Oggi in riva allo stretto per un malore è morto un uomo. In pieno centro cittadino, Largo Minutoli, alle ore 9:00 circa le autorità competenti si sono trovate davanti un corpo steso a terra, lo sportello di una vecchia Fiat Punto verde aperto e il muso della macchina
rivolto verso il Porto di Messina.
Un fatto naturale la morte, come la vita. Un evento che capita quando meno te lo aspetti e che comporta conseguenze impreviste e improvvise. Il dolore dei familiari, a cui vanno le più sincere condoglianze, la pietas o la curiosità dei passanti e l’agire operoso delle autorità preposte all’intervento.
Detto questo, fossimo una città civile, non ci sarebbe nient’altro da dire e da scrivere. Mettere un punto, confermare la partecipazione al dolore della famiglia e via, la vita continua.
Ma i Messinesi anche in queste situazioni riescono a dimostrare di non essere una cittadinanza civile. E cosi mentre è naturale morire, mentre è naturale, anzi doveroso per rispetto alla salma, coprire con un lenzuolo il corpo, non è doveroso e non è civile sbarazzarsi della coperta termica, dei guanti e delle mascherine usate attraverso un normale raccoglitori di rifiuti.
Questi, come dovrebbero sapere gli operatori intervenuti, sono da considerarsi a tutti gli effetti rifiuti speciali che abbisognano di un trattamento di smaltimento particolare e differenziato. La normativa in materia è chiara. “Sono considerati rifiuti sanitari tutti i rifiuti che provengono specificamente da attività sanitarie o del settore sanitario. In particolare quando si esaminano o si maneggiano, per ragioni mediche o scientifiche, tessuti, liquidi o escrezioni provenienti da corpi umani o animali, fosse anche solo per le attività riferite ai servizi di salvataggio”.
A questo punto domandarsi come mai tali rifiuti campeggiano in bella mostra e in pieno centro cittadino può essere anche una domanda retorica, ma ciò non toglie nulla alla circostanza che taluni Messinesi sono incivili.
Pietro Giunta