I rapporto della Chiesa cattolica con la verità

Il confessionale delle menzogne

«Come puoi dire al tuo fratello: Permetti che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio, e tu non vedi la trave che è nel tuo? Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio e allora potrai vederci bene nel togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello» Luca(6,42)

Celibato e pedofilia, pedofilia e omosessualità, psichiatri e psicologi, gay di centrodestra, preti di centrosinistra, sacre sindoni, guerre sante, amalgami inaccettabili, scienza, etica, croci e pistole. Chissà che ne penserebbe Gesù di Nazareth, chissà cosa ne pensa guardando qua sotto. Lui, che a nominarlo invano si incorre nell’inferno, che a considerarlo uomo si rischia la condanna eterna. Uno e trino. Professare la sua legge nell’ipocrisia non reca danno all’anima immortale, non la turba difendere i delitti, le guerre, le indulgenze. Lui, Gesù Cristo il Rinnegato. Rivoluzionario, pacifista, povero, servo, iconoclasta, nero. E loro?

Monsignor Bertone avrebbe di certo potuto evitare le alquanto disdicevoli dichiarazioni cilene. Che «alcuni psicologi abbiano rilevato una relazione fra la pedofilia e l’omosessualità» appare molto poco credibile (in particolare dopo le stesse smentite dell’Associazione Psicologi e Psichiatri Cattolici), ma questo non fa scandalo. Risalgono a poco tempo fa le dichiarazioni di Papa Benedetto XVI, secondo il quale “i preservativi aumentano il problema dell’AIDS anziché risolverlo”- più o meno come quando Berlusconi afferma di voler sconfiggere il cancro azzerando la spesa per la ricerca scientifica -. Dichiarazioni perfettamente in linea con quelle del vescovo Richard Williamson, profondamente convinto che “le camere a gas non siano mai esistite”, e perciò prontamente reintegrato, nel marzo del 2009, in seno alla Santa Chiesa, da una scomunica risalente al 1988. Tuttavia, il vero scandalo delle asserzioni del cardinale è rappresentato da uno scellerato tentativo di difesa di chi appare indubbiamente, aldilà di ogni fede religiosa, indifendibile. Dichiarazioni evidentemente  inopportune. A maggior ragione considerando le acque abbastanza tempestose su cui naviga attualmente la sacra arca dello Stato Vaticano, colpita duramente dalle ondate tedesche a poppa, e da quelle potentine a prua. E se sul Caso Claps ancora molti dubbi permangono, non di ipotesi ma di realtà conosciute è necessario parlare riguardo al primo punto.

Che la pedofilia all’interno della Chiesa Cattolica sia un fenomeno rilevante, confermato da numerosi casi in ogni continente terrestre, rappresenta oramai un fatto conclamato. Si potrebbe ora discutere le cause, quali il celibato, o l’omosessualità – secondo il parere del Bertone -, oppure le percentuali, che effettivamente si aggirano sul 5% di casi, rispetto al numero totale dei sacerdoti cattolici. Ma l’importanza e l’imponenza del problema sta, a mio avviso, da un’altra parte. Infatti, ciò che rende diverso il caso della Chiesa cattolica dal resto dei casi di pedofilia mondiale è il rapporto con le autorità e le gerarchie. Lo scandalo non è la violenza, è il velo che la nasconde. Il velo opaco che copre la vergogna con la menzogna.

Era il 2006 quando la BBC mandava in onda il documentario Sex Crimes and The Vatican, trasmesso in Italia solo nel maggio del 2007 da Annozero, con il solito contorno di polemiche e il tentativo prepotente di mettere a tacere la questione. Il documentario (visibile interamente su youtube) si concentra sull’analisi di un documento emanato dalla Santa Sede nell’anno del Signore 1962, sotto il pontificato di Giovanni XXIII. Il documento, che prende il nome di Crimen sollicitationis, affronta il già allora spinoso tema della violenza dei chierici sui fedeli, in modalità a dir poco (sperando di non offendere alcun uomo da altare) massonica. Il punto 11 recita infatti:

« Nello svolgere questi processi (si intende ovviamente i processi canonici) si deve avere maggior cura e attenzione che si svolgano con la massima riservatezza e, una volta giunti a sentenza e poste in esecuzione le decisioni del tribunale, su di essi si mantenga perpetuo riserbo. Perciò tutti coloro che a vario titolo entrano a far parte del tribunale (ecclesiastico) o che per il compito che svolgono siano ammessi a venire a conoscenza dei fatti sono strettamente tenuti al più stretto segreto su ogni cosa appresa e con chiunque, pena la scomunica latae sententiae, per il fatto stesso di aver violato il segreto»

Tale punto del documento mostra chiaramente un intento a sotterrare le gravi vicende avvenute; oltre che mantenendo l’“inconfessabile segreto” all’interno degli ordini clericali, di fatto impedendo – attraverso un vero e proprio ricatto “divino” – la denuncia dei fedeli alle autorità costituite al di fuori delle istituzioni cattoliche, ovvero quelle che dovrebbero garantire la protezione delle vittime e la condanna dei colpevoli. Ma era il ’62, altri tempi. Infatti, nel 2001, viene emanata dal “nuovo” Sant’Uffizio (ormai Congregazione per la Dottrina della Fede) una lettera, la De delictis gravioribus,a firma di Joseph Ratzinger, la quale riprendeva e definiva il testo del Crimen Sollicitationis. La lettera, più volte chiamata in causa nel corso di alcuni processi per molestie sessuali perpetrate da alcuni sacerdoti negli Stati Uniti, consentì alla Corte distrettuale della contea di Harris (Texas) di indagare l’allora cardinale Joseph Ratzinger per «ostruzione alla giustizia», a causa delle disposizioni contenute nel documento a sua firma. Tuttavia, nel settembre del 2005, il Dipartimento di Stato statunitense fu costretto ad accogliere la richiesta di concessione all’imputato dell’immunità diplomatica, in quanto nuovo capo in carica di uno Stato sovrano.

Se l’intento della Chiesa appare quello di giudicare dall’interno i crimini dei propri sacerdoti, si potrebbe ipotizzare che la condanna e la conseguente pena – rubata ai tribunali laici – si eserciti con estremo rigore in quelli canonici. E nuova smentita. Inizio 2010, e il New York Times rende pubblica la corrispondenza, risalente alla fine degli anni ’90, tra il Vaticano – sotto la firma di Tarcisio Bertone appunto – e la Diocesi di Milwaukee (Wisconsin, U.S.A.) riguardo agli atti di pedofilia compiuti da un sacerdote locale nell’istituto per sordi di St. John di Milwaukee dal 1950 al 1974 nei confronti di 200 minori; sacerdote al quale, nonostante le numerose confessioni di abusi non fu mai tolto l’abito.

La Terra gira intorno al Sole, non c’è niente da fare. E un giorno di questi magari qualcuno riuscirà anche ad accettare che forse Dio non sta in una tunica o in un calice d’oro,  ma che sicuramente – penso Bertone sia d’accordo con me – non sta nelle bocche di chi mente. E intanto, chi nella vita perde ogni giorno per colpa degli uomini, chi non ha un tozzo di pane, chi sta morendo, e chi è stato allontanato dalla vita da chi gli ha tolto la gioventù, aspetta. Spera e aspetta una giustizia divina.