“Dopo l’arresto di Tindaro Calabrese i soldi li prendevo io”. A parlare è Salvatore Campisi, il boss ragazzino, che ha deciso di collaborare con la giustizia.
E oggi in un aula a Palazzo di Giustizia ha restituito l’immagine della mafia del longano, che ha minacciato l’imprenditoria locale, seminato terrore e dettato la propria supremazia.
Campisi ha deciso di dare un taglio netto alla vita mafiosa: “La mia collaborazione è iniziata il 18 luglio 2012. Ho capito che questa vita non porta niente di buono. Ho perso le cose più importanti mia moglie e mio figlio. Dimostrerò a mio figlio di essere un buon padre. Porterò questa mia testimonianza avanti fino a quando potrò portarla avanti. . Voglio fare un appello. Non entrate in questo giro . Ormai la mia vita è distrutta ma i giovani possono uscire da queste famiglie”. Il pentito Salvatore Campisi è finito in manette nell’ambito dell’operazione “Mustra” che ha fatto emergere l’escalation di una nuova mafia, che ha approfittato delle battute d’arresto che i “vecchi” capi mafiosi hanno subito dopo le importanti operazioni antimafia “Gotha e Pozzo”. E oggi ha segnato la geografia e le ingerenze di quella vecchia mafia che lui stesso avrebbe soppiantato. “Di quella vecchia guardia facevano parte uomini come Carmelo Bisognano appartenente ai ricchi mafiosi, presente anche lui in aula e che con la sua collaborazione ha permesso di inaugurare una serie di arresti eccellenti nel territorio barcellonese.
“Bisognano. apparteneva ai vecchi mafiosi. Era ottimo amico di mio padre. Era una persona di primo livello della sua zona. Credo che poi sia stato abbandonato”. E anche il padre di Salvatore, Agostino, aveva un forte peso all’interno dell’organizzazione prima che fosse arrestato e gli venisse a mancare il sussidio in cella “Nel 2006 le estorsioni le avevano decise i tortoriciani. Hanno chiamato mio padre perché la ditta era di Terme vigliatore. Lui si relazionava con Tindaro Calabrese e non so se avesse rapporti con Carmelo Trifirò. Prima che Tindaro Calabrese fosse arrestato se ne occupava lui di mio padre”
E in aula c’era anche lui, il padre di Salvatore, Agostino, che ha ascoltato tutta la deposizione del figlio, mentre lo tirava continuamente in causa, raccontando il peso che ha avuto all’interno dell’organizzazione criminale. Un’organizzazione che manteneva stretti legami con Palermo, come quando durante un summit, ha deciso insieme ai Lo Piccolo gli equilibri delle famiglie: Salvatore Campisi ricorda che suo padre visitò i Lo Piccolo di Palermo. e lì fu designato che Tindaro Calabrese come nuovo responsabile. La famiglia Lo Piccolo era una famiglia di spicco all’interno di Cosa Nostra, tanto da essere definiti, “i re del Pizzo”, e il reggente della famiglia, Salvatore, dopo che la primula di Corleone Bernardo Provenzano fu arrestato nel 2006 prese le redini dell’organizzazione criminale.
Nella zona i proventi delle estorsioni erano fruttuosi. Il collaboratore ricorda come un imprenditore doveva pagare 1000 euro per ogni festa, ma i soldi derivavano anche dagli appalti. Le rivelazioni, però hanno tirato in causa anche la politica locale, e sempre secondo le dichiarazioni rese dal collaboratore di giustizia, suo padre, Agostino, avrebbe ricevuto 5000 euro per favorire l’imprenditore Rosario Presti, o meglio la sorella, per la campagna politica. La somma però sarebbe stata spartita con gli altri affiliati.
Le elezioni sarebbero state quelle del comune di Terme Vigliatore e la candidata sponsorizzata dai boss non fu eletta per pochi voti.