Di Israele e Palestina non si smette mai di scrivere. Non si smette mai di parlare, di straparlare ed ovviamente di mentire. Chiunque saprebbe dire due tre parole sulla Palestina, su Israele, su Gaza, ma certamente c’è chi è più titolato a farlo, chi conosce i luoghi, la vita, le condizioni di una delle terre più martoriate al mondo, quella che nuovi studi storici ci riportano come la terra dei Cananei – quelli che i Greci chiamarono Fenici – , che accolsero fra loro l’esigua minoranza israelitica e la emanciparono dal nomadismo e da un’agricoltura di sussistenza, che offrirono loro la propria lingua – proprio quella lingua di Canaan di cui parla la Torah – ed inglobarono il popolo ebraico nella loro cultura e nelle loro istituzioni. La Palestina è da sempre una terra di guerre ed accordi, di omicidi, massacri, violenza, di minacce, boicottaggi, di preghiera, di offese e dichiarazioni. Di dichiarazioni, soprattutto.
Dalle parole del Deuteronomio, V libro della Torah ebraica, cha raccontano dell’intento colonizzatore ebraico su quelle terre: «Quando il Signore, Iddio tuo, ti avrà fatto entrare nella terra alla quale sei diretto per prenderne possesso, e ne avrà cacciate d’innanzi a te molte nazioni [7:1] e quando il Signore, Iddio tuo, te le avrà date in potere e tu le avrai sconfitte, dannale allo sterminio, non venire a patti con loro e non conceder loro grazia [7:2] ma trattali così: demolite i loro altari, spezzate i loro cippi, abbattete le loro Asceroth, date alle fiamme i loro idoli [7:5] distruggete tutti i luoghi, nei quali quelle nazioni a cui voi ne toglierete il possesso, hanno servito ai loro dei, sopra i monti e sopra i colli o sotto ogni albero frondoso [12:2] abbattete i loro altari, spezzate le loro statue, incendiate i loro boschi, fate a pezzi i simulacri dei loro dei, cancellate il loro nome da quel luogo [12:3]» …solo questo, per risparmiare al lettore le scene più cruente dell’opera di conquista sionista mai realizzata – almeno prima del 1917!
Passando per Arthur Balfour: «Il governo di Sua Maestà vede con favore la costituzione in Palestina di un focolare nazionale per il popolo ebraico, e si adoprerà per facilitare il raggiungimento di questo scopo, essendo chiaro che nulla deve essere fatto che pregiudichi i diritti civili e religiosi delle comunità non ebraiche della Palestina, né i diritti e lo status politico degli ebrei nelle altre nazioni» …che pur non menzionando i diritti politici delle popolazioni autoctone, non mi pare preventivasse espropri, pogrom, muri, missili, embarghi e violenze di ogni genere.
Fino ai massimi esponenti della democrazia compiuta israeliana, fra i quali Avigdor Lieberman, ex buttafuori moldavo ed attuale ministro degli Esteri israeliano: «Il popolo di Israele non sarà sicuro finché Hamas governa la Striscia di Gaza. Dobbiamo fare esattamente ciò che fecero gli Stati Uniti d’America con il Giappone durante la Seconda guerra mondiale, così non ci sarà bisogno di occupare Gaza» …evidentemente le paure del nazionalista israeliano sono di essere anticipato dal collega di follia Mahmud Ahmadinejad.
