Il Vicesindaco di Messina, Guido Signorino, grida vittoria

Esitato ieri sera dalla Giunta Comunale in seduta notturna il Piano di Riequilibrio finanziario decennale che dovrebbe chiudere le porte al dissesto. Il tentativo è quello di tacitare le voci critiche che in Consiglio Comunale già vedevano Messina al default, prima fra tutte la Consigliera Nina Lo Presti che si era dimessa dalla Commissione Bilancio del Comune di Messina proprio perché consapevole che la sua scelta per il dissesto non era nell’ottica di una commissione che propendeva per la salvezza rappresenta dal Piano. E’ lo stesse ex Presidente della Commissione Franco Mondello, prima sospeso e poi dimessosi per ben altri motivi, che oggi confermava la sua intenzione di fare il “possibile e l’impossibile” per evitare il dissesto e approvare il piano.

Un altro effetto del Piano è che con esso si tacitano tutti i “timori” che i consiglieri vedevano nell’essere costretti ad approvare un consuntivo senza “debiti”. In altri termini, avendo spalmato i debiti nel piano di riequilibrio decennale che s’approverà in contemporanea con il consuntivo, come l’amministrazione Accorinti è intenzionata a fare, i conti tornano tutti e si evita d’approvare un bilancio non veritiero con tutte le conseguenze, anche di carattere penale stante le decine d’indagati tra tecnici e amministratori che devono rispondere per aver approvato i bilanci “non veritieri” dal 2009 al 2012, che la cosa può comportare .

Ma il più convinto assertore che il Comune di Messina non dovesse fallire è stato sempre il Vicesindaco Guido Signorino e la sua azione sin dall’insediamento della Giunta Accorinti si è sempre spesa in questo senso. Per comprendere con quale intensità la sua azione si è esplicata nell’intero anno trascorso, basta leggere il comunicato che ha voluto rilasciare per l’occasione.

 “Si tratta di un risultato estremamente importante, dichiara il Vicesindaco di Messina, che fa tesoro di un anno di lavoro compiuto su tutti i fronti relativi alle cause di uno squilibrio che, prima ancora che economico e finanziario, è organizzativo e strutturale. Il piano individua alcune criticità gestionali su cui, pur nei limiti delle possibilità derivanti dall’attuale condizione e dai vincoli che essa pone all’attività di governo della città, occorrerà impegnarsi, investire, lavorare a fondo. L’indebitamento complessivo del Comune assomma a 60,5 milioni di euro di debiti certi, 49 derivanti da ATM e Messinambiente (considerati <riconoscibili> per il Comune) e 420 milioni di debiti <latenti> (contenzioso passivo). Dati i diversi gradi di rischiosità del debito latente (elevata, media, bassa, secondo le valutazioni compiute da Avvocatura, Segreteria e Ragioneria) il valore complessivo del debito coperto dal Piano di riequilibrio è di circa 336 milioni. La strategia finalizzata alla copertura di questa elevata massa debitoria mette in campo misure ed azioni orientate ad incrementare la capacità di riscossione, ridurre le spese del Comune, attivare risparmi strutturali e di lungo periodo, ristrutturare il sistema delle partecipate, mobilitare tutti i dipartimenti e tutte le sezioni dell’Amministrazione in uno sforzo di risanamento ad esito del quale si potrà non solo superare l’attuale condizione di crisi finanziaria, ma soprattutto porre in essere un nuovo modello organizzativo nella gestione della cosa pubblica. Certamente il recupero dell’equilibrio finanziario impone un portato di sacrificio, che si è cercato di distribuire con criteri di equità. Una parte importante delle risorse derivano da elementi di risparmio ed efficienza della macchina comunale: dal piano di risparmio energetico (che dovrà fruttare circa 44 milioni) alla riduzione dei costi per fitti passivi e per mutui (impatto certo per almeno 25 milioni). Il consolidamento delle economie di bilancio derivanti dall’introduzione della TARES (4,8 milioni destinati lo scorso anno al saldo di debiti fuori bilancio) consentirà economie per circa 48 milioni nel piano decennale, mentre la riduzione del 10 per cento delle spese sull’intervento 3 del bilancio comunale (spese per servizi), dovuta per legge, implicherà risparmi cumulati per 32 milioni. I proventi stimati dalla lotta all’evasione fiscale ammontano nel periodo di piano a 41 milioni, di cui circa 20 verranno vincolati per il piano di riequilibrio. Nell’attuale contesto del mercato immobiliare – prosegue il vicesindaco Signorino – si è ritenuto imprudente puntare in misura rilevante sulle dismissioni del patrimonio e l’impatto complessivo attribuito all’alienazione degli immobili di proprietà del Comune è di 8 milioni. Le partecipate supportano il piano di riequilibrio con misure di efficientamento dei servizi: il piano economico e finanziario dell’AMAM prevede la distribuzione di utili al Comune per un totale di 30 milioni circa, mentre il piano industriale avviato dalla nuova dirigenza dell’ATM conferma le <linee di indirizzo> approvate dall’Amministrazione in marzo, indicando nella cifra di 52 milioni i risparmi programmati cumulativamente ottenibili (a partire dal 2015) sui trasferimenti del Comune all’azienda. Un incremento delle entrate tributarie è anche previsto per la revisione delle rendite immobiliari e per l’intervento atteso a partire dal 2016 della riforma del catasto, che dovrà allineare i valori imponibili a quelli di mercato. La prima misura (in base ad un prudenziale studio campionario elaborato dall’Urbanistica) genererà entrate aggiuntive per circa 20 milioni, mentre la seconda fa prevedere un incremento del gettito IMU-TASI per circa 26 milioni. Un’importante voce del piano è costituita dal risparmio sulle spese del personale. Alle attuali condizioni di legge sono attesi 765 pensionamenti, che consoliderebbero un risparmio lordo di oltre 120 milioni. Il rispetto del Patto di Stabilità consente al Comune di programmare la stabilizzazione dei contrattisti e di incrementare almeno del 10 per cento il tasso di turnover fino a qualche mese fa bloccato per legge allo 0,4. Programmando un ricambio del 50 per cento delle quiescenze, il risparmio sulle spese del personale contribuirà per circa 56 milioni all’equilibrio del piano. Ancora, saranno destinati quest’anno al piano di riequilibrio i 7 milioni derivanti dal recupero della sanzione comminata per lo sforamento del Patto di Stabilità nel 2011. Infine il piano espone una serie di misure <minori> (dall’incremento di entrate per i mercati, alla numerazione civica, fino alle luci votive), per un totale di 2,6 milioni. L’importanza di queste voci non è legata al loro valore economico, ma al fatto che esse testimoniano la coralità dello sforzo che dovrà investire tutta l’Amministrazione nel  partecipare al risanamento dell’Ente. Sarebbe stato possibile per un’Amministrazione e per un Consiglio di nuova nomina non assumersi la responsabilità di delineare un percorso faticoso di ricostruzione dell’equilibrio finanziario del Comune, dichiarando il dissesto. Abbiamo scelto di  accettare questa sfida – conclude il vicesindaco Signorino – e riteniamo di aver costruito un piano solido, che si potrà basare anche su altre risorse di entrata, non pienamente stimate e prudenzialmente non inserite nel conto, ma certamente attivate o di imminente attivazione. In tal modo dunque il piano di riequilibrio potrà trasformarsi da <minaccia> in <opportunità> per la rinascita di Messina”.