Il guard rail come panchina, la strada statale come via principale e l’atrio del residenze come piazza del paese.
E’ questo lo scenario che mi ritrovo davanti quando arrivo a Mineo.
Non è facile arrivare al residence degli aranci di Mineo, sembra un villaggio del far west ma non ci sono saloon, non ci sono cavalli e calessi … solo il nulla.
Vedo uomini vestiti con abiti costosi e ne vedo altri vestiti con abiti “ricavati”. Sembra un clima surreale non capisco il criterio con il quale si distribuiscono i vestiti, per esempio. Lo chiedo in giro, provo a farmelo spiegare. Poi ci sono i bambini delle famiglie dei rifugiati e i loro occhi non sono felici. Questo non me lo faccio spiegare lo capisco da sola quando allargo lo sguardo dentro il residence.
A Mineo l’allegria Africana sembra contagiata dalla tristezza occidentale. Sguardi persi nel nulla o a fissare punti indefiniti sul terreno. Anche la musica sembra non arrivare alle loro orecchie.
Ho incontrato Antonio Mazzeo e ho chiesto a lui: cos’è questo posto?
E’ questo lo scenario che mi ritrovo davanti quando arrivo a Mineo.
Non è facile arrivare al residence degli aranci di Mineo, sembra un villaggio del far west ma non ci sono saloon, non ci sono cavalli e calessi … solo il nulla.
Vedo uomini vestiti con abiti costosi e ne vedo altri vestiti con abiti “ricavati”. Sembra un clima surreale non capisco il criterio con il quale si distribuiscono i vestiti, per esempio. Lo chiedo in giro, provo a farmelo spiegare. Poi ci sono i bambini delle famiglie dei rifugiati e i loro occhi non sono felici. Questo non me lo faccio spiegare lo capisco da sola quando allargo lo sguardo dentro il residence.
A Mineo l’allegria Africana sembra contagiata dalla tristezza occidentale. Sguardi persi nel nulla o a fissare punti indefiniti sul terreno. Anche la musica sembra non arrivare alle loro orecchie.
Ho incontrato Antonio Mazzeo e ho chiesto a lui: cos’è questo posto?
Intervista di Nadia Furnari (Ass. “Rita Atria”)