La strana storia dei due alberi di Natale a piazza Cairoli, Messina. L’incontro-scontro degli interventi di decoro della giunta e dei privati.
In principio fu la luce. L’albero di luce. Uno stile minimal inconfondibile, che lo ha reso noto con il soprannome di “ombrello”. Polemiche. Poi arrivarono i privati ed un enorme albero bianco fece bella mostra di sé su un palco. Ben visibile da chilometri di distanza sulla lunga via che attraversa la città. Polemiche. Si facevano compagnia a pochi metri l’uno dall’altro. Anche se l’albero di luce soffriva un po’ di senso di inadeguatezza. Polemiche. L’alberello striminzito fu dunque spostato in una zona periferica, per allietare gli occhi di grandi e piccini. L’alberone, invece, sempre più tronfio e di rosso vestito rimase sul palco. Polemiche. Pochi giorni dopo, spuntò lo striscione di “augurissimi” dello sponsor privato. Polemiche.
Il settimo giorno si riposarono. Ed i cittadini messinesi iniziarono a riporre i propri auguri e speranze tra i rami bianchi del grosso albero portato in dono da chi non voleva l’isola pedonale. Tra sgrammaticature e grafie incerte, cuoricini e stelline, i desideri dei messinesi si assiepano, donando qualche minuto di svago anche a chi si ferma a curiosare tra quei foglietti riciclati strappati da qualche agenda o ricavati da fazzolettini del bar.
C’è chi chiede di poter scappar via dalla città, chi vorrebbe restare e chi scrive «se non chiedo troppo fa che possa ritornare a viverci». Un appello da parte dei ragazzi dell’istituto nautico “Caio Duilio”, che rischiano di essere trasferiti a chilometri di distanza dall’attuale sede scolastica. Qualcuno scambia Babbo Natale per un mago e chiede che Accorinti e la sua giunta “spariscano” allo scoccar della mezzanotte. Ed a proposito di politica, non manca la richiesta di dimissioni per «tutti i consiglieri che hanno lottato per la chiusura dell’isola» ed un generico «Free Messina», chiara ironia nei confronti dell’amministrazione. Non è indenne dalla critica neanche il presidente della Regione Sicilia.
I bambini, invece, si scoprono i più generosi. Qualcuno chiede che i propri genitori si vogliano bene per sempre, altri che i bambini poveri e più sfortunati abbiano da mangiare. Una bimba vorrebbe che il papà trascorresse più tempo con lei, ricordando le piccole protagoniste dei film natalizi. Ma il pensiero di tutti va ai parenti in difficoltà, al desiderio che serenità ed allegria accompagnino queste festività di crisi.
C’è chi, invece, scambia l’omone in rosso per cupido e chiede maschi, fidanzati ed amore. Chi non vuole sentire più il “vuoto”, chi desidera laurearsi presto o raggiungere i propri obiettivi, chi promette di smettere di «buttar soldi» nelle sale giochi e chi vorrebbe trovare i compiti di matematica già fatti.
Insomma, il grande albero bianco, al di là di polemiche ed esaltazioni, nasconde tra i suoi rami i semi di una città striminzita, come l’albero esiliato, piena di sogni e desideri frustrati, in cui regna tutto ed il contrario di tutto. Una città senza bussola, in cui il dibattito su luminarie ed addobbi natalizi fa eco per giorni, mentre i consumi calano ed i regali si fanno sempre più piccoli. E se qualche precario – del settore pubblico – stappa champagne francese, cercando di coprire l’amaro in bocca dell’incertezza, altri in tavola porteranno il vino in brick.
Ma come scrive qualcuno, «Messina è bella. Abbiamo scelto di viverci. La cambieremo». È quella flebile luce di voglia di riscatto che spesso sembra mancare in riva allo Stretto, dove si è troppo impegnati a polemizzare piuttosto che a fare, a criticare piuttosto che a proporre.
Alba Marino