Il Duca dell’isola del giorno prima

Esiste un’isola.  Bella trovata, mi direte, esistono tantissime isole.

E’ vero, è vero; e non potete immaginare come ci rimarrete male quando continuerò dicendovi che l’isola si chiama Redonda, una micro nazione di tre Km “non quadrati”, con tanto di Re e Regine, e nobili.

Già vi vedo su Wikipedia, affannati e borbottanti, esclamare: “Ah, ecco, è cosi, questa è l’isola”, perché il Regno di Redonda esiste veramente.

No, no! questo non è il modo di celebrare un ottantesimo. Avviamoci su un’altra strada. Salpiamo, per cosi dire, dall’isola per approdare al mito.

Esiste un mito. Un giovane mito di soli ottant’anni. “Non è vero!” mi direte, riportando pedantemente la vostra definizione wikipediana di mito.  « Il mito racconta una storia sacra; riferisce un avvenimento che ha avuto luogo nel tempo primordiale, il tempo favoloso delle origini […] È dunque sempre il racconto di una “creazione”: si narra come qualcosa è stato prodotto, come ha cominciato a essere ».

E’ vero, è vero; e non potete immaginare come ci rimarrete male, anche questa volta, quando continuerò dicendovi che il mito esiste e si chiama Umberto Eco. Saggista, filosofo, scrittore, accademico, semiologo, linguista, massmediologo (studioso dei mass-media) bibliofilo italiano. Ben 38 Lauree Honoris Causa. Molteplici Onorificenze e numerose cittadinanze onorarie.

Già vi vedo, affannati e borbottanti, esclamare: “Ah, ecco, è cosi, questo è il mito”, perché Umberto Eco è veramente nato nel Gennaio del 1932 ed è veramente, ove non bastasse, nominato e accreditato, Duca dell’isola del giorno prima (dal titolo di un suo famoso romanzo) nel Regno di Redonda.

Se non vi basta, una bella definizione, che proclama la nascita del mito, è riportata in “fenomelogia di Umberto Eco” ( di Michele Cogo)  L’intellettuale italiano vivente più conosciuto del pianeta, o se si preferisce l’intellettuale planetario più conosciuto in Italia- Eco è l’uomo che sa troppo, il dotto enciclopedico che ha anticipato l’avvento di Google e Wikipedia…

Dopo questo piccolo “divertissement”, il mio ingrato compito, per una grandemente limitata capacità nei confronti della maggior parte degli uomini e, altrettanto, illimitata incapacità nei confronti del mito, è quello di prendervi per mano e portarvi, da cieco, nella tortuosa strada della Semiotica.

Oscura materia, di cui Eco è stato insigne ed emerito Professore ordinario all’Università di Bologna, che da un senso (c.d. significazione) ai segni. La disciplina che studia la relazione di qualcosa materialmente presente, il segno, con qualcosa di immaterialmente assente. Ad es. nell’ambito della segnaletica stradale , il “segno” di una mano aperta significa, o sta per “alt e stop”. A ben guardare la relazione di significazione (segno-senso) presuppone un processo di comunicazione.

Ora, se Eco fosse stato un normale Professore universitario, avremmo chiuso l’argomento, auguri vivissimi e tutti a  casa. Ma quando inizi la tua prima pubblicazione universitaria ( Trattato di Semiotica Generale)  con l’apodittica frase: “ la semiotica è la disciplina che studia tutto ciò che può essere usato per mentire”, un minimo d’incertezza e affanno mentale ti viene. Ed è con lo stessa metodologia discorsiva che in “Opera Aperta”, spaziando dalla filosofia Zen alla musica seriale, per continuare con Joyce e i film di Antonioni, Eco, spezzando e spazzando via la vecchia cultura e  la sua classe, ci consegna il potere d’interpretare, o meglio, di giudicare, un opera d’arte. la correlazione che si istituisce tra significante (la parola scritta o parlata) e il referente (la cosa reale a cui il segno si riferisce) è puramente convenzionale; così come i criteri che istituiscono il concetto di somiglianza tra il segno e la cosa sono sempre decisi dal soggetto che opera la comparazione l’opera d’arte (da quella “alta” a quella di massa e popolare) non è dotata di un significato unico e definitivo, ma abbisogna di continue integrazioni da parte di critici e dei fruitori più comuni.

