] Da adulti che dovrebbero essere un punto di riferimento, spesso si sente dire che il bullismo è una cosa da ragazzi, una fase che poi passerà. Si tende a minimizzare il problema.
Questo è completamente sbagliato perché, minimizzare questa problematica, non fa altro che ingigantirla. Intanto facciamo un po’ di chiarezza: Che cos’è il bullismo?
Il bullismo è una forma di prevaricazione perpetrata da una o più persone nei confronti di una o più vittime. Specifico “persone”, e non “bambini”, in quanto è una forma di devianza presente anche in età adulta celata sotto altri termini (mobbing, nonnismo, associazioni mafiose).
Per non confondere il bullismo con altre tipologie simili di prevaricazione, è importante che siano presenti 3 fattori:
– natura sociale del fenomeno;
– intenzionalità;
– persistenza;
– asimmetria di potere.
Secondo diversi studi, il fenomeno deve avere natura sociale, deve ossia avvenire in presenza di altre persone; la condotta deve essere reiterata, intenzionale e vi deve essere asimmetria di potere tra la vittima ed il bullo (il bullo si sente più forte/migliore della vittima).
Generalmente si tende a pensare che i protagonisti di questo fenomeno siano i bulli e le vittime, tralasciando una terza categoria: quella degli osservatori.
Questi osservatori non svolgono un ruolo marginale, ma è in loro potere fare una scelta; e, le tre scelte possibili, sono:
– aiutare la vittima;
– aiutare il bullo, anche semplicemente ridendo quando agisce;
– decidere di non agire.
Prendiamo per un attimo in considerazione l’ultima opzione, cioè la decisione di non agire; Per il primo assioma della comunicazione (s. Palo Alto) è impossibile non comunicare, già nel momento in cui decidi di non farlo hai comunicato questa volontà; volontà che va a favore del bullo in quanto rende la vittima più debole, isolandola.
Questo implica che è possibile unire la terza decisione alla seconda, ossia “aiutare il bullo”.
Come suggerito da Einstein: “Il mondo non sarà distrutto da chi fa del male, ma da quelli che guardano senza fare nulla”.
È dovere, quindi, di chiunque venga a conoscenza di un episodio di violenza fare qualcosa, che sia aiutare la vittima, fermare il bullo o avvisare qualcuno che possa aiutare a risolvere la situazione.
Anche il bullo, e non solo la vittima, necessita di aiuto per potersi integrare serenamente nel gruppo.
Ma come si diventa bulli?
Il bullismo è la volontà di affermare il proprio dominio, esercitando il proprio potere arrecando un danno fisico o psicologico a qualcuno ritenuto debole.
Questo atteggiamento è un atteggiamento acquisito, e non innato, dovuto a difficoltà socio-relazionali dei bulli.
Essi sentono il bisogno, più o meno inconscio, di scaricare la propria frustrazione ed aggressività sugli altri.
Il bullo può essere una persona a sua volta vittima di bullismo, trascurata o influenzata negativamente o con pochi modelli comportamentali da seguire.
Instaurare una giusta socializzazione primaria all’interno della famiglia, è fondamentale per poterne costruire una sana nel gruppo dei pari.
È importante che gli adulti aiutino a fermare questi comportamenti, sia per permettere al gruppo dei pari di raggiungere uno stato di tranquillità dove socializzare e formarsi, ma anche per far sì che in futuro diventino adulti migliori.