Nasce così il Premio Internazionale “Il Liri”: un mecenate, innamorato della poesia, ed un dotto uomo di scuola, entrambi profondamente legati alla loro città ed orgogliosi delle sue nobili tradizioni, un giorno decidono di unire le loro risorse al servizio dell’arte della letteratura. Insieme costruiscono un grande progetto: celebrare la bellezza della parola dando la parola a giovani poeti e narratori di tutto il mondo e premiando le poesie ed i racconti più belli. Non è fiaba né storia d’altri tempi. Avviene nel 2015, a Sora, cittadina della campagna laziale attraversata dal fiume Liri, il Verde di Dante.
Il Cavalier Guelfo Basile, poeta e uomo di commercio, ed il Preside Luigi Gulia, fondatore e Presidente del Centro Studi sorani “Vincenzo Patriarca”, sono i protagonisti di questa storia moderna che ha premiato le opere poetiche e narrative, sul tema “L’acqua: utile et humile et pretiosa et casta”, di quattro giovani talenti- Costanza Franzì, Luca Pistoi, Flavia Petitti e Michela Provvisiero – con l’auspicio che possa incentivare i vincitori in vista degli studi universitari e gli Istituti di appartenenza a favorire progetti di approfondimento della storia e del significato della lingua e della letteratura italiane”.
Prima del premio non conoscevamo Sora. L’abbiamo conosciuta nelle giornate della manifestazione e abbiamo scoperto una cittadina che ha il fascino della più antica e nobile provincia italiana. Nel cuore della Ciociaria, segni discreti della grande cultura antica che emergono pian piano agli occhi del visitatore, insieme alla prorompente bellezza naturale: tra montagne boscose e un fiume ricco di memorie, la casa di Cicerone, l’Abbazia di San Domenico, la chiesa cattedrale medievale, l’ex collegio dei Gesuiti, l’area archeologica ed il Museo civico, e poi ancora acqua, con la cascata di Isola che scorre sontuosa tra aristocratici palazzetti antichi.
Qui si ritrovano i quattro giovani premiati che giungono da città diverse e lontane: da Catania, Ivrea, Anagni, Napoli. Ringraziano, riconoscenti, il mecenate e il sapiente organizzatore, raccontano i loro progetti e soprattutto il loro amore per la scrittura. Ed è anche qui la novità di questo premio. Della parola scritta dei giovani si parla spesso con preoccupazione, come parola avvilita dai nuovi mezzi di comunicazione che invece dovrebbero potenziarla: parola ristretta, omologata, contratta, senza differenze. A Sora, invece, la parola dei ragazzi vola, diventa straordinaria, si espande di differenze e colori. Qui, inoltre, si sperimenta una commistione tra la nobile arte antica- scrivere poesie e racconti- e l’esercizio tecnico di presentazione del proprio testo: ed ecco l’autoreautrice raccontare e descrivere il suo percorso di elaborazione delle parole, condividere criticamente, con chi legge, il suo iter di costruzione poetica o narrativa, la personale conquista di una lingua diversa, ricca, multipla.
Il prof. Marcello Carlino dell’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, che ha coordinato i lavori della Commissione di valutazione, emoziona la platea parlando della necessità di una conoscenza ricca e profonda della lingua, primo strumento di libertà e di identità. Le motivazioni della commissione sono calde, forti. “Io avrei premiato la bellezza delle parole del prof. Carlino!” , osserva una delle studenti premiate .
C’è anche un altro aspetto del Premio che merita di essere messo in evidenza. Poesia, letteratura e riconoscimento economico fanno da sempre a pugni. Qui no. Qui la parola viene premiata con libri e un riconoscimento anche in denaro ai giovani scrittori e poeti e alle loro scuole. Il premio permetterà alle scuole di promuovere altre esperienze e ai giovani di progettare un viaggio, l’acquisto di libri, la realizzazione di un desiderio messo da parte. Così alla cura della parola e della lingua si riconosce il valore materiale aggiunto che ha perduto nell’immaginario comune abbrutito da cattiva televisione, dalla prepotenza dei media, dalla fuga dalle buone letture.
Concluse le giornate sorane, restano la gioia e l’orgoglio di aver partecipato, il desiderio di continuare a far “crescere un lauro”. Sarebbe bello se il modello Sora fosse imitato! Mecenati d’Italia, donne e uomini dotti, mettete insieme le vostre risorse: seguite l’esempio del Cavalier Guelfo Basile e del Preside Gulia. Per la bellezza della nostra lingua, per sostenere i giovani, per aprire strade divergenti, in salita, al di sopra della devastazione in atto. I giovani ve ne saranno grati, il Paese ve ne renderà merito!
Pina Arena