Una presentazione, quella della stagione musicale, del Teatro Vittorio Emanuele che racchiude molti malumori. Infatti, il consiglio d’amministrazione ha presentato il cartellone 2013 davanti all’orchestra, lavoratori precari, che si sono presentati armati di strumenti musicali e con le labbra serrate da nastro adesivo.
Il sovrintendente Paolo Magaudda ha sottolineato in conferenza stampa che è stato fatto tutto il possibile in base ai finanziamenti scarsi ricevuti, pari a 1 milione e 267 mila euro, metà dei quali assorbiti dai costi per i professori d’orchestra e per i tecnici a tempo determinato. Le casse magre del teatro messinese, secondo l’amministrazione,cozzano con i corposi finanziamenti dati ad altri, come i 18 milioni del Teatro Bellini di Catania. “Noi avremo una riduzione certa nel 2013 del 42 percento rispetto all’anno precedente”. Intanto, mancano all’appello i bilanci del 2011 che verranno presentati entro gennaio. Pareggiare con la Regione, ci lascia tranquilli e non ci mette sotto scopa con la regione Sicilia, dichiara il sovrintendente. Per fare quadrare i bilanci però bisogna ridurre le spese o trovare sponsor. A quanto però in un momento di crisi è impossibile trovare sponsor.
Molti costi sono irriducibili. Il nostro nemico o meglio il nostro interlocutore deve essere all’esterno del teatro. Sono le forze politiche e la Regione Siciliana” tuona ancora Paolo Magaudda. Quello che lascia perplessi però è lo sbaglio burocratico che non ha permesso al teatro e ai lavoratori di non ricevere una boccata d’ossigeno come viene riferito: “Prima del 2000 non abbiamo chiesto nessun contributo allo Stato. Nel 2001 però abbiamo sbagliato la domanda”. La pena rimarchiamo noi è l’esclusione. I lavoratori presenti in sala Sinopoli dopo queste esternazioni cominciano a fischiare. Secondo loro l’amministrazione ha fallito su più fronti, anche se si continua a ripetere che in realtà è stato fatto tutto il possibile. Di diverso avviso invece Pippo Di Guardo, sindacalista: “Loro non hanno adempiuto a redigere un bilancio. Quello del 2010 è stato stilato quindici giorni fa. Sono in notevole ritardo per incapacità tecnica. E’ vero che sono cambiate le normative. Il primo lo avevano già sbagliato, per cui i finanziamenti sono stati bloccati. A Palermo ci sono cinque milioni e mezzo bloccati. C’è una cattiva gestione delle poche somme a disposizione. Manca progettualità e non si trovano altri fondi. Si ragiona con la mentalità dell’azienda. Manca la produttività da parte di chi amministra. La regione stanzia il 97% dei fondi totali. Gli abbonamenti e i biglietti coprono solo una piccola parte dei costi totali. Anche il teatro più virtuoso non riuscirebbe a tirare avanti con i soli soldi degli abbonamenti.
E’ chiaro che se riesci a essere propositivo, cercando degli sponsor e creando eventi, il tuo budget sale notevolmente. Insomma, mentre qualcuno si difende con il paravento della crisi, qualcuno sbaglia le domande. Il tempo per imparare c’è soprattutto quando i lavoratori del teatro Vittorio Emanuele metteranno sotto l’albero di Natale non i classici regali di fine anno ma i buoni proponimenti di chi li amministra. Claudia Benassai