Cammina con una porta sulle spalle, Luigi. E il paese lo guarda mentre la Pasqua cristiana sfila riempiendosi le narici d’incenso. L’aria che respira mentre spinge i suoi passi piegato, risalendo quella via dura di pietre nere, è carica di sale e densa di sguardi: non ci sta a pagare nel silenzio, Luigi, e non ha intenzione di continuare a non guardare gli occhi. Finirà col legno spezzato.
“Luigi Indelicato” è il primo cortometraggio di Fabrizio e Bruno Urso, giovani registi catanesi distintisi più volte per produzioni che parlano più della cronaca. “Un film che non grida la denuncia, ma la fa esplodere nei gesti quotidiani”, si legge fra le note critiche, e quell’esplosione, a vedere questo corto, gli occhi fanno fatica a contenerla tutta. La realtà che ti scoppia in faccia è la peggiore delle rogne se sei abituato all’Italia del bunga-bunga.
Camion e Pizza sono fra gli ultimi arrestati in seno alle operazioni che provano a smantellare la baracca dell’estorsione: si facevano chiamare così 2 dei 63 arrestati a Palermo un mese fa. Il cosiddetto “esercito del pizzo” emerso dalla lettura dei pizzini del boss Lo Piccolo. Droga, armi ed estorsione. Il cocktail preferito dalla mafia. O dalla ’ndrangheta, o la camorra o quello che è. Lo sterco mantiene lo stesso olezzo qualsiasi nome decidi di dargli. L’operazione che ha raccolto quell’immondizia a Palermo lo scorso 13 dicembre portava il nome “Addiopizzo”, come quel movimento nato nel giugno del 2004 sotto la stella della legalità e la sua scia che recita “Un intero popolo che paga il pizzo è un popolo senza dignità”. Sette trentenni stamparono un adesivo nel quale provarono a far riconoscere qualcosa come 160.000 imprese. Da qui il consumo critico, le fiaccolate, le ribellioni, le iniziative. Certo, per cancellare la piaga ci vuole più d’un miracolo, ma questa strada che parte dal basso appare senz’altro la migliore. Anche a fronte di iniziative che pretendono la denuncia pure da chi sa bene che il coraggio non ce l’ha, perché denunciare non significa solo decidere di vivere sotto scorta, ma, prima di tutto, decidere di rinunciare alla vita. E tutto il resto viene dopo. Finire sotto il mirino del pizzo vuol dire, a conti fatti, finire di vivere. Nell’istante in cui Luigi Indelicato decide di riprendersi la porta sceglie di riprendersi la vita, a costo di abbandonarla improvvisamente, a costo di farsi additare dalle dita lunghe e sottili di chi mente a sé stesso. Ma la scelta di Luigi non è la scelta di tutti. Che c’è un’altra strada è evidente, ma è al buio, e per imboccarla ci vuole un coraggio che il cielo non ha concesso a tutti. Addiopizzo le sue candele le ha poggiate ai bordi dell’asfalto: per esserci luce completa bisogna essere tanti. Tutti.
Sebastiano Ambra