I tagli operati dal governo nella scuola, nel sud dell’Italia e in particolare in Sicilia, si sono tradotti in numeri catastrofici!! Solo nella provincia di Messina, ai circa 1000 posti sottratti lo scorso anno, per il 2010/2011 se ne aggiungeranno altri 700 di cui 415 già quantificati per il personale docente (172 alla primaria, 62 alla secondaria di I grado e 181 alla secondaria di II grado) e circa 300, ancora non definiti, per il personale ATA. A tal proposito, le segreterie provinciali delle OO. SS. di Messina, giorno 19 maggio 2010 hanno indetto una assemblea sindacale territoriale, presso l’ITI Verona Trento di Messina, rivolta al personale dirigente, docente e A.T.A. con il seguente ordine del giorno: Tagli alla scuola a.s. 2010/11. Quest’iincontro, oltre a dare informazioni, è stato finalizzato a sensibilizzare il mondo della scuola e l’opinione pubblica in merito al più imponente licenziamento di massa della storia della Repubblica. In una situazione di crisi globale che colpisce pesantemente le famiglie dei lavoratori dipendenti,con fenomeni di moltiplicatore negativo determinati dal calo dei consumi e dalle aspettative negative su investimenti e propensione al risparmio, la manovra sulla scuola getta solo benzina sul fuoco. Non si tratta qui, di ridurre le aspettative di lavoro dei giovani laureati che potrebbero vedere nella scuola una opportunità tra le altre per trovare occupazione. Il precariato che verrà colpito è quello storico, formato da docenti abilitati e pluriabilitati che hanno trenta-quarant’anni con famiglia e figli a carico. Ma esistono anche le migliaia di docenti che hanno lavorato per anni senza alcuna abilitazione non per demerito loro, ma per l’incapacità da parte del MIUR e delle Università di costruire adeguati canali di formazione per l’insegnamento.
E’ paradossale che di fronte a questo licenziamento di massa i media e la pubblica opinione tacciano. E’ ancora più paradossale che i politici tacciano,visto che la riduzione dell’occupazione prevista nella scuola è superiore a tutti gli occupati in Italia del settore Fiat-Auto. Questo governo, purtroppo, sta strumentalizzando i tanti errori compiuti nel passato, e pretende di operare con stupefacente superficialità, con politiche di pura riduzione della spesa corrente con tempi e modalità inaccettabili e senza avere un progetto chiaro di riorganizzazione del sistema formativo italiano di medio-lungo periodo. Chi pagherà sono decine di migliaia di precari, di docenti che dovranno riconvertirsi (in cosa non si sa..). Ma pagheranno soprattutto le future generazioni e il sistema sociale e produttivo italiano che continua a disinvestire nella formazione e nel capitale umano.
Il fatto vero è ormai che la scuola statale viene pian piano dismessa, tra inganni e mistificazioni generali e che l’istruzione si sta trasformando in un servizio a pagamento.
Il più grande licenziamento di massa nella scuola non è determinato, come si affannano a spiegare i suoi autori, dalla Riforma epocale dell’Istruzione, per razionalizzare,modernizzare, europeizzare il nostro sistema scolastico. Il motivo che ha indotto a tagliare tutti questi posti di insegnamento è essenzialmente economico. D’altronde, basta guardare i dati che non sono segreti e quindi sotto gli occhi di tutti, per capire che questa Riforma ha la sua sede naturale nella Legge 133/2008 e cioè nella Finanziaria. D’altra parte l’ oggi è sotto gli occhi di tutti: ci sono scuole che non hanno soldi per pagare i supplenti; che chiedono contributi alle famiglie per carta igienica e cancelleria; che chiedono perfino aiuto nei lavori di manutenzione e segreteria. Sono sprechi questi che si stanno eliminando? Così non pare che sia, tanto che uno studio della Banca D’Italia avverte che l’investimento per l’ Istruzione sarebbe vantaggioso dal punto di vista economico. Dunque, volendo, si potrebbe intervenire laddove gli sprechi ci sono e sono rivelati, ma non lo si fa. Si sceglie di non farlo. Forse si approfitta della stanchezza e della passività dell’opinione pubblica che
non considera che quei soldi rubati appartengono alla collettività e dovrebbero servire a far funzionare le scuole, le università, la giustizia, la ricerca e far correre i treni a tanto altro ancora. Eppure, quei cittadini consapevoli che lavorano con coscienza e serietà (ce ne sono ancora!) sanno che la corruzione nella democrazia è anche corruzione della democrazia e che l’istruzione sarebbe una salvaguardia proprio contro questi fenomeni. Invece quello che la riforma genererà è un futuro di classi sovraffollate e di norme sulla sicurezza violate. Certamente non sarà facile gestire classi che possono raggiungere anche il numero di 33 alunni (limite in deroga previsto dal DPR 81/09) considerando che i ragazzi sono sempre meno abituati ad un normale rispetto di regole basilari che permetterebbero un’azione didattico-educativa, se non efficace, quantomeno dignitosa. Gli allievi imparano presto quali siano i loro diritti ed i loro “privilegi” cui docenti e Dirigenti scolastici devono essere sensibili per “catturare” e coccolare l’utenza nella spietata concorrenza del supermarket delle offerte formative dei vari Istituti. Appaiono, anche per questo motivo, sempre meno avvezzi ad imparare e declinare nel quotidiano i loro elementari doveri scolastici.
Come si può, pretendere il rispetto delle regole da parte di 30 allievi tra cui un disabile motorio, stipati in un’aula inadatta, quando le leggi sulla sicurezza prevederebbero 1,96 metri quadrati per alunno e comunque una capienza massima di 26 persone e quando un decreto (norma di rango inferiore rispetto ad una legge) non solo invita ad infrangere le norme sulla sicurezza, ma permette che si formino tali classi. Come fare a far capire agli allievi che è importante rispettare le norme, fare i compiti, non disturbare lo svolgimento della lezione, non usare cellulari in aula, nel momento in cui l’aula è stata trasformata illegalmente in un recinto con spazi vitali assai limitati e quando l’esempio di mancato rispetto delle regole arriva dalla medesima istituzione che dovrebbe benevolmente accoglierli e formarli. E’ umiliante e doloroso sapere che nel pensiero di molti, i docenti sono una categoria privilegiata, che lavora poco e si lamenta troppo. L’unica speranza perchè qualcosa cambi in meglio, è che anche “l’utenza” (pessimo termine per indicare allievi e genitori…) si renda conto delle condizioni in cui siamo costretti ad operare e dei diritti che sono negati non tanto alla nostra categoria, ma soprattutto a loro, studenti e famiglie, sperarando che qualcuno creda ancora nel ruolo culturale e formativo della scuola.
Iniziamo intanto ad invitare il Ministro Gelmini a considerare seriamente l’ipotesi di scrivere tra 5 o 6 anni, sua figlia Emma alla scuola pubblica.
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