Riceviamo e pubblichiamo
Oggi sono stato convocato dai Carabinieri di Bivona. Mi è
stato notificato un documento con il quale venivo messo al corrente che la
misura di protezione consistente nella tutela di 4° livello – della quale per
mia scelta non usufruivo dal 9 aprile 2017 – è stata revocata.
È stata predisposta una scadenza per la vigilanza
generica, cioè il passaggio dei carabinieri sotto casa mia, fissata per il 30
settembre 2019. Inoltre le telecamere installate attorno a casa mia, monitorate
fino ad ora dai carabinieri, verranno rimosse.
Già il 9 aprile 2017 avevo deciso di non salire più su
un’autovettura dello Stato per la mia protezione. Questo perché proprio in
quella data hanno lasciato da soli i miei familiari, togliendo loro la
protezione.
Così ho deciso di fare da esca alla mafia, salvaguardando
i miei familiari. Sono uscito allo scoperto, con un cerchio rosso sulla
schiena, ma se la mafia vuole colpirmi deve prendere me e non la mia famiglia.
Hanno revocato le Misure Speciali di Protezione per
Testimoni di Giustizia poiché – fortunatamente – negli ultimi mesi non ci sono
state minacce. Ma secondo voi la mafia dimentica? O aspettava proprio questo,
come preannunciato nelle intercettazioni venute fuori dall’operazione Montagna?
Sì, perché – pur comprendendo come possa sembrare assurdo tutto ciò – appena
pochi mesi fa alcuni indagati per reati di mafia, nel corso di una discussione
intercettata dai carabinieri tramite microspie, immaginavano proprio il momento
in cui mi avrebbero tolto la scorta.
Dicendo “vedrai appena a questo gli tolgono la scorta…”. Eppure, come una storia degna di terra pirandelliana, mi viene tolta la protezione.
Ignazio Cutrò