Glitter people go away

Il quadro è quello panarellese.  Sullo fondo: Stromboli e Basiluzzo. Le note sono silenziose, quelle tipiche di settembre, in cui la natura impera e lo sguardo è inebriato.  Lei è Noa, la cantante israeliana, famosa in tutto il mondo per le sue melodie armoniose e dolci allo stesso tempo: Beautiful that way, Eye in the sky sono le più conosciute insieme all’ultimo lavoro Noapolis che rivisita la tradizione della musica napoletana nel clima multiforme di più suoni.  Noi de il Carrettino delle idee, la abbiamo intervistata. Il suo sorriso prima delle sue parole ci accoglie. Stringe tra le mani un libro di William Dalrympele. La sua persona emana grazia, nel portamento, nel vestire, e in quei modi squisiti, quando si rivolge ai figli, ascoltando le loro richieste. 
 
Puoi raccontarci le tue impressioni sull’Italia e in particolare sulla Sicilia?
La mia relazione è iniziata a Catania, ventuno anni fa, con “Fiori d’Israele”. Un agente, o meglio un direttore artistico di Catania, ha letto la mia scheda artistica e mi ha invitato.  Il mio primo concerto è stato con “Donne del deserto”. Un festival fatto con altre donne, tutte provenienti da zone desertiche. La mia carriera inizia grazie ad un siciliano, Pompeo Penincasa. Certo, poi ho cantato per il Papa l’Ave Maria, e ho collaborato con Roberto Benigni, e ho fatto Sanremo ma prima di ciò ho fatto cento concerti. Sono debitrice alla Sicilia.
È più di una relazione, è una storia d’amore. Non è insomma un rapporto puramente professionale. È qualcosa di magico. L’omaggio di Noapolis è un modo di dire grazie al sud Italia. Io ho ricevuto tanto amore continuo a riceverne.  Quando ho ascoltato le canzoni napoletane, ho rivisto le cose, la realtà attraverso gli occhi di chi le ha vissute. È una prospettiva differente, che mi arricchisce. Credo che Napoli e la Sicilia siano molto simili. Le storie, i costumi, il calore umano sono gli stessi. Le persone hanno lo stesso spirito. 
 
E Panarea? 
Io amo Panarea per molte ragioni. La prima volta sono venuta quattro anni fa, sempre ospite al Raya. Ricordo ancora quando il mio agente Pompeo, mi ha chiamato e mi disse: ” Abbiamo un concerto molto particolare. In un’isola piccola che dobbiamo raggiungere con l’elicottero”. Io gli risposi subito: “ Va bene, partiamo”.  Appena arrivata, mi sono innamorata. L’amore del resto non è razionale. Ti confesso che ogni volta ritorno sempre nello stesso posto, nella stessa stanza in compagnia del silenzio. Senza Tv, internet. Sola con questa bellezza disarmante della natura. Sono riconoscente a Myriam Beltrami. Tra me e lei c’è un rapporto speciale. Io la adoro. Ha una forza, energia che non finisce mai. Il suo gusto raffinato permea ogni angolo dell’albergo.  Direi che consiglio questo posto a chi cerca pace interiore. 
 
Ma tu sembri una persona molto umile che evita i riflettori, mi sbaglio
I miei genitori mi hanno educato bene. Mi hanno insegnato i veri valori e non la religione. 
Valori e non religione in che senso?
Io sono una musicista. Io nutro un amore profondo per la musica e non per la celebrità. Io so che per la gente è importante il successo. Io prego nella cattedrale della musica prima di ogni concerto. Io non prego l’ego. Molte persone sono attaccate al proprio egocentrismo. Infatti, io amo venire sull’isola a settembre. Proprio perché “Glitter people go away”. 
 
Le persone snob?
No glitter peple, quelle che amano l’apparire. 
 
Puoi anticiparci i progetti futuri? 
Chiusa l’esperienza di Noapolis che mi ha trasmesso tanto. Ho nuove idee. Io non sono una persona che canta le canzoni degli altri. La canzone napoletana ha rappresentato un situazione unica con Napoli. Adesso voglio scrivere qualcosa di più ritmico. Io adoro le percussioni.  Questa iniziativa coinvolgerà anche la rete. Insomma, work in progress. 
Sei molto impegnata sul fronte del pacifismo. Come può la musica rappresentare uno strumento utile per il raggiungimento della pace?
La musica non può portare la pace, ma può aiutare ad aprire il cuore della gente. Predisponendoli a guardare le cose con compassione, rispettando il prossimo. Nel mondo della musica non ci sono differenza di razza, sesso, religione. È una piattaforma magnifica per il dialogo. Senza la cooperazione però non si può avere la pace. I politici, i cooperanti, e ogni cittadino devono assumersi le proprie responsabilità. La musica però può aiutare questo processo difficile.
Ogni membro della società deve prendere parte a questo viaggio e non solo, dove ci sono le guerre. Ogni paese ha i suoi problemi e i suoi conflitti. Quello che manca di più è lo spirito di generosità.
Si conclude l’intervista a Noa, con un abbraccio forte, che ha il sapore della fratellanza.