si sia visto trasformare il contratto a tempo indeterminato per il mancato rispetto dei termini di scadenza”. Ed è su questo terreno che si è arrivati al battibecco con il Consigliere Santi Daniele Zuccarello, per il quale sono proprio quelle 100 unità che oggi riescono a garantire quel minimo di servizio che ancora si vede in città.
PG