Non è la prima volta che accade. In Campania sono tantissime le processioni religiose ‘patrocinate’ dalla camorra che utilizza proprio il fattore religioso a rimarcare il potere del clan sul territorio.
Tutti ne sembrano consapevoli, padrini e ‘guaglioni’ ostentano la loro devozione, che in realtà più che fede è superstizione. Il consenso si crea anche nella gestione diretta dei festeggiamenti del santo da parte dei camorristi e perché no, anche lucrandoci nell’ appropriarsi del rituale e utilizzando il fercolo come oggetto da ostentare per una devozione che diventa devozione deviata di tutta la comunità.
Questa è la ‘cultura-ambiente’ che l’antropologia ascrive a rituali che non tengono conto del limite morale del sacro e dove capita invece che i cosiddetti padrini vengano accolti dalla folla festante, che dal palco delle feste ricevano messaggi indiretti da recapitare ai boss in carcere e via discorrendo.
Parete, piccolo comune nel casertano, terra di Gomorra. Raffaele Vitale, 31 anni, sindaco del piccolo comune dell’agro aversano non ci sta. Vitale riesce a sfilarsi la fascia tricolore, quando la processione in onore della protettrice del paese, Maria Santissima della Rotonda, tenutasi Domenica in Albis, stava svoltando in una stradina, fermandosi davanti all’abitazione di un ammalato, parente del boss locale Bidognetti.
“Il mio gesto – racconta – era doveroso per dare un messaggio chiaro alla comunità. Ho voluto dire che qui ci sono istituzioni che lottano per smantellare questo substrato culturale che vede ancora un fascino nella camorra. Nulla contro la carità cristiana, ma «no» a messaggi che possono essere letti come sudditanza”. Abbandonando la processione, il giovane sindaco si è attirato anche la diffidenza del parroco. Vitale, proprio per smorzare i toni, ammette come si sia trattato di un “atto di leggerezza da parte del parroco. Non vedo nel gesto nessuna cattiveria” aggiunge.
Ciò che non va al giovane primo cittadino è la complicità del parroco per una festa dai richiami comunitari forti.“La processione di Maria Santissima della Rotonda – spiega Vitale – è un importantissimo evento per tutta Parete. Oltre ad essere legata alla tradizione è anche un momento in cui tutta la comunità sta insieme, in cui ci si rivede, per quella occasione tornano anche i paretani che per lavoro stanno fuori tutto l’anno. È un momento molto importante: l’intera comunità si riabbraccia. Come funziona in tutto il mondo è l’autorità religiosa che guida la processione quindi il parroco, al corteo erano presenti anche le altre autorità cittadine: il sindaco e il comandante della stazione dei Carabinieri con i militari in alta uniforme”.
Racconta ancora Vitale:“Eravamo arrivati all’altezza del “quadrivio” (incrocio/cerniera che collega Parete con l’agro aversano ed il litorale n.d.a.) la processione si ferma ed il parroco porta il quadro della Madonna sotto la casa del consuocero di Bidognetti. Sono assalito dallo sconforto e da un senso di sdegno, a quel punto tolgo la fascia e vado via e con me il comandante dei Carabinieri che ritira anche il drappello di militari in alta uniforme”. “Al di là di ogni dietrologia e finti moralismi – puntualizza il primo cittadino – penso che il nostro comportamento sia stato un atto dovuto in quanto autorità civili e militari. Non è stato né un atto plateale, né un colpo di teatro e nemmeno un gesto coraggioso. Nei confronti di tutto l’accaduto non potevamo permetterci nessuna ambiguità, nessun messaggio poco chiaro”.
A schierarsi dalla parte del giovane sindaco i coordinatori di Libera e Comitato don Peppe Diana, i dirigenti del Pd paretano, di cui il sindaco è iscritto, e del circolo Sel, che nell’immediato hanno fatto sentire la loro vicinanza all’amministratore. Anche il prefetto di Caserta, Carmela Pagano, ha telefonato l’indomani dell’accaduto facendo sentire il proprio sostegno alla comunità e promettendo al sindaco di organizzare a breve qualche iniziativa nel comune dell’agro per far sentire la vicinanza dello Stato. Ma non è mancato il dissenso. “Il mio rammarico più grande – racconta Raffaele – è stato ascoltare un consigliere di opposizione che ha detto che il mio è stato un gesto plateale e da finto perbenista e non nego che qualche messaggio nella posta privata l’ho avuto: in uno mi veniva chiesto di dimettermi perché io non rappresentavo tutti i cittadini di Parete, che dovevo vergognarmi e con le dimissioni salvavo “almeno” la faccia”.
In precedenza analogo episodio era avvenuto a Castellamare di Stabia, dove l’allora primo cittadino Luigi Bobbio si ribellò all’inchino della statua del santo patrono San Catello sotto il “noto balcone”, quello del boss Renato Raffone. Dalla parte del sindaco però c’era anche il nuovo vescovo, senza il quale nessuno sarebbe riuscito a dissuadere i portatori dal gesto.
Alessandra Dino insegna Sociologia giuridica, della devianza e del mutamento sociale presso l’Università degli Studi di Palermo. Studiosa dei fenomeni criminali di tipo mafioso, in questi anni ha dedicato particolare attenzione all’osservazione delle trasformazioni dei ruoli e delle pratiche sociali e all’analisi dei processi simbolici e comunicativi all’interno di Cosa Nostra. E’ suo il saggio “La mafia devota”, uno dei testi più significativi redatti sulla questione mafiosa estendendolo ad altre associazioni criminali come la ‘camorra’, ‘ndrangheta, sacra corona unita. “I sacrilegi mafiosi”- nel contributo proposto dalla Dino – hanno visto protagonisti preti coraggiosi che, alla cultura omertosa anche insiti nei riti della pietà popolare, si sono opposti con il sacrificio della propria vita. L’assassinio per mano mafiosa di padre Pino Puglisi giunge, infatti, al termine di un lento e difficile processo di maturazione che ha portato le gerarchie ecclesiastiche a una più critica sensibilità verso le ragioni della legalità. Cosa dire dei parroci che ancora oggi preferiscono l’“ambiente-cultura”, dominante in tante zone del Meridione?