Francesca Duca
I lavoratori delle cooperative dei Servizi Sociali durante una protesta
Nella vita hanno scelto di aiutare i più deboli, i più fragili, i più soli. Anziani, giovani in difficoltà, disabili. Ma a loro chi li aiuta?
Le vicende legate alle cooperative sociali sono cosa ormai nota, non solo per la visibilità che hanno avuto le numerose iniziative organizzate dai sindacati e dai lavoratori stessi, ma anche per la sfiancante durata che stanno avendo le proteste a Palazzo Zanca negli ultimi mesi.
A Messina ci sono 800 persone che con il loro lavoro ricoprono tutta una serie di servizi sociali : quello igienico-personale nelle scuole, il trasporto ai centri riabilitativi, l’assistenza domiciliare agli anziani ed ai disabili, i centri di aggregazione giovanile, le comunità di alloggio per disabili psichici. A questi si aggiungono tre asili nido e le strutture del Don Orione e di Casa Serena.
Proprio Casa Serena è stata ieri oggetto di proteste da parte dei sindacati a seguito della decisione del commissario straordinario del Comune di Luigi Croce di chiuderla. Soluzione inaccettabile e contestata da molti, PD in testa, perché comporterebbe non solo il trasferimento degli anziani che là vivono da anni, ma anche il licenziamento di 100 lavoratori.
“Siamo veramente terrorizzati- lamenta Tiziana A. Dalle dichiarazioni di Croce si capisce che faranno i tagli sulle cooperative sociali perché, secondo me, considerano intoccabili le partecipate. Io lavoro a Nuova Presenza e mi occupo dell’assistenza domiciliare anziani”.
I lavoratori di Nuova Presenza sono gli unici a non aver ricevuto la liquidazione di almeno una mensilità delle diverse arretrate che, invece, hanno avuto le altre coop. “Trovo che sia stata un’ingiustizia -prosegue Tiziana A. Le fatture dovevano essere equiparate. Io avanzo quasi 5 mesi, ho ricevuto l’ultimo stipendio il 4 settembre. Per non parlare del fatto che anche gli anziani sono preoccupati. Nella maggior parte dei casi sono soli, vivono con la pensione minima e contano molto su questo servizio, non foss’altro perché hanno qualcuno con cui parlare”.
Una protesta storica: quella delle lavoratrici della cooperativa Futura
“Abbiamo ricevuto la mensilità di giugno il 12 novembre -ci racconta una dipendente di Faro 85. Il prossimo stipendio ci verrà pagato forse a febbraio. Come possiamo andare avanti così? Abbiamo figli, mutui da pagare. Io metto 20 euro di benzina nella macchina ogni tre giorni per andare a lavoro. Dicono che nelle casse comunali ci sono 24o milioni di euro di debito, ma chi li ha maturati? Il nostro sindaco Buzzanca ovviamente, che non si è mai occupato di servizi sociali. Hanno fatto contratti “a comodo”, in base ai loro interessi elettorali e adesso ci fanno arrivare la lettera di licenziamento”.
Situazioni di grande disagio anche per Tania C., 60 anni e un figlio disoccupato a carico: “ Sono rovinata. Non posso pagare niente: mutuo, gas, luce. Non ho più neanche il telefono di casa e non ho i soldi per una ricarica del cellulare. Ho debiti con la farmacia, con la macelleria. Mi conoscono, mi stimano e sanno in che situazione mi trovo, ma fino a quando mi faranno credito? Sono disperata perché non è stata pagata la cessione del quinto dello stipendio da due anni e sono stata informata che devo restituire tutto io con la mora, nonostante abbiamo trattenuto i soldi dalla busta paga”.
Non sono poche le situazioni disperate che sfociano in rabbia contro tutto il sistema delle cooperative sociali messinesi. Come denuncia Santi B. “Per me tutto il sistema delle cooperative è una vera e propria associazione a delinquere. Ognuna di esse ha il proprio politico di riferimento e in questi anni sono girati i milioni attorno ai consigli di amministrazione. Tre anni fa sono stato licenziato perché non mi andavano bene alcune cose, ho vinto la causa e non ho avuto indietro neanche i miei soldi. Ho chiesto personalmente di anticiparmi il TFR perché il contratto nazionale lo consente. Mia moglie ha la leucemia e non abbiamo neanche i soldi per fare i controlli a Roma. Il contratto nazionale prevede che io possa chiedere la liquidazione del TFR e non mi può essere negato quando si tratta di un problema di salute. Eppure mi è stato risposto che non mi può essere dato prima di gennaio.
Peccato che dopo gennaio non si farà neanche l’appalto”.
Anche la moglie di Santi B. lavora in una cooperativa, Ciò significa che entrambi non hanno ricevuto lo stipendio da quasi 5 mesi, come tutti gli altri colleghi. Hanno due figli e devono farsi aiutare dai parenti per andare avanti. “Non si può dire che sia un problema nuovo- conclude. Sono almeno tre-quattro anni che Flavia Ioppolo (il rappresentante legale della cooperativa Nuova Presenza) dice che non ci sono soldi. Non vogliono uscire mai i loro soldi, ma il vero rischio d’impresa è mettere mani alle proprie tasche. Questo servizio può funzionare solo se si stabilizzano tutti i lavoratori, come è stato fatto in altri comuni d’Italia”.