L’ultima perla, a quasi sette mesi dalla morte di Vittorio Arrigoni, uomo di pace in guerra, uomo di diritti in assenza di essi, appartiene a Fiamma Nirenstein, deputata – chissà per quanto ancora – del Pdl, editorialista ed inviata in Medio Oriente per Il Giornale fino alla sua elezione, direttore dell’Istituto di Cultura italiana a Tel Aviv fra il ’92 ed il ’93, ed autrice di numerosi libri, fra i quali l’ultimo “Israele siamo noi” del 2007, giornalista di fama internazionale, ed autrice di un ultimo commovente articolo su Il Giornale, intitolato «Quanti arabi salvati grazie a medici israeliani», nel quale, dopo un breve racconto del quale è decisamente difficile capire il senso, esplicita il suo pensiero: «…i prodigiosi interventi della medicina israeliana contano una grande quantità di happy end nel mondo arabo. Solo un paio di esempi: durante l’Intifada, quando Hamas uccideva civili israeliani a migliaia, la bambina di tre anni del ministro degli interni di Hamas Elham Fathi Hammad aveva subito a Amman un’operazione al cuore fallita: fu portata all’ospedale Barzilazi ad Ashkelon in gravi condizioni ma i dottori riuscirono a salvarla. Migliaia di arabi sono stati salvati da Israele: si fosse mai sentito un “grazie”. Ora magari, però, Ahmadinejad manda un mazzo a di fiori…». Migliaia di arabi sono stati salvati da Israele. Migliaia di arabi sono stati salvati da Israele. Migliaia di arabi sono stati slavati da Israele. Non sono parole a cui ci si abitua facilmente, ma sono parole che pesano quanto i missili israeliani sulla scuola dell’UNRWA a Jabaliya, colpita il 6 gennaio 2009 dalla furia ceca sionista: 50 morti, nessuno di loro è nemmeno partito per un ospedale, Israele, a malincuore, non ha potuto “salvarli”.
Oltre le dichiarazioni, però, c’è la verità, che non è una verità di pace, perché non c’è nessuna in guerra in corso, solo una realtà di soverchiati e soverchianti, di vittime e carnefici. Una realtà in cui, intanto…
Intanto, secondo un rapporto Onu elaborato in questi primi giorni di novembre e compilato da 80 associazioni «250mila palestinesi sono esposti alla violenza dei coloni di Israele[…] La media settimanale degli attacchi di coloni israeliani contro cittadini e proprietà palestinesi è salita del 40% nel 2011 rispetto all’anno precedente. Dal 2009 è aumentata del 165% […] Il governo di Israele incita questo stato di violenza sul campo […] Oltre il 90% delle denunce presentate dai palestinesi lesi sono cadute in prescrizione, o comunque non si sono mai concluse con accusa e punizione», e l’Ocha – Ufficio delle Nazioni Unite per gli Affari Umanitari – ha sostenuto in questi giorni che «la violenza da intendersi nei dati è quella prodotta da un’esistenza condotta interamente sotto occupazione militare. Vanno intesi altresì gli attacchi materiali, le istigazioni e le confische delle proprietà con la loro devastazione. I divieti di accesso ai propri terreni e quelli alla libertà di pascolare. Anche il bestiame è oggetto di aggressione dei coloni israeliani».
Intanto, due giorni fa, la Marina israeliana ha bombardato i pescherecci palestinesi sulla riva di Gaza, in violazione del diritto marittimo internazionale, distruggendone alcuni – fortunatamente senza provocare feriti – e costringendo i pescatori a fuggire dalla zona, mentre negli ultimi giorni diversi pescatori palestinesi sono stati rapiti dall’esercito israeliano e non se ne ha più alcuna notizia.
Intanto, l’ingresso palestinese nell’Unesco provoca la cessazione di finanziamenti israeliani e statunitensi all’organizzazione, e la ritorsione israeliana si estrinseca nella costruzione di nuovi 2mila alloggi in Cisgiordania e Gerusalemme Est, insediamento che Catherine Ashton, Alto rappresentante per gli Affari Esteri e la Politica di Sicurezza dell’Ue ha definito «illegali» e lesivi del processo di pace.
Tornando un po’ indietro mi vengono in mente un po’ tutti i grandi e piccoli soprusi di cui abbia una pallida conoscenza perpetrati dagli israeliani nei confronti dei palestinesi, le violenze gratuite sui civili, le umiliazioni, l’occupazione illegittima della terra, le leggi liberticide, gli assedi, i muri, le devastazioni. E un dato che ho sempre fisso in testa, quello che riguarda i morti di entrambe le parti dall’inizio dell’operazione israelo-statunitense Piombo fuso – dal 27 dicembre 2008 – e che vi riporto nell’immagine.
Grazie Israele.