Il gusto del disprezzo

Lavorare per una società più giusta e solidale non è mai facile, soprattutto quando si vive in frontiera o si è chiamati a gestire un bene confiscato. Lo sanno bene tante cooperative, centri diurni e associazioni che sono state oggetto di atti vandalici, spesso preceduti da riti di intimidazione che alle nostre latitudini significano solo una cosa: ‘mafia’.

Se da un lato lo Stato incentiva questi presidi, concedendo spazi e beni altrimenti inutilizzati, le comunità in cui attecchiscono questi “semi di solidarietà e legalità” sembrano restarne indifferenti. Ma dopo ogni saccheggio e addirittura incendio c’è sempre la voglia, la tenacia di riprovarci nonostante il “gusto del disprezzo”, lo sciacallaggio gratuito e l’odore di benzina.

In Sicilia, ultimo in ordine di tempo, un raid negli uffici della Cooperativa sociale Argonauti, nel quartiere dell’Albergheria,a Palermo. Nella notte tra il 10 e l’11 settembre, alcuni malviventi sono entrati negli uffici della Cooperativa rubando attrezzatura informatica, documenti, bancomat e lasciando quanto si possa immaginare dopo qualsiasi atto vandalico. Il dato drammatico è che in questi anni ad essere colpiti da fenomeni di questo tipo sono soprattutto centri dedicati ai bambini che non lucrano ma al contrario cercano di restituire alla comunità spazi di crescita altrimenti inesistenti. 

Danneggiata e derubata, così la sede di una realtà sociale del popolare quartiere che si occupa di minori e prevenzione con modelli educativi utili ad un maggiore coinvolgimento della cittadinanza attiva.

La cooperativa sociale Argonauti  è impegnata da circa 15 anni in attività di promozione sociale e culturali rivolte soprattutto ai bambini e alle bambine, ai ragazzi e ragazze in difficili contesti sociali di Palermo, ha perso una parte consistente del materiale necessario per le proprie attività oltre a molti documenti.

“Al di là del danno economico, resta l’amarezza di un luogo di lavoro che per noi socie è come una casa. Un luogo dove pensiamo al futuro nostro e della nostra città, dove progettiamo e realizziamo azioni ed interventi per rendere Palermo un posto migliore. Anche grazie alla solidarietà dei tanti che in queste ore ci hanno già manifestato affetto e vicinanza ripartiremo già da domani con il nostro lavoro” queste le parole del Presidente, Rosanna Randazzo.

“Argonauti” è nata a Palermo nel 1999 dall’esperienza maturata da un gruppo di volontari dell’associazione Arciragazzi. Si inspira ai principi della Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia, nel promuovere percorsi di prevenzione, protezione e partecipazione dei bambini, delle bambine, dei ragazzi e delle ragazze, nel sostenere percorsi educativi di crescita attraverso la metodologia delle partecipazione e la pratica della cittadinanza attiva.

E proprio alla società civile e ai liberi cittadini che sentono forte il richiamo ad un impegno sincero per la propria città che è rivolto l’appello di altre realtà che hanno subito la spiacevole visita dei ‘soliti ignoti’, anche attraverso l’uso dell’intimidazione e dell’umiliazione di dover ricominciare senza grandi risorse a disposizione.

Arriva così, anche, il dodicesimo atto vandalico ai danni del Centro “Arca di Noé”, nel quartiere Ciaculli di Palermo, un centro gestito dall’associazione “Jus vitae” di Padre Antonio Garau. Un bene confiscato che accoglie minori a rischio, prevedendo una serie di attività pensate per diverse fasce di età. In quel caso, è stata tagliata la rete della voliera che ospitava una cinquantina di volatili, distruggendo anche la macchina che dispensava merendine per i bambini. 

Un danno al quale sta cercando di porre rimedio l’associazione ornitologica “Trinacria Onlus”, la cui presidente, Giovanni Matranga, ha assicurato che ripristinerà il piccolo parco faunistico. Il tutto, per fare in modo che il 22 settembre ogni cosa sia a posto per la “Giornata dei bambini del Burundi”, durante la quale sarà possibile ammirare diversi esemplari di animali autoctoni di Sicilia.

Non sono poche le realtà che subiscono danni, spesso al solo scopo di intimidire l’attività di denuncia, prevenzione e protezione sociale di beni e di soggetti svantaggiati.

A Canicattì succede, ad esempio, che si rispolverino anacronistici simbolismi dell’ombra mafiosa. All’ imprenditore Salvatore Licari, presidente della Cooperativa “I frutti della Valle dei Templi” , insignita per altro del VI Premio Ircac per la legalità, è recapitata una testa di agnello mozzata davanti al suo studio. La cooperativa è stata capace in questi anni di riunire in un’unica società 74 aziende produttrici affrancandole, nei diversi passaggi della filiera produttiva, da ogni possibile inquinamento dell’organizzazione criminale e mafiosa. Un demerito, forse, in un territorio a forte densità criminale. Solidarietà alla coop e ai suoi soci e’ stata espressa da Antonio Carullo, commissario straordinario dell’Ircac. ”L’intimidazione mafiosa rivolta al presidente Licari – dice il commissario Carullo – conferma che l’attività della cooperativa colpisce interessi illegali consolidati. In questa attività la cooperativa non può e non deve essere lasciata sola. L’Ircac – continua – intende manifestare piena solidarietà e confermare il convinto sostegno alla cooperativa”.

“Un fatto grave e preoccupante che richiede una reazione decisa di tutte le forze sane, sociali ed economiche”, secondo il presidente di Legacoop Sicilia, Elio Sanfilippo. “Quest’intimidazione – dice Sanfilippo – ripropone all’attenzione delle forze economiche, sociali e politiche che in quel territorio si ispirano ai principi di legalità e libertà nelle attività produttive, il tema di una reazione determinata contro quelle forze che oggi, attraverso questo inquietante e macabro messaggio vogliono riportare indietro l’economia, riproponendo i metodi della sopraffazione nei confronti dei produttori e della intermediazione parassitaria e mafiosa”.

Fare impresa ed impresa sociale in Sicilia significa scontrarsi con gli interessi mafiosi ma non meno coraggiosa è anche la via della solidarietà, quella che non produce ricchezza ma sicuramente benessere. Un benessere che per ‘Cosa nostra’ forse fa più rumore del suono del denaro. Il denaro si rigenera nelle produzioni di beni, la solidarietà, se ferita, stenta a riprendersi senza l’aiuto della coscienza civile.

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