Treviso – Triste episodio di arroganza e di ignoranza raccontato dal padre di una bambina con sindrome di down. Un cliente di una pizzeria, seccato per un futile motivo, apostrofa così i genitori della piccola: “Quando si hanno dei figli mongoli, è meglio restarsene a casa”. Il papà: “In un istante ha rovinato una serata di gioia: spero possa riflettere sulle sue miserie”. Il titolare della pizzeria: “Di clienti così facciamo volentieri a meno”
“Quando si hanno dei figli mongoli, è meglio restarsene a casa”. Parole orribili, dette in pizzeria da un signore – si fa per dire – padre di famiglia. E riferite a una coppia che era al tavolo vicino insieme a quattro bambine dai 3 ai 9 anni. Una di queste bimbe, anche se non abbastanza palesemente da doversene accorgere, è portatrice d’handicap. “Non importa se quelle parole le ha dette sapendo oppure no”, dice il papà della ragazzina, Luca, che ha scritto una lettera al giornale “La Tribuna di Treviso”. “A quel punto, ce ne siamo andati dopo aver detto a voce alta che purtroppo ci sono persone infastidite dai bambini. Spero che, con l’acculturarsi progressivo della gente, di questi individui ne rimangano ancora pochi in circolazione. Spero possano riflettere sulle loro miserie e su come migliorarsi, in tempo per dare ai figli dei valori che non li costringano alla paura, alla diffidenza, al deserto. Siamo usciti e, come sempre, ho abbracciato forte la mia figlia più grande. A me – conclude – il suo handicap riempie il cuore”.
Era stata una bella serata, quella di domenica sera, in una pizzeria di Treviso, anche grazie al fatto che la figlia dei titolari, come spesso fa di slancio con i bimbi dei clienti, s’era fermata a giocare con loro. “Erano le 19, ora da bimbi appunto; avevamo mangiato una buona pizza – racconta Luca, il papà – finendo quando stava arrivando un po’ di clientela. Nell’attesa del caffè per noi grandi, le bambine, con la simpatica ragazza del locale, ridevano ad un piccolo gioco di magia che si fa con dei pezzettini di carta alle dita (si chiama “Gigino e Gigetto”, ndr). Uno di questi è purtroppo volato sul tavolo dietro, dove stava cenando un gruppo familiare, cadendo vicino al piatto di uno dei commensali. E’ stato questo, con aria molto seccata, a proclamare quella raccomandazione da mentecatto. Senza, del resto, che nessuno degli otto adulti al tavolo gli facesse notare che in fondo era solo un gioco da bambini”. “Quel signore – aggiunge il genitore – era con i propri cari, oltre alla signora e a un neonato suo. In un istante, quell’individuo è riuscito a rovinare una tranquilla serata sintetizzando tutta l’imbecillità di cui era capace, inserendovi bambini, disabili, intolleranza generica e chissà cos’altro”.
Come sia finita, s’è già detto. “C’erano tutti i termini per rispondere in altro modo – conclude il signor Luca – ma ho pensato che non lo meritava quella ragazza che, giocando con i bimbi, rappresentava tutta la gentilezza dei titolari della pizzeria. Non ho voluto nemmeno che mia figlia assistesse a una scenata, così da trasformare un bel ricordo in un piccolo trauma. Ma non ho potuto nemmeno tacere e per questo sono contento che la storia venga raccontata sul vostro giornale”. “Cose del genere non devono succedere – dice il titolare della pizzeria – Se avessi assistito a quella scena, avrei personalmente allontanato quel cliente arrogante e cattivo. Di clienti così facciamo volentieri a meno”.