Il paese riempito dagli uomini venuti dal mare

“La vera rivoluzione non sta nella caduta del muro di Berlino ma è nella Calabria di Riace” A parlare è Wim Wenders, uno dei registi più famosi al mondo che nel “Volo” un cortometraggio girato tra Riace e Caulonia ha fatto emergere la storia singolare del piccolo paese della reggina ionica e del suo sindaco Mimmo Lucano che ha creato un luogo di eccellenza di accoglienza di immigrati. La politica per questo primo cittadino è stata ed è una missione che mette al primo posto l’uguaglianza dei diritti, la capacità di autodeterminarsi e la valorizzazione del territorio che significa soprattutto salvaguardia dei valori più antichi. Oggi grazie al suo operato dunque Riace è conosciuta non soltanto per i bronzi ripescati in mare negli anni settanta ma anche per l’esempio di integrazione e multiculturalismo che ha saputo plasmare.

Noi de il carrettinodelleidee.com abbiamo intervistato il sindaco virtuoso per offrire al lettore il punto di vista di chi crede ancora nel valore etico dell’impegno politico.

Nel 1998 il paese di Riace, si era spopolato mentre dal mare arrivarono trecento curdi che cercavano asilo. Può raccontarci cosa successo in quegli anni e come il paese è passato da luogo di emigrazione  a immigrazione?

Ho visto questi uomini e queste donne che venivano dal mare. Subito li ho soccorsi e li ho portati  da un mio amico vescovo per offrirgli una prima sistemazione in una struttura parrocchiale che era abbandonata. Mi sono appassionato subito alle loro storie, alle loro rivendicazioni, tanto che quando i preti mi hanno chiesto di lasciare libera quella struttura non sono rimasto sordo al grido d’aiuto dei miei amici curdi. In quel periodo, infatti, a Riace non c’era stata la guerra ma in fondo è come se ci fosse stata. C’erano tutte le abitazioni abbandonate per l’emigrazione così mi sono attivato e ho chiesto ai miei amici sparsi in tutto il mondo -la maggior parte in Argentina e in America- di poter utilizzare le loro case. Abbiamo costruito in  breve tempo e in modo spontaneo un centro d’accoglienza senza retorica, teorie ma soprattutto senza finanziamenti.

In questi anni lei ha sempre portato avanti uno sviluppo che si basa sul recupero delle tradizioni locali in contrapposizione alla crescita che non preserva il territorio. Quanto è importante per un popolo come la Calabria mantenere la propria identità?

Sì visto sempre in un’ottica di resistenza. Bisogna rispettare la cultura del luogo, la cultura umanista e contrapporla al dilagare ossessivo della civiltà consumistica che vede nei centri commerciali l’unico punto di attrazione. Per me un luogo dove ci sia la sopravvivenza degli elementi pastorali e delle semplicità è di fondamentale importanza, perché solo in questo caso si configurano il rispetto dell’ambiente, della vita umana ma soprattutto dell’uguaglianza sociale

Il suo approccio etico alla politica è assolutamente virtuoso. Oggi molti sindaci- penso Giusy Nicolini e Renato Accorinti si stanno muovendo per in tal senso ma l’operato dei sindaci non è sufficiente. C’è un messaggio che si sente dare alle istituzioni?

Io sto per concludere il mio impegno decennale come sindaco. Nel 1998 ero semplicemente un cittadino impegnato nella politica, soprattutto nelle sue diramazioni sociali. Diramazioni che risentono della formazione di Lotta continua e che ha prepotentemente influenzato la mia attività che si è incentrata nell’ ospitare gli ultimi, nel dare asilo a tutti coloro che sfuggono dalle guerre, nell’avere comunque contatti con  persone che hanno rivendicato i diritti umani fondamentali. In questi giorni mi capita spesso di fare delle riflessioni sul mio operato, e in particolare penso a quando sono stato vicino al movimento di “medicina democratica” quando c’era in discussione l’abolizione della legge 180 sulla chiusura dei manicomi. Franco Basaglia aveva portato una luce in quel mondo fatto di disprezzo, popolato dalle persone sempre deboli, in questo caso i malati mentali. Oggi viviamo in un’epoca in cui chi fa la differenza è un’ esigua minoranza e spesso il potere inteso come struttura di intrecci economici, politici e mediatici vince sempre. Io posso parlare solo della mia esperienza e in questo senso dare consigli : il vagheggiare altri mondi possibili è necessario perché come diceva Franco Basaglia “nel momento stesso in cui convinciamo altre persone vinciamo”. Quando penso che tutto sia inutile penso che non bisogna mai smettere di lottare per la difesa dei diritti. Lo stesso Wim Wenders ha visto nella nostra realtà un territorio dove si tocca con mano la fratellanza, dove le diverse etnie giocano, scherzano e si confrontano. E’ difficile tornare indietro da tutto questo ed è su questo fronte che bisogna continuare. Oggi la gente mi ferma per strada e la prima cosa che mi chiede è chi continuerà questa politica solidale.