Spesso quando si parla del sistema carcerario Italiano si sottolinea la condanna senza appello che la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo fece nel 2013 nei confronti dello Stato italiano per la riconosciuta incompatibilità dell’attuale sistema carcerario italiano con l’art. 3 della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, in riferimento alla proibizione di trattamenti inumani e degradanti.
Oggi le cose sembrano andare relativamente meglio come è stato riconosciuto nel giugno di quest’anno dall’Unione Europea. Ovviamente non tutto è risolto e molto deve essere ancora fatto, non solo in termini di risorse e impegno economico ma anche in termini di immagine. O meglio, di quella certa immagine che abbiamo del mondo carcerario. Sono questi i motivi che ci hanno spinto a dare spazio e parola a Domenico Nicotra, sindacalista della Polizia Penitenziaria con una lunga esperienza ultra ventennale nel O.S.A.P.P.
Esiste ancora l’immagine del secondino che va a prendere il caffè da Don Raffaè ?
“Queste sono figure retoriche che non esistono più. E’ solo che si vuole mantenere una certa immagine di quel tipo. Faccio un esempio: ogni tanto fanno vedere alla televisione la fila dei parenti e delle donne che di notte sono in attesa d’andare a fare il colloquio con i detenuti davanti al Carcere di Poggioreale, immagini spesso stigmatizzate da Rita Bernadini o da qualche altro radicale. In realtà si tratta di un rituale , una sorta di rito che piace trasmettere in televisione a quel modo Le posso assicurare che all’incontrario nessuno fa vedere il rito che accade nei paesini della Sicilia, dove anche i pensionati si mettono in fila sin dalla notte per ritirare la pensione, ma nessuno ne parla”. “Quello di Poggioreale è un rito e piace darne ( ai mass-media) quell’immagine. La stessa cosa accade con l’immagine che “vogliono” trasmettere della vita che si conduce in carcere… le assicuro che è tutta falsata. In carcere i detenuti hanno assistenza medica 24H su 24 e quando li liberiamo a casa non ce l’hanno… In carcere manca solo la libertà ma per il resto hanno tutto e funziona meglio che “fuori”. Alcune volte si sente parlare nei giornali di carcere lager, ma non è così. Quella situazione penitenziaria in Italia forse era presente negli anni 80 e 90, ma oggi non vi è più da molto tempo”.
La figura femminile nell’ambito delle Polizia Penitenziaria è integrata o vi sono situazioni particolari e a rischio ?
Non vi sono differenze tra uomo e donna. Il servizio è uguale per tutti. Pensi ad es. alle traduzioni di detenuti dove il servizio è reso indistintamente da tutto il personale, allo stesso modo nelle sezioni femminili del carcere. Non vi è nessuna distinzione, il rischio è uguale.
E con riferimento al “rapporto” con queste nuove figure femminili ?
La Polizia Penitenziaria ha fatto passi da gigante ed è possibile vedere figure femminili anche nella scorta del trasporto degli uomini perché il rapporto ormai è diventato paritario, anzi dell’argomento non se ne parla più perché non emerge più la necessità di farlo . Neppure nella sezione dove per legge possono stare solo le donne vi è la necessità di parlare dell’argomento… La polizia penitenziaria opera nell’ambito delle disposizione che riceve dalla magistratura… si figuri che veniamo usati anche come autisti. Ad es. quando un detenuto viene liberato deve essere accompagnato con la macchina sino a casa, ora mi domando e chiedo. Perché non se ne può andare a casa da solo? In altri termini la polizia penitenziaria, senza distinzione, tra uomo e donna fa qualsiasi cosa le venga ordinato”
Rispetto al tema del sovraffollamento delle carceri come si trova la Polizia Penitenziaria ?
Oggi le cose sono diverse. Il tema del sovraffollamento era più accentuato al tempo di Berlusconi e del Ministro della Giustizia Alfano, anche per le politiche della Lega del Nord. Attualmente, sia pure leggermente, quel numero di sovraffollamento viene giornalmente eroso e viene a scendere. Questo non significa che il carico di lavoro per la Polizia Penitenziaria sia diminuito, basti riflettere che a fronte di un organico di 46 mila unita vi sono solo 38 mila agenti penitenziari in ruolo.
E’ facile applicare nel settore la normativa d’avvicinamento a case per i soggetti che ne hanno diritto ?
Tutto sommato nella polizia penitenziaria il diritto se c’è viene applicato. A d es. la legge 104/92 per il personale penitenziario comporta un trasferimento temporaneo dalla sede di lavoro a casa che può essere anche all’altro capo dell’Italia e dura tutto il tempo necessario. Questo è anche il momento più difficile, perché dopo che una persona è stata per 3 o 4 anni vicino casa per assistere un disabile e poi dopo aver sofferto per la perdita dello stesso è costretta a ritornare indietroò
Si parla oggi d’accorpare il corpo della polizia penitenziaria a qualche altro corpo di polizia.
“Sono stato la settimana scorsa dal Ministro Orlando, dichiara il dirigente del sindacato delle Polizia Penitenziaria, per un tavolo tecnico sulla riforma della Polizia Penitenziaria, riforma avviata del premier Matteo Renzi e che vorrebbe accorpare le varie forze di polizia del paese. Dalla discussione non è emersa una linea univoca, continua, perché ancora non sono chiare le funzioni e le competenze tra le commissioni nominate dal Ministro Orlando e quella presieduta da Nicola Gratteri”. Il famoso Procuratore aggiunto di Reggio Calabria, messo dal Premier a capo della commissione che avrebbe il compito di riscrivere le norme di procedura e i regolamenti, anche quelli riferiti al DAP (Dipartimento Amministrazione Penitenziaria), in modo da innovare gli strumenti di contrasto alla criminalità organizzata. Composta da 12 membri la commissione Gratteri ha tra le sue fila anche il Sostituto Procuratore delle Repubblica di Messina Sebastiano Ardita. “Di fatto, precisa Nicotra, da una parte vi sono state quattro commissioni che hanno lavorato, per disposizione del Ministro, sui regolamento del dipartimento e del Ministero e dall’altra parte c’è la “voragine” sullo stesso argomento della Commissione Gratteri. Sulla scorta di questo hanno pensato in questi giorni di accorpare i vari corpi di polizia. Per la Polizia Penitenziaria non si riusciva a trovare un accorpamento ed alcune voci la verrebbero unire alla Polizia di Giudiziaria con la denominazione di corpo di Polizia della Giustizia. Agli ordini di un magistrato andrebbe ad agire nell’ambito dei Tribunali e delle procedure inerenti all’esecuzione della pena”.
Un sindacalista come lei, come si trova davanti a tutti questi progetti di riforma ?
“Un sindacalista non vive di promesse ma di proposte e speranza. La speranza che l’amministrazione e il governo possano fare di più per le esigenze delle famiglie, per i rischi che corrono le guardie penitenziarie, per i detenuti. Pensando ad un carcere più umano piuttosto che orientarsi esclusivamente a ridurre i costi.”
Pietro Giunta