La mamma di un giovane rapper ci racconta
I fatti accaduti a Ancona, presso la “lanterna azzurra” hanno scatenato reazioni di ogni tipo, sui social è stato contestato il linguaggio “artistico” del rapper Sfera Ebbasta”. Ancora una volta tutti esperti di un qualcosa. Eppure non era quello l’oggetto del contendere, sei persone sono morte per altri motivi.
Questo dimostra anche la nostra incapacità di vedere oltre, quanto realmente conosciamo il mondo dei nostri figli? Quanto siamo disposti a comprendere?
Al fine di avere un punto di ascolto “colto” abbiamo interpellato la mamma di un ragazzo affascinato dalle capacità espressive del modo Rapper
Lei è la mamma di un adolescente, quanti anni ha suo figlio?
Si certo, mio figlio ha 16 anni
In piena evoluzione sociale…
Ma già con le idee chiare, sul dove stare, socialmente. Le idee sono molto chiare fra gli adolescenti. I ragazzi sanno cosa vogliono-
Suo figlio mostra chiari interessi verso il mondo dei “rapper”. Cos’è un rapper?
Il Rapper è una persona comune, con tanta voglia di dire quello che pensa
Voglia di denunciare un disagio sociale?
Si, certo. Lo fanno come lo facevano i cantautori nella nostra generazione. Loro hanno solo un altro stile e altri codici di comunicazione.
Non inneggiano a droghe o violenza?
Io vivo la realtà di mio figlio ma per comprenderla ho studiato e studio ancora, bisogna saper leggere fra le righe e non solo di quanto viene detto ufficialmente. In questo mondo di Rapper esistono varie categorie di soggetti; ci sono anche quelli che inneggiano a droghe, ma sono veramente in pochi, non ci dobbiamo preoccupare. C’è una gran parte sana che ha voglia di fare e smuovere le cose. Poi non dimentichiamo che Vasco Rossi cantava la “Coca”.
E’ un modo di denunciare un disagio giovanile?
Si, ovviamente riferibile alla normale sensazione di disagio di una fascia di età
Oggi gli stadi sono stati sostituiti dal “locali” dove incontrarsi per concerti o Jam session
Le jam session sono partecipazioni brevi dell’artista, presenta qualche brano, fa delle anticipazioni
Comunque per un genitore tutto ciò significa accompagnare il proprio figlio e aspettarlo per ore
Accompagnarlo e attenderlo per ore, a volte troppe. Preoccuparsi del posto, sperare che sia sicuro, adeguato: “giustamente accogliente”. I locali presso cui accompagniamo i nostri figli sono diversi fra loro, molti sono sicuri ma non mancano gli improvvisati o quelli che pur di fare cassa accettano un pubblico più numeroso di quanto consentito. Noi genitori dovremmo porre maggiore attenzione rispetto a questo.
Quello che invece va oltre ogni possibile controllo è dato da certe “abitudini” che sono comuni a tutti i locali, come fare attendere a lungo, i ragazzi, spesso per ore, a volte sino a tre ore l’arrivo del cantante in oggetto. Questa attesa è sempre mirata a far spendere i soldi dei ragazzi al bar. Mentre per noi genitori l’attesa si protrae spessi fino alle due/tre di notte, con tutta l’ansia che ne deriva, sei contento perché sai che tuo figlio sta facendo una cosa che a lui piace, però l’attesa è snervante
Spesso ti ritrovi a condividere l’esperienza con altri genitori in attesa o addirittura con i “buttafuori” del locale che, con atteggiamenti comprensivi, spesso ti comunicano che l’ospite non è ancora arrivato. E l’attesa cresce.
Certo ogni situazione è diversa, come sono diverse le ansie, le paure. Anche i locali sono diversi, quello in cui si è verificata la tragedia, per esempio, era in campagna, il trasporto dei giovani veniva effettuato con navette. Ma comunque credo sia accaduto a ogni genitore di dover accompagnare il proprio figlio
Ma nei discorsi fra genitori, al parcheggio, qual è la paura più forte?
L’imprevedibile! Tu sai chi è tuo figlio, tu ne sei la radice, per questo riponi in lui la massima fiducia, sai che i suoi valori, i suoi principi sono quelli per cui tu ti sei battuta, ma l’imprevedibile è tutto ciò che sta intono a tuo figlio in queste situazioni; come la condivisione degli spazi con altri ragazzi che non hanno vissuto la stessa situazione familiare o ambientale, o l’imprevedibile, il caso,: la calca.
Ma non puoi vivere con troppe paure, tutto purtroppo è delegato anche al comportamento degli altri. Non puoi non comprare il motorino a tuo figlio, anche se sai che basta un automobilista che apre lo sportello all’improvviso per generare una tragedia
Dopo aver saputo dei fatti di Ancona vi siete sentiti fra genitori?
Non è accaduto direttamente, ci siamo confrontati sui social. I social sono più profondi, ti permettono il confronto diretto con più famiglie contemporaneamente e ti offrono maggiori spunti di riflessione