Il Teatro Antico di Taormina puzza

A rischio igienico sanitario tutti i siti archeologici e culturali di Messina, della provincia  e della Sicilia.

Una situazione che si protrae ormai da diverse settimane e che ha visto realizzarsi una delle vergogne più eclatanti degli ultimi anni, l’interruzione del servizio di pulizia nei siti culturali e archeologici più famosi al mondo: dal Teatro Greco Romano di Taormina alla Villa Romana di Patti, dall’ Antiquarium di Milazzo al Castello di Spadafora, dalla Villa Romana di San Biagio di Terme Vigliatore al Museo regionale interdisciplinare di Messina ed ancora l’Area archeologica Teatro antico e Antiquarium di Tindari, il Castello di Tauro di Taormina, il Museo archeologico regionale Bernabo’ Brea di Lipari, L’Area archeologica di Naxos e il Museo naturalistico regionale di Isolabella e Villa Caronia. Situazione analoga in tutti i siti della Sicilia.

Non si tratta solo di spazzare i pavimenti e pulire le finestre, si tratta della palese incapacità e inadeguatezza nel saper tutelare dei beni culturali e archeologici che ci danno “letteralmente” da mangiare. Solo al Teatro Antico di Taormina si registra un flusso costante di tremila turisti al giorno che ci portano, escludendo l’indotto, circa 65.000,00 euro al giorno e noi come li ricambiamo? Con bagni e latrine, sporche, intasate e il più delle volte chiuse per non essere stati capaci di programmare e appaltare il relativo Servizio di pulizia. E’ da registrare a tal proposito che il Comune di Taormina, stante l’emergenza, ha messo a disposizione del Teatro il suo personale addetto alle pulizie, sia pure per una sola ora al giorno.

Nasce da questa incapacità la nota della Regione Siciliana, datata 1 Giugno 2013, con la quale si comunicava agli uffici competenti che veniva interrotto il servizio di pulizia degli uffici e dei siti, culturali e archeologici, di tutta la Sicilia e di quelli che dipendono dalla Soprintendenza Regionale dei beni culturali di Messina e provincia, la quale a sua volta si giustifica con la mancanza di fondi che non sarebbero stati messi in bilancio dall’Assessorato Dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana della Regione.

Potremmo continuare con note di colore che vedono la eroiche impiegate regionali degli uffici della Soprintendenza di Messina essere costrette a provvedere direttamente a pulirsi i bagni degli uffici; potremmo discutere del timore di lavoratori che costretti a lavorare in condizioni igienico-sanitarie proibitive, preferiscono sviare e sottacere per il timore di vedersi chiudere gli uffici e i siti dall’Azienda Sanitaria Locale. E’ di giorno 6 Giugno, infatti, una dura nota di protesta della CGIL di Messina che, tramite la sua Segretaria Clara Crocè, conferma di aver formalizzato un esposto all’Asp di Messina per denunciare il rischio igienico-sanitario e chiedere un’ispezione il cui risultato non potrà che essere la chiusura di tutti gli uffici e i siti…e forse è anche per questo che ancora niente si è mosso.

Potremmo riportare le parole tranquillizzanti dell’Assessore Giusi Furnari che, raggiunta telefonicamente, si è preoccupata di chiarire la disponibilità del Governo Crocetta a “risolvere” il problema e a smorzare i toni con la CGIL di Messina che “ha mandato la sua nota prima di conoscere i nuovi sviluppi e il finanziamento di un milione e 780.000,00 euro che è stato riconosciuto”…ma di cui ancora non vi è traccia.

Tenteremo invece, sia pure brevemente e senza voler indicare nessun colpevole, di comprendere quali possono essere stati i meccanismi e le convenienze economiche che hanno consentito ai funzionari preposti di non applicare la legge nazionale in materia d’appalti, preferendosi affidare il servizio di pulizia e i relativi presidi, di anno in anno se non di sei mesi in sei mesi, a imprese e ditte locali.    

Infatti, con l’approvazione della legge n.228, del 24 dicembre 2012 (Legge di stabilità), pubblicata in G.U. del 29.12 2012, vige per tutte le amministrazioni statali centrali e periferiche, l’obbligo di far ricorso alle procedure Consip, per gli acquisti di Beni e Servizi. Le restanti amministrazioni pubbliche possono e non devono ricorrere alle convenzioni di cui al presente legge ma in questo caso ne devono dare apposita e motivata giustificazione.  

In altri termini e per evitare distorsioni, connivenze, illeciti e cartelli d’imprese per cui vincono sempre le stesse ditte, nella gestione degli appalti si è previsto che l’Ente appaltante sia a carattere nazionale e dopo aver espletato la gara ed individuato il vincitore si creino delle convenzioni apposite a cui possono aderire tutti gli altri Enti Ragionali o Locali. Sarà poi il vincitore che con appositi subappalti locali eseguirà il servizio richiesto dall’amministrazione locale.

Ma se questo poteva essere un rimedio per evitare una figuraccia che rischia di diventare di rilievo mondiale è l’altro aspetto che lascia perplessi. Ed infatti le spese per il servizio di pulizia sono spese necessarie per legge. Non si possono accettare le giustificazione date dall’Assessore Giusi Furnari, secondo la quale “si è trattato di somme che non erano state previste in bilancio tanto che si è dovuto provvedere con un emendamento…che io ho voluto fortemente.”    

In questo caso non si trattava di fare degli investimenti e quindi spese che dovevano essere programmate, in questo caso si trattava di spese che si ripetono di anno in anno e sono tanto necessarie che uno dei requisiti, richiesti dalla Corte dei Conti, per dichiarare il dissesto di un Ente e quindi anche della Regione Siciliana è proprio l’incapacità economica di provvedere alle spese del servizio di pulizia. 

Tutta la vicenda lascia perplessi e anche le resistenze del Sindacato contrario alla procedura Consip per timore che si voglia “esternalizzare” il servizio o per le poche ore di lavoro che la procedura comporterebbe non convincono, anche alla luce della circostanza che le modalità del servizio, la sua qualità e le ore di lavoro dipendono esclusivamente dalle richieste fatte dall’amministrazione locale che chiede di aderire alla convenzione. L’unica cosa che la procedura Consip impedisce è il generarsi di rapporti di frequentazione tra funzionari che per anni frequentano lo stesso ufficio con ditte che fanno altrettanto.

E che le cose siano nei termini sopra descritti lo dimostra il fatto che gli unici due siti archeologici culturali dove non si registrano problemi sono l’Area archeologica Halaesa Arconidea di Tusa e il Museo delle Tradizioni silvo-pastorali di Mistretta dove, guarda caso, il servizio igienico-sanitario di pulizia è stato affidato tramite convenzione Consip che scadrà solo nel 2015.

Pietro Giunta.