La comunicazione sociale ha come scopo quello di aumentare la conoscenza delle persone relativamente a problemi di interesse generale allo scopo di poter modificare i loro comportamenti.
Per questo, da anni ormai, io adotto questo tipo di comunicazione.
Esattamente da 17 anni, da quando cioè mio padre, Beppe Alfano, è stato assassinato.
Era l’8 gennaio del 1993 a Barcellona Pozzo di Gotto, in provincia di Messina… si, la provincia quella “babba”, quella dove la mafia non esiste, anche se mio padre venne però ucciso per le sue scomode inchieste giornalistiche.
Da quel giorno potevo fare soltanto due cose: chiudermi in un silenzio che sarebbe stato assordante o iniziare a far conoscere a più persone possibili, la storia di mio padre e di tante altre vittime della mafia che non vengono ricordate.
Capite bene che la comunicazione sociale per me, diventa essenziale.
Questo perchè, in Italia, viviamo una situazione che è mediaticamente sconfortante: le televisioni e moltissimi giornali ci informano solo su quello che “conviene” e non su quello che effettivamente interesserebbe le persone.
In pratica, coloro i quali dovrebbero occuparsi per “lavoro” della comunicazione sociale, non lo fanno o magari, non lo fanno pienamente.
Per questo motivo, da qualche anno, mi dedico ad un inarrestabile “tour” che mi porta in tutta Italia, in particolare nelle scuole, per portare la mia testimonianza di figlia di una vittima innocente di mafia.
I miei incontri nelle scuole hanno la finalità di far conoscere ai ragazzi la situazione che vive il nostro paese. Far comprendere la differenza che passa tra un mafioso e una persona onesta che muore per essergli andata contro, lavorando a favore del nostro Paese.
Solo comunicando con i giovanissimi, solo educandoli alla legalità, al rispetto del prossimo e soprattutto della nostra Costituzione, possiamo sperare di sconfiggere un fenomeno antico e consolidato come quello della mafia.
Negli ultimi anni ho anche scoperto un nuovo strumento che mi ha permesso di raggiungere più persone, di diversa fascia d’età e con più facilità: INTERNET, la rete.
In questo modo mi è stato possibile condividere sui siti le informazioni sulle storie delle vittime di mafia e conoscere nuova gente disposta a organizzare insieme a me delle giornate della legalità, creando una solida “rete” in gran parte del territorio.
Internet, se sfruttato correttamente dispone di un potenziale comunicativo immenso.
La mia speranza è che siano i giovani a ribellarsi a questo stato di cose, che capiscano che il Paese in cui vivono è in mano alle mafie e soltanto loro, con la loro sensibilità, con la loro purezza morale e con la loro speranza in un futuro più giusto possono liberarlo.
Ai ragazzi mi appello perchè siano presenti, perchè facciano anche loro da veicolo di informazione e verità.
Solo insieme possiamo farcela.
Sonia Alfano