Continuano gli sbarchi di migranti sulle coste siciliane ed ormai la notizia non sembra più stupire. I numeri divulgati dall’agenzia europea Frontex danno il senso freddo e distaccato di un fenomeno incessante: tra gennaio ed aprile del 2014 c’è stato un aumento del 823% di arrivi di migranti verso l’Italia rispetto allo stesso periodo del 2013 e sulle coste siciliane si sono contati 25.650 arrivi. Non sembrerebbe un azzardo ipotizzare che tra le cause si inserisca anche l’avvio dell’operazione «Mare Nostrum» della Marina Militare italiana, nata per potenziare il controllo dei flussi migratori nel Canale di Sicilia. Avviata all’indomani del disastro di Lampedusa che ha registrato oltre 300 vittime in seguito al naufragio del 3 ottobre 2013, l’operazione «militare ed umanitaria» ha salvato molte vite umane. Se il sistema dell’accoglienza è ormai al collasso in tutta l’isola, a Messina la macchina organizzativa relativa alla gestione degli sbarchi appare ormai rodata. Due giorni fa sono stati accolti 466 migranti, tra cui molti nuclei familiari, con 91 minori accompagnati e due donne disabili. Oggi altri 200 tra uomini, donne e bambini sono sbarcati al porto messinese. Ed è così ormai da un anno.
Si fa fatica a tenere il conto di siriani, libici, egiziani, così come dai tanti – in prevalenza uomini – giunti dall’Africa subsahariana. Messina inizia ad abituarsi al loro passaggio – perché di questo si tratta, in fin dei conti – ed i loro volti non catturano più molta attenzione. Persino il giovane dalla pelle color ebano che ogni mattina incontriamo aspettando che il solito semaforo sotto casa diventi verde è come se fosse diventato un elemento del paesaggio. Come se ci fosse sempre stato. All’inizio batteva sui finestrini, facendo un gesto ad indicare di aver fame e mescolando qualche parola in inglese ed italiano. Poi ha deciso di rimanere all’ombra e cercare da lontano lo sguardo di qualcuno. Adesso non lo vediamo più. Chissà dove sarà andato. Chissà da dove veniva, cosa lo abbia spinto a partire o quale fosse la sua vera meta.
Eppure gli occhi di chi arriva hanno tanto da raccontare. Sembrano parlare di gratitudine, forse per aver toccato terraferma, ma anche lo smarrimento dei bambini, nascosti dietro i genitori o in braccio ai soccorritori. Occhi dietro ai quali si celano storie che rimarranno inascoltate e continueranno a viaggiare sulle spalle di chi fugge. Occhi di padri che stringono tra le braccia figli appena nati che non impareranno a muovere i primi passi nel proprio Paese, zainetti colorati sulle spalle minute di bambini che non stanno andando al loro primo giorno di scuola, un pallone da calcio che sembra stonare tra le mani di quel ragazzo che viaggia da solo, le mascherine dei volontari e le mani nude di chi accoglie. Immagini che per fortuna rimpiazzano le bare di Lampedusa o il piccolo feretro bianco di Ahmed, il bimbo siriano di 4 anni morto nel luglio scorso durante alcune operazioni di trasbordo da un peschereccio, il cui ultimo saluto è stato celebrato in riva allo Stretto.
Le statistiche, come spesso accade, lasciano fuori gli invisibili, come i migranti di cui le famiglie non hanno più alcuna notizia. Ma non solo. Se chi arriva in Europa arriva a sborsare fino a 11mila euro a nucleo familiare, cosa accade a chi non ha il denaro per comprare una speranza o una occasione? Storie che rimangono private, mentre pubblici sono gli allarmi sanitari e sociali, gli appelli all’Unione Europea, gli interrogativi su come intervenire a monte su questo fenomeno migratorio, nei paesi lacerati da conflitti.
Intanto il periodo estivo sta volgendo al termine e con esso le miti condizioni meteorologiche. L’operazione Mare Nostrum potrebbe volgere al termine per insostenibilità economica ed il nuovo progetto europeo Frontex Plus, destinato a sostituirlo, è legato a doppio mandato alla volontà degli Stati membri di contribuire, soprattutto economicamente, alla nuova attività di pattugliamento delle frontiere. Così come non è possibile prescindere da un maggiore sforzo nella organizzazione – ed umanizzazione – dell’accoglienza dei migranti e dei richiedenti asilo nelle fasi successive allo sbarco, altrettanto netta deve essere una semplice richiesta: mai più Lampedusa.