Il molo di Messina deserto.

Il molo di Messina, uno dei più importanti porti di prima accoglienza dei migranti salvati in mare, oggi era deserto. Vi erano solo il personale medico, della croce rossa, i volontari e qualche giornalista ad attendere lo sbarco di oltre 900 migranti che in questa tornata festiva e natalizia sono stati salvati dalle navi della Marina Militare Borsini, Driade ed Etna, assieme ai mercantili Cougar e St. Jerneborg.

400 diretti a Pozzallo e oltre 900 sbarcati oggi a Messina come tanti poveri cristi, proprio oggi il giorno di Santo Stefano il primo martire della Chiesa Cattolica. I fatti e le parole a volte non bastano per svegliare le coscienze. Il dramma dei migranti ormai è conosciuto ed è quasi faticoso sentire le stesse cose dette e ridette.

Tutto questo non è bastato a fare alzare i Messinesi dal tepore festivo ed andare sui moli forsanche solo per dire io c’ero, non sono bastate neanche le parole del Papa dette ieri proprio all’Angelus: “Davvero tante lacrime ci sono in questo Natale insieme alle lacrime di Gesù Bambino”. I moli oggi sono rimasti deserti, non vi erano le associazioni che si rimpallano i meriti e gli onori d’aver alleviato il Natale dei più bisognosi della città. Non vi sono state raccolte di vestiti, di mangiare o solo di carità. Non vi erano le istituzioni del Comune o i politici di turno a dire: è tutto merito mio! Solo personale medico, la croce rossa e i volontari, incuranti della pioggia e del freddo a dare oltre la prima assistenza anche un po’ di calore umano.

Sulla prua della Nave Etna li trovi seduti in fila, ordinatamente, alcuni protetti solo dalle copertine isotermiche da pochi centesimi di euro altri da semplici sacchi in plastica e per rimanere in tema di freddo, al gelo, alla pioggia e a piedi nudi. Le analogie con la festa del Natale sono troppe per non rilevarle.

Così appare davanti agli occhi dei presenti Kate, su una barella della CRI, che stringe la sua piccolina di un anno e tre mesi sulla pancia. Una pancia ancora dolorante per il parto avvenuto sulla nave che la trasportava proprio il giorno di Natale. Una nuova vita per questa Nigeriana di 28 anni che ha lasciato l’Algeria per la terra promessa, la nostra terra. Una nuova Madonna Nera come quella di Tindari? E il piccolo Testimony Salvatore, come è stato prontamente battezzato dal personale di bordo, un nuovo Gesù Bambino?

Potremmo parlare a lungo di questo sbarco e rilevare che Salvatore pur essendo nato su suolo Italiano come è considerata la nave, non sarà un cittadino Italiano sino al compimento del 18 anno di età. Potremmo dire che i minori in questo sbarco erano solo una decina e che la maggior parte degli sbarcati ha già lasciato Messina per altre destinazioni. Potremmo dire che è solo una la persona che si è dichiarata malata di tubercolosi e malaria o che nell’infermeria della nave vi erano solo qualche caso di “scabbia” e due persone con ferite agli arti inferiori.

Ma forse per riportare un po’ d’umanità e empatia in questa storia è meglio sentire il Comandante della Nave da guerra Etna, il Contrammiraglio Pierpaolo Ribuffo, comandante del 29° gruppo navale della Marina Militare.

“Quando le tracce e i simboli di richiesta d’aiuto che visualizziamo sullo schermo si trasformano in persone, donne e bambini che chiedono aiuto è un’esperienza toccante. E pur sapendo che dietro quei simboli vi sono donne e bambini, la realtà è sempre più straziante. Un’esperienza estremamente toccante che ci fa sentire migliori.

Quanti interventi di soccorso in mare ha effettuato?

Ad oggi circa 40 e di questi proprio 8 nella giornata di Natale, e mentre parla il Contrammiraglio si commuove e si emoziona al ricordo degli interventi effettuati. La risposta la fornirà subito dopo.

“Probabilmente è l’essere marinai. I marinai sanno quanto sia sacra la vita. In mare forse questa è ancora più sacra e quindi siamo felici quando riusciamo a soccorrere delle vite umane e a dare speranza a questi disperati che si avventurano lasciando alle spalle una situazione insopportabile.

“E’ vero con il piccolo Testimony abbiamo avuto la vita a bordo e di questo siamo molto contenti, ma oltre a questo mi fa piacere dire che a proposito dello sfruttamento di queste persone da parte di trafficanti di esseri umani, ne abbiamo assicurati alla giustizia in un anno 360, mentre le navi catturate e sequestrate sono state 12.

Pietro Giunta 

IN ALLEGATO LA NOTA DELLA PREFETTURA DI MESSINA:

comunicazione_per_la_stampa_26.12.2014.pdf