L’incredibile storia del piccolo Grisù, di istituzioni che funzionano e di un pugno d’impagabili volontari ‘nell’ombra’
E’ il pomeriggio del trascorso Venerdì Santo e ci troviamo a Messina, in località Massa S. Giorgio, al confine con Massa S. Lucia e la nostra amica decide di rilassarsi, in compagnia dei suoi amici del cuore – alcuni dei cani dei quali Daniela si occupa nelle pause lontane dal servizio – concedendo a sé stessa ed ai suoi beniamini una tonificante passeggiata collinare. La ‘scampagnata’ improvvisata procede tranquillamente e la nostra amica sta godendosi beatamente uno dei molti paesaggi suggestivi del nostro splendido territorio (poco valorizzato da noi ‘cittadini’, che ci ricordiamo dei declivi collinari che ci circondano solo in pochissimi giorni, durante i quali è ‘consuetudine’ di massa precipitarvisi tutti insieme, spesso contribuendo ad inquinarli, nell’assenza di quel rispetto, sempre più raro oggigiorno, che dovrebbe costituire, invece, l’elemento inalienabile, culminante nella difesa di un nostro inestimabile, irrinunciabile patrimonio comune), continuando ad inoltrarsi per un territorio non battuto generalmente nemmeno da altri amanti dei percorsi nella natura; la strada diviene impervia e ad un tratto i cani al suo seguito mostrano dei chiari segni di nervosismo. Daniela comincia a chiedersene la ragione. Ponendosi attentamente in ascolto, riesce a percepire una sorta di sordo lamento e, cercando di seguirne l’origine fonica, dopo varie ricerche effettuate, ne individua inquietantemente la provenienza nel fondo d’una scarpata. Prova a calarsi più volte, pur senza individuarne immediatamente il soggetto fonte di quei richiami strazianti, ma il terreno è assai irto e ripido: riesce però a visualizzare una sorta di fagottino, il quale deduce possa contenere un esserino in difficoltà e decide, razionalmente, d’invocare la collaborazione di abili professionisti arrampicatori, rivolgendosi appunto ai Vigili del Fuoco. Giunge sul posto l’operosa squadra proveniente dalla Stazione pressi ex Osp. Margherita, agli ordini del caposquadra Francesco Arena, che recupera il corpicino di un piccolo meticcio, dall’apparente età di 12 giorni (come dichiarato successivamente dai veterinari dai quali è stato sottoposto alle necessarie visite) ormai totalmente reso afono dalla disperazione dell’aver gridato per chissà quanto tempo nella ricerca d’aiuto. Il cagnolino, strappato brutalmente alla madre che lo stava allattando, é stato avvolto in un sacchetto di plastica e molto probabilmente lanciato dal solito maledetto bastardo (non riesco ad immaginare altre espressioni meritevoli di tale gesto, scusatemi, cari lettori) nella scarpata con il chiaro intento di provocarne la morte che, nel caso non fosse sopraggiunta a causa del lancio effettuato, sarebbe sicuramente arrivata per soffocamento o per fame e sete. Ma l’infame individuo ha fatto male i suoi conti, non potendo considerare gli epici protagonisti della nostra storia e l’enorme attaccamento alla vita del povero cagnolino, il quale, quasi raccogliendo tutte le sue forze residue, tutto sporco e bagnato dopo la non certo invidiabile disavventura, lancia un suo ultimo guaito quasi a voler ringraziare i suoi salvatori, si accascia stremato ma finalmente sereno tra le loro membra pietose e calorose che fanno quasi a gara a scaldarlo e ripulirlo e che intuisce immediatamente essere mani amiche.
Da quanto tempo si trovasse lì, il povero cagnetto, ribattezzato prontamente ‘Pasqualino’ e successivamente ‘Grisù’ (chiari riferimenti il primo nome al periodo del ritrovamento ed il secondo ad un celeberrimo cartoon italiano che narrava la storia di un piccolo drago che da grande avrebbe voluto fare il pompiere) dai vigili e dai volontari che adesso lo hanno in temporanea gestione, non è facile da stabilire, proprio in virtù dell’eccezionale tempra dello stesso animaletto che lascia persino pensare che si possa esser trovato lì da persino più tempo di quanto sia possibile supporre.
L’affidamento del cagnolino è stato momentaneamente concordato dai suoi salvatori, come già accennato, a una coppia di volontari molto esperti, già noti in città per aver ‘rimesso al mondo’ decine e decine di animali dati frettolosamente per ‘spacciati’: Maria Ausilia ed Antonio. Dotati di un’abnegazione davvero insolita, di una brillante esperienza acquisita ‘sul campo’, unita ad una predisposizione inusuale nei confronti degli animali in genere, Ausilia ed Antonio, in poco tempo han posto il nostro piccolo eroe a quattro zampe in grado di trasformarsi in un piccolo leone.
Delle vicende dei due volontari Ausilia ed Antonio tratteremo anche in altre occasioni perché la loro storia è una di quelle che merita di essere raccontata: in questa sede vi diremo soltanto, per farvi avere un’idea, che, dopo aver gestito circa un centinaio di gatti e una trentina di cani con altri amici (pochi per la verità), continuano ad occuparsi di altri animali in varie sedi, ospitando nella loro piccola quanto originalissima casetta, una dozzina tra gatti e cani che convivono pacificamente, ponendosi al servizio di chi, tra gli animali, ha più bisogno: e lo fanno sacrificando i propri stessi mezzi di sostentamento (tra parentesi a lavorare attualmente è purtroppo uno di loro) e senza chiedere nulla. Parlando con l’ineffabile Antonio – che è persona dalla spontaneità e simpatia travolgente, come la cagnolina che l’osserva, letteralmente estasiata, posta tra le sue braccia, ed un altro cagnolone nero (Duncan) che saltella per ‘baciare’ ripetutamente il sottoscritto, un altro ancora che riposa sul divano sgranogghiando un pezzetto di pane, mentre 16 occhi felini mi osservano curiosamente, quale nuovo ospite nella loro casa, mentre la dolcissima Ausilia è impegnata nella poppata di Grisù – egli mi rivela però un suo sogno mai celato, anche se forse timidamente mai compiutamente espresso o comunicato a chi sia nelle possibilità di realizzarlo: “Sarebbe bello se i tanti volontari – tra i quali non mi pongo – (ma lo sei ‘honoris causa’, Antonio! Chi mai più di te… di voi? Il tuo é un eccesso di modestia, credi… N.d.R.), spesso isolati e costretti, loro malgrado, a sacrifici personali notevoli e che comunque non pesano loro ma alla fine li condizionano gioco forza, potessero uscire finalmente ‘dall’ombra’, dedicando agli animali il loro tempo in modo più organico, senza rischiare di annichilirsi, annullando così in parte la propria stessa vita, ponendoli invece nelle migliori condizioni per porre compiutamente tutta la loro esperienza a servizio della comunità.”
Il cagnolino Grisù, pur ancora non svezzato, ha ricevuto una prima richiesta di adozione che sarà valutata attentamente nei prossimi giorni; se altre persone fossero interessate ad adottare il piccolo o altri sfortunati animali, possono inviare la loro richiesta in redazione: è emergenza continua, purtroppo, e già, senza aver ancora finito di narrarvi la storia di Grisù, ci giungono notizie di vari altri ritrovamenti e di animali ai quali è necessario fornire il calore di un’adozione consapevole.