Identita’ perdute

Sono 2.400 le persone scomparse dal 1974 ad oggi in Sicilia.  25.229 persone, in tutta Italia, di cui 10.000 minori e 15.000 stranieri. Un capitolo che raccoglie le vite di quei familiari che continuano a sperare nel ritrovamento dei propri cari o di ciò che metta in pace la loro ricerca. 

Identità perdute, vite spezzate e scenari non definitivi tra ipotesi di fuga volontaria e rapimenti. Nel mezzo il dramma di chi non crede più di riabbracciare il proprio caro ma spera di trovarne almeno il corpo per poterlo piangere e lenire così l’agonizzante ricerca.

Si tratta di storie con cui ci siamo spesso confrontati negli anni, tra una protesta, uno sciopero della fame e il solito parterre di trasmissioni a fare da eco al lavoro di, magistrati, poliziotti e carabinieri. Il caso più eclatante resta quello di Emanuela Orlandi, la giovane scomparsa nei pressi di Città del Vaticano. Restano irrisolti altri casi non meno penosi come quelli di Angela Celentano, Denise Pipitone e la stessa Ylenia Carrisi, figlia del noto artista Albano, casi entrati ormai nella quotidianità della cronaca.

Storie surreali, gialli in un mondo che sembra, invece, tenere tutti sotto la lente di un unico grande occhio, il Big Brother appunto, in cui ogni passo avanti nelle indagini, ogni indizio trovato o segnalazione apparentemente utile finiscono paradossalmente per allontanare ancora di più la soluzione del caso.

“Troppi quesiti restano senza risposta, eppure le indagini vengono chiuse” ha dichiarato Rossella Accardo madre e moglie di Stefano di 22 anni e Antonio Maiorana, misteriosamente scomparsi 6 anni fa. Rossella Accardo non si limita ai timori connessi alla scomparsa dei due familiari ma sulla ‘vicenda Maiorana’ agita anche lo spettro della politica. La Accardo fa riferimento ad un progetto “L’Orologio del Tempo”, presentato durante il governo Lombardo e caduto nel dimenticatoio, studiato per  ritrovare molti scomparsi, coniugando l’innovazione tecnologica con la possibilità di diffondere informazioni immediate.
“Il progetto – descrive la moglie dell’imprenditore edile scomparso la mattina del 3 agosto 2007 con il figlio – prevedeva l’installazione nelle città siciliane di monitor collegati con le forze dell’ordine da collocare in punti strategici di spostamento dei viaggiatori, quali aeroporti, stazioni ferroviarie e porti. Questo avrebbe permesso a chiunque passasse da lì, di segnalare eventuali avvistamenti, o di acquisire, in modo veloce informazioni sulle persone scomparse al fine di agevolare le ricerche”.

Rossella non esita a dire che il figlio e l’ex marito “sono probabilmente le vittime di un sistema stato-mafia, una realtà massonica che rinnova un potere occulto che per anni in Sicilia ha agito indisturbato”. Una via molto più complicata rispetto alle scomparse a cui i media ci hanno abituati. Un caso politico di cui si discuterà ancora però.

Intanto, lo scorso 3 agosto, ricevuti a Palazzo delle Aquile dal sindaco di Palermo Leoluca Orlando, i familiari delle persone scomparse avevano chiesto ancora una volta di essere aiutati a scoprire la verità, facendo appello alle istituzione perché non venissero lasciate da sole. A distanza di più di un mese gli stessi si sono riuniti davanti Palazzo dei Normanni, sede dell’Assemblea Regionale Siciliana, per chiedere interventi utili a potenziare la metodologia della ricerca, attraverso una apposita legge regionale che predisponga maggiori strumenti finalizzati al ritrovamento dei loro cari. Nello specifico, hanno chiesto al parlamento regionale una normativa per l’impiego di schermi interattivi in tutti i luoghi pubblici in cui far scorrere le foto delle persone, e una legge organica che preveda strumenti aggiuntivi rispetto alle indagini della magistratura, attraverso l’impiego di tutti i mezzi tecnici attualmente non disponibili come i cani molecolari per le ricerche.

E proprio davanti all’ARS che ”oggi alcuni per la prima volta hanno potuto gridare il proprio dolore” dice Laura Zarcone madre di Marcello Volpe, il giovane scomparso da Palermo il 12 luglio 2011 che sarebbe stato avvistato da un italiano a bordo di una metropolitana a Parigi lo scorso 13 aprile e riconosciuto successivamente da altre persone nella capitale francese.

La Sicilia, dati del ‘Commissario straordinario del governo per le persone scomparse’ che tengono conto del range di tempo 1974-2011, detiene un numero tra i più alti di “desaparecidos” senza che siano avvenuti nel tempo i ritrovamenti. La Sicilia si colloca così al quarto posto in Italia, dietro Lazio (6.245 desaparecidos), Lombardia (3.303) e Campania (2.997). Dei 2.349 di cui non si sa più nulla , ben 829, al momento della scomparsa, non avevano ancora raggiunto la maggiore età. Ragazzini che si sono volatilizzati per i più disparati motivi o, come successivamente accertato, in taluni casi vittime del proprio stesso cerchio parentale.

A livello provinciale, è Palermo la realtà dalla quale manca il maggior numero di persone (686), seguita da Catania (516) e da Agrigento (500). La provincia con la Valle dei templi sembra il luogo migliore dal quale darsi alla fuga: nonostante il numero relativamente limitato dei casi di scomparsa, 947, i ritrovamenti sono stati soltanto 447. Dal Messinese mancano all’appello 192 soggetti contro i 138 di Trapani. Quest’ultima provincia sembra avere una storia decisamente opposta a quella di Agrigento: su 810 scomparsi, ben 672 sono stati ritrovati. Completano il quadro Siracusa (102), Caltanissetta (94), Ragusa (65) ed Enna (56).

Dei 2.349 siciliani scomparsi, un centinaio li cerca ancora la nota trasmissione della Rai “Chi l’ha visto”. Ma nonostante sulle loro storie i riflettori non si siano mai spenti, nessuna traccia concreta è mai stata trovata lasciando alle trasmissioni di approfondimento il merito di ricordare al pubblico le tristi vicende. Fra le persone che ancora compaiono sul sito della trasmissione, anche tantissimi anziani che per età ed anni trascorsi dal momento della scomparsa risulta difficile credere che possano essere ritrovati ancora in vita.

Degli 832 cadaveri non ancora identificati, ben 154 sono stati ritrovati in Sicilia. E di questi 93 sono stati ripescati in mare. La maggior parte di quest’ultimi appartengono a cittadini stranieri che forse hanno tentato di raggiungere le coste siciliane con imbarcazioni di fortuna, alla ricerca di una nuova vita possibile. Sono 61, invece, i cadaveri senza nome ritrovati in altri contesti. La Sicilia, anche a causa dell’elevato numero di persone straniere ritrovate senza vita, si colloca così al secondo posto in Italia per numero di cadaveri non identificati, alle spalle del Lazio che ne conta ben 193, dei quali solo 4 ripescati in mare.

La maggior parte dei cadaveri rimasti senza identità sono stati ritrovati ad Agrigento (84) e la stragrande maggioranza appartengono proprio a naufraghi. Molti sono stati ripescati ma nessuno ne ha mai rivendicato la salma come prevedibile. Venti i corpi senza vita ritrovati a Ragusa, 9 a Caltanissetta così come a Catania e Trapani, 8 a Palermo, 7 a Messina e altrettanti a Siracusa, 1 a Enna.

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