La parola scritta diventa opera d’arte non per volere dello scrittore ma dei fruitori (noi) ed essa, avendo bisogno di continue integrazioni interpretative, rimane sempre un “Opera Aperta”

Sempre con il rigore di un’indagine scientifica , Eco arriva a dire che il Romanzo è “una macchina pigra”, bisognosa  dell’intervento del fruitore per  carburare, successivamente, in Apocalittici e Integrati (altro famosissimo saggio), l’analisi si spinge al fumetto, alla canzone popolare o di consumo.

Ed è allora, nel 1964, che le trombe della divina cultura squillarono e le nubi si squarciarono. Piovvero critiche a catinelle e rimproveri grossi come grandine per aver osato affermare che “Paperino” è un’opera d’arte.

Poverino! – avreste detto voi, e sarete rimasti male anche nel 1964, perché pur essendo stato considerato oltraggioso e irrispettoso verso l’arte con la maiuscola, oggi il titolo di questo lavoro è divenuto espressione proverbiale per identificare due differenti visioni della cultura e della società.

Ma il mito, ovviamente, non si fa arrestare nella sua ascesa da “pioggia e grandine” e da Paperino passa al Mike nazionale (fenomenologia di Mike Bongiorno). Per ombrello userà la sua ironia e per spada il potere del “fruitore”.

“Il caso più vistoso di riduzione del superman all’everyman (uomo comune) lo abbiamo in Italia nella figura di Mike Bongiorno e nella storia della sua fortuna. […] quest’uomo deve il suo successo al fatto che in ogni atto e in ogni parola del personaggio cui dà vita davanti alle telecamere traspare una mediocrità assoluta. […] Mike Bongiorno non si vergogna di essere ignorante e non prova il bisogno di istruirsi. […] In compenso Mike Bongiorno dimostra sincera e primitiva ammirazione per colui che sa. […] professa una stima e una fiducia illimitata verso l’esperto. […] Mike Bongiorno parla un basic italian. Il suo discorso realizza il massimo di semplicità. Abolisce i congiuntivi, le proposizioni subordinate, riesce quasi a rendere invisibile la dimensione sintassi. Evita i pronomi, ripetendo sempre per esteso il soggetto, impiega un numero stragrande di punti fermi. […] Non è necessario fare alcuno sforzo per capirlo. Qualsiasi spettatore avverte che, all’occasione, egli potrebbe essere più fecondo di lui. […] Mike Bongiorno è privo del senso dell’umorismo. Ride perché è contento della realtà, non perché sia capace di deformare la realtà. Gli sfugge la natura del paradosso […] Egli rappresenta un ideale che nessuno deve sforzarsi di raggiungere perché chiunque si trova già al suo livello. Nessuna religione è mai stata così indulgente coi suoi fedeli. In lui si annulla la tensione tra essere e dover essere. Egli dice ai suoi adoratori (fruitori): voi siete Dio, restate immoti”.

Fortunatamente, per voi e me, la caratteristica principale di Eco è  l’ironia. Glorificata sin dal tempo dei Greci come quella caratteristica capace di far emergere la verità sugli eterni abusi perpetrati dai potenti.

Ed con questa prospettiva che vi consiglio di andarvi a leggere le due Homepage che troverete in Internet. L’una, quella Italiana, dove il dotto non vi dà quasi confidenza per la sua schematicità, asciuttezza e pomposità, propria di chi siede già tra i miti, l’altra, quella Inglese, fresca e briosa, dove il dotto sembra dire ai suoi adoratori, “restate immoti” e se non conoscete l’inglese imparatelo. In entrambe, comunque, troverete divertimento e godimento nella lettura.

Non mi rimane che riportarvi una breve elenco dei Romanzi più  famosi di Eco affinché i lettori di oggi e di domani possano continuare a dire liberamente quali sono “semplici parole scritte e quali Opere d’arte”.

Al famosissimo  Il nome della rosa, segue un altro romanzo dal titolo Il pendolo di Foucault, opera altrettanto affascinante, costruita come un puzzle tra gli oscuri meandri del tempo e dello spazio. Nel 1994 esce il terzo romanzo di Eco, L’isola del giorno prima, nel 2000 Baudolino e, nel 2004, La misteriosa fiamma della regina Loana. Ed un ultimo, nel 2011, Il Cimitero di Praga.

AUGURI UMBERTO ECO

 

PIETRO GIUNTA