Sarebbe bello chiedere a questi operosi genitori cosa significhi tornare a scuola di questi tempi, magari trovandosi a vivere ciò che vivono i propri figli tra i banchi della scuola targata Italia 2011. I più edotti ne elogeranno la “valenza pedagogica del gesto”, noi ci limitiamo modestamente a ringraziarli intanto per lo straordinario impegno.
In risposta ai tagli della scuola e alla riduzione di organico, sono sempre più numerose le iniziative di genitori che scelgono di mettersi insieme in comitati e associazioni per far fronte alle necessità dei propri figli.
Su tutto il territorio nazionale, madri e padri, coscienziosi delle difficoltà a cui va incontro la scuola italiana, si imporvvisano artisti della manutenzione secondo un modello di “famiglia amica” che nei fatti però paga ulteriormente politiche sociali ingenerose, alle prese con una riforma dell’istruzione che ha scelto il criterio quantitativo rispetto a quello della qualità e dell’eccellenza, declassato di fatto l’integrità dell’ambiente scolastico, incidendo anche sulla sicurezza nelle scuole.
Con sforzi non indifferenti nell’acquisto anche di materiali per rimettere a nuovo le aule, sono ormai documentate dalla stampa iniziative in cui genitori riuniti in sigle recuperano il recuperabile (armadi, banchi, cattedre e arredi malconci).
Si tratta di una tendenza che non fa eccezioni. Penalizzate maggiormente le strutture periferiche delle grandi città (Roma e Milano, in primis), non sono rare le iniziative in scala a partire dalle province per arrivare nei piccoli comuni senza distinzioni tra nord e sud.
La novità sta nel fatto che l’appello di insegnanti e precari della scuola ha raccolto attorno a sé la solidarietà della gente comune (ai genitori si aggiungono spesso i nonni o gruppi di volontariato), nonostante le promesse del Governo di maggiori fondi all’istruzione, nonostante un Ministro ha di fatto negato i tagli al proprio Ministero e nonostante la competitività tra sistemi dell’istruzione primaria vedeva comunque l’Italia all’avanguardia per credibilità e formazione (dati Osce).
Un percorso virtuoso di partecipazione attiva della cittadinanza ai bisogni collettivi che nel tempo presente dimostra maggiore sensibilità dei più grandi nei confronti del futuro delle nuove generazioni con o senza fondi comunali.
Pittura, smalto, pulizia delle aule, tutto pur di contribuire ad ottenere un ambiente decisamente più accogliente. Solo alcuni comuni hanno comunque provveduto alla fornitura di materiale, lasciando ai genitori l’onere di improvvisarsi manovali o imbianchini. Ma al sud la situazione e diametralmente opposta con l’aggravio di spese nelle tasche delle famiglie.
La carenza di insegnati, poi, ha spronato gruppi di genitori a garantire anche ripetizioni o recuperi per i ragazzi, in attività collettive di dopo scuola, in percorsi di psicomotricità e di integrazione con i coetanei stranieri o addirittura allestendo vere e proprie biblioteche virtuali parallele a quelle (poco aggiornate) presenti nelle scuole. Al tecnico industriale “Majorana” di Brindisi, ad es. docenti specializzati in informatica danno la propria disponibilità per caricare testi scritti da loro online, abbattendo così i costi dell’acquisto dei libri di testo che cambiano in continuazione di anno in anno senza criterio alcuno. Altro esempio, ma più squisitamente volontaristico, è accaduto a Milazzo. In assenza di fondi per la scuola da parte del comune, un istituto scolastico della frazione di Santa Marina, si è affidato direttamente alla buona volontà dei genitori che hanno già fatto sapere che contribuiranno alle spese per il risanamento del plesso, visto che il Comune ha fatto sapere che non ha alcuna possibilità di effettuare i lavori necessari.
I valori della sussidiarietà – tanto declinati nelle aule parlamentari – oggi involontariamente sembrano imporsi sulle nostre famiglie. La scuola pubblica da dimostrazione di non farcela e le scuole private aumentano i propri iscritti. Tanto vale affidare il Ministero dell’Istruzione alle Orsoline.