Neanche la pandemia ha potuto fermarlo: parlo del Festival dello spot sociale di Marano di Napoli, la grande manifestazione Internazionale del corto civico che da 23 anni fa incontrare migliaia di giovani dalle scuole di tutta Italia. Il Festival rinasce sotto altra veste. Ed è questa la prima lezione che ci dà: si può rinascere, davanti al dolore e alle avversità ci si può ridisegnare, ricreare.
Certo mancherà l’appuntamento fisico, caloroso, potente di emozioni; mancherà l’incontro reale con studenti, insegnanti, donne e uomini del mondo delle associazioni e della cultura, con le mamme del festival, in una città che accoglie la cultura della legalità contro il malaffare e la mala erba della camorra.
Ed ecco la proposta di Rosario Duonno , padre del Festival: ragazze e ragazzi delle scuole – tra le quali anche la nostra, l’IIS ”Vaccarini“ di Catania- costituiranno la giuria a distanza dei 42 corti sociali di registi professionisti giunti da tutto il mondo. La rete resta il canale di comunicazione: li vedremo a distanza, invieremo le nostre valutazioni, seguiremo le nove puntate della trasmissione televisiva Marano Festival We on web su Tele Club Italia all’inizio di dicembre.
Per noi non finisce qui. Ed ecco la nostra sfida: essere membri della giuria non è stata un’attività parallela al lavoro ordinario di scuola , ma è stata anch’essa centro, anzi di più, spazio di sperimentazione didattica in un tempo di fragilità e precarietà, in cui riemerge furiosa una pandemia che destabilizza, chiude e spaventa, isola ed interrompe la normalità e la socialità.
Così i corti di Marano ci accompagnano: offrono occasione di incontro con artisti ed artiste di terre diverse, ci fanno viaggiare nel dolore e nell’ingiustizia del mondo, nella precarietà del vivere, ma anche nella bellezza e nella speranza, ci portano lontano ma anche sotto casa, ci invitano a sguardi diversi.
Toccano i cuori e le menti: vedo tanti studenti condurre ricerche autogestite sui temi proposti, la guerra e il dissesto ambientale innanzitutto; ascolto le loro parole emozionate: esprimono commozione, paura, rabbia, solidarietà verso le donne e le bambine violate , verso i bambini privati dalla guerra del diritto a gioire e a giocare. Raccontano il desiderio di fare la propria parte perché “non c’è un pianeta B”, “ogni essere umano deve essere un’opportunità, non un problema”, “se il mondo è in bilico, ognuno deve fare la propria parte”, “non possiamo aspettare, ognuno deve contribuire a fermare un disastro globale”, “non si può continuare a vivere così, bisogna immaginare svolte”, “noi continuiamo a consumare e a distruggere, stiamo creando un pianeta più brutto, povero e noioso di quello che i nostri antenati ci hanno lasciato”. Li osservo attraverso lo schermo di un pc nel tempo della dad: discutono , s’infervorano, cercano risposte, avanzano anche interpretazioni e letture ardite dei problemi emersi. Mi racconteranno poi che la riflessione non si è fermata lì ma nella discussione hanno coinvolto le famiglie, i genitori.
Così nel tempo della pandemia, dell’isolamento e della separazione, il festival ha portato anche una ventata di incontro vivo e confronto familiare e civico.
Nuovo passo: sono chiamati a scrivere sui corti e così si arriva alla creazione di un video “che sia brevissimo”, come raccomanda il direttore del festival.
Ed eccoci alla seconda parte di un’esperienza di scuola nuova, scuola ripensata, che dà valore alle abilità, alle potenzialità di ciascuno e ciascuna, chiama a mettersi in gioco: scegliere parole ed il taglio del racconto audiovisivo, selezionare legli interpreti (di se stessi, alla fine), fare le riprese, montare i pezzi girati. Giungono le candidature. Andrea R. si propone per il montaggio, con l’aiuto di Tiziano. Irene, Alessia, Emilia, Sofia, Delfo, Carola, Giulia, Angelo, Andrea G. interpreteranno se stessi. Io sarò la regista fuori campo. Un aiutante giunge a sostenerci per eventuali inciampi tecnici : è Francesco Di Mauro, giovane talentuoso regista, ex alunno della nostra scuola. I lavori continuano fuori dell’orario scolastico, quasi naturalmente, fino a sera, fino a notte. Fra tagli, revisioni, riletture, rimodulazioni di suoni, ecco il nostro microprodotto audiovisivo, lieve, vero, autentico, civico. Lavoro di scuola a distanza, che conclude e riassume un percorso speciale di educazione civica. **
Così un vuoto, una mancanza, è diventata un’opportunità per ripensare non solo il nostro universo e le sue dinamiche, ma anche le sue vie di comunicazione e relazione. La pandemia sta cambiando il mondo e noi con esso: è necessario “che sia un mondo diverso da quello vecchio”. Per farlo diverso, però, come scrive Giulietta“ lo devi conoscere dentro, devi provare meraviglia per le cose belle, compassione per il dolore, desiderio di risalire” . Si chiude così un’esperienza che lascia il segno.
“Grazie, Marano Festival”. Parole loro anche queste.
*Il festival si può seguire su TeleClub Italia, dall’1 al 5 dicembre, dalle 16 alle 18, con collegamento su https://youtube.com/user/spotragazzi o su https://facebook.com/spotragazzi.it/
**Il corto è su https://youtu.be/_uRD5p6la2k