Un’ adolescente attraversa dolorosamente il mondo delle coetanee e dei coetanei, delle adulte e degli adulti, ed il suo diventa un viaggio di conoscenza e scoperta della felicità, attraverso il dolore, di conquista attraverso la perdita, di conoscenza attraverso il buio. Nel bel romanzo di esordio di Chiara Riscica, che ha appena compiuto diciotto anni, si fondono il racconto di un viaggio di esplorazione interiore e la poesia, in una scrittura straordinaria perché fonde la leggerezza e le asprezze della giovinezza con una densità quasi adulta. In un luogo-non luogo, concreto e metaforico, tra personaggi della vita reale insieme ad altri che sembrano venuti fuori da un mondo magico, si muove Serena, l’alter ego di Chiara, che tocca, troppo giovane, il vuoto della morte, la sofferenza e la gioia della ricerca e della conquista di se stessa.
Incontro Chiara in un pomeriggio d’estate, in occasione della prima presentazione del suo libro.
Domina l’emozione con sorrisi gentili. E’ di poche parole ed ha grazia schiva, tutta adolescenziale. Appena si libera dall’accerchiamento del pubblico che se la contende, le chiedo se è disponibile ad un’intervista.
Annuisce. Nasce una conversazione che vorrei leggessero ragazze e ragazzi perché Chiara è una giovane straordinariamente atipica, adulte e adulti perché le sue parole fanno sperare nella forza di sentimenti delle nostre giovani donne.
.Da dove è nata l’idea di questo libro? -Ero al primo anno di liceo. Avevo cominciato a scrivere altre storie di fantasia, ma non le avevo mai completate. Con questo libro invece ho tentato per la prima volta di scrivere qualcosa che riflettesse la mia storia personale in quella della protagonista. Il libro è nato da solo mentre lo scrivevo. E allora si tratta di un’opera autobiografica? -In quest’opera molti dei pensieri della protagonista sono i miei , così come il rapporto con la musica, La storia è inventata, ma in essa si riflette molto il mio carattere.
Il romanzo comincia con la morte prematura del padre di Serena. Poi un altro lutto dolorosissimo entrerà nella sua vita e la segnerà fortemente. Perché hai scelto di parlare della morte, un tema così duro e così adulto? -Ho scelto di parlare della morte perché in realtà volevo parlare della vita. Ho voluto fare un percorso al contrario; penso che attraverso lo scontro con ciò che è sconosciuto e temuto, si possa meglio raccontare la paura dell’ignoto e del dolore, dare valore a quello che abbiamo ma non sempre apprezziamo.
I coetanei di Serena (e tuoi) , a parte alcune eccezioni, non danno il meglio di sé nel romanzo. Cosa pensi di loro? – I coetanei di Serena rappresentano la gran parte dei ragazzi di questi tempi, persone che hanno le possibilità di migliorarsi, ma non le sfruttano perché non le comprendono. Una categoria sociale che si muove all’unisono guidata dalla moda, ignorando del tutto i valori delle generazioni passate.
Nella formazione di Serena la scuola non è capace di ascolto e di guida per i giovani. Secondo te, cosa dovrebbe fare perché lo sia, perché sappia parlare loro?
-La scuola ha il difetto di non saper ascoltare. Il sistema è basato su metodi d’insegnamento che si limitano a fornire informazioni ai ragazzi. Ciò che invece li aiuterebbe nella loro crescita è il dibattito, lo scambio di opinioni. La scuola è piena di persone che la considerano un dovere, quando invece è un grande diritto.
La musica ha una potenza salvifica nella vita di Serena, : Cos’altro può avere questa forza e potere per i giovani? -Per i giovani la musica è una via che li può aiutare a comprendere se stessi. E come la musica, può l’arte. L’arte è la libera espressione dell’io interiore di una persona, e grazie a essa si può imparare a educarsi interiormente, dominando gli istinti, e migliorando l’ascolto dei propri pensieri. É come una medicina per chi si sente solo; aiuta a capire che in realtà il problema non è essere soli, ma non saper stare con se stessi.
I tuoi progetti per il futuro? -Per il futuro io posso solo sperare di poter continuare a scrivere sempre, perché è una mia grande passione. Vorrei scrivere un altro libro che riguarda una storia del 1945, anni della guerra, e le conseguenze delle terribili scelte dei leader politici sui ragazzi del tempo.
Un libro che ti ha guidata e illuminata nella scrittura del tuo romanzo. -Un libro che mi ha aiutata molto è stato “Bianca come il latte, rossa come il sangue” di Alessandro D’Avenia, perché mi ha fatto riflettere sulla possibilità di raccontare da dentro la storia di un’adolescente in guerra con il mondo intero.
Concludiamo: tanti giovani, e soprattutto tante giovani, pubblicano romanzi e poesie. Immagina di parlare ad un lettore indeciso: perché dovrebbe leggere il tuo romanzo? Consiglierei di leggere il mio romanzo perché credo che chi legge possa ritrovarsi nella protagonista. Serena è infatti il simbolo di un percorso interiore che tutti noi compiamo. Inoltre credo che le poesie che ho composto possano essere lette immaginando il suono di un violino, in un’atmosfera surreale che vorrei suscitasse le stesse emozioni di benessere e gioia che ho provato io mentre scrivevo.
Pina Arena
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