Includere le nuove presenze

Intervento conclusivo di Andrea Olivero alle Settimane sociali di Reggio Calabria

(Reggio Calabria, 17 ottobre 2010 – Settimane sociali dei cattolici
Relazione finale dell’assemblea tematica “Includere nuove presenze”)

I partecipanti all’Assemblea tematica sono stati circa 200 e gli interventi 70, di cui 64 in aula e 6 contributi scritti. L’Assemblea ha seguito con attenzione costante i lavori, con interventi puntuali e frutto di una specifica preparazione e competenza, con numerosi riferimenti all’esperienza diretta.
Il testo di riferimento erano i numeri 25 e 26 del Documento preparatorio dal titolo “Includere le nuove presenze”, che è stato recepito nei suoi contenuti fondamentali ed in particolare nel suo nucleo propositivo.
Il testo è stato approfondito a partire dalla relazione introduttiva proposta da mons. Giancarlo Perego – direttore generale della Fondazione Migrantes.
Lo sviluppo del tema è stato articolato attorno a sei nuclei: l’emigrazione, tema della Settimana sociale del 1960; l’immigrazione, uno dei temi della Settimana sociale 2010; la mobilità, che cambia il volto dell’Italia; l’inclusione come processo storico legislativo progressivo, che chiede oggi, alla luce della mobilità di cambiare la legge sulla cittadinanza, con particolare riferimento agli oltre 600.000 minori nati in Italia figli di stranieri; l’attenzione ai minori stranieri, che richiede la necessaria tutela della famiglia immigrata, anche attraverso lo strumento dei ricongiungimenti familiari; il percorso di inclusione, che necessariamente comporta un ripensamento della vita delle nostre città.
Il dibattito in assemblea ha messo a fuoco il tema del come riconoscere la cittadinanza italiana ai figli degli stranieri nati in Italia. Sulla specifica proposta vi è stata ampia convergenza. Alcuni distinguo sono venuti in ordine alle condizioni per il riconoscimento e l’esercizio della cittadinanza a stranieri giovani e adulti, manifestando alcune attenzioni, quali, ad esempio, la conoscenza della lingua italiana o il completamento di un percorso scolastico. Inoltre, molti interventi hanno sottolineato la necessità di metter mano ad una revisione complessiva dell’attuale legge sulla cittadinanza, riducendo sia i tempi – anche in riferimento al contesto europeo – sia la discrezionalità e l’eccessiva e pericolosa burocrazia. Da diversi interventi è emersa la necessità di predisporre specifici percorsi per l’inclusione e l’esercizio della cittadinanza (diritto di voto almeno alle elezioni amministrative, servizio civile, coinvolgimento nelle associazioni ecclesiali e nelle aggregazioni giovanili, in particolare quelle sportive). Appare necessaria un’inclusione dal basso, che passa attraverso il protagonismo degli stessi immigrati, sia in associazioni proprie, sia nel contesto di organizzazioni locali e nazionali. Sulla scorta dell’esperienza dell’emigrazione italiana nel mondo, è importante valorizzare le eccellenze garantendo pari opportunità sia nel riconoscimento dei titoli di studio, sia attraverso strumenti di sostegno (borse di studio) per l’accesso a livelli di studio superiori e universitari.
L’attenzione al tema della cittadinanza deriva dal fatto che l’immigrazione in Italia è ormai un fenomeno strutturale del Paese e sta uscendo dalla fase emergenziale. Siamo anche consapevoli che il percorso di tutela dei diritti fondamentali della persona immigrata – che prescindono dal riconoscimento della cittadinanza – non è completo e presenta ancora punti deboli o problematici. La dichiarazione dei diritti dei lavoratori migranti e delle loro famiglie attende ancora una ratifica da parte dell’Italia; la giusta retribuzione e le condizioni di lavoro degli immigrati, soprattutto in alcuni settori, non sono garantiti; manca una specifica legge sul diritto d’asilo; è necessaria una revisione della legge sul rispetto delle minoranze; troppo debole è l’impegno per la protezione sociale per le vittime di tratta per sfruttamento sessuale e per lavoro ed il contrasto al traffico degli esseri umani, spesso gestito dalle mafie di diversi Paesi; permane una forte discriminazione tra cittadini regolari ed irregolari in riferimento alla tutela della salute e della maternità e alle pene alternative al carcere. La tutela di questi diritti richiede non solo una rinnovata proclamazione, ma anche la costruzione di una effettiva esigibilità in una politica e legislazione migratoria rinnovata.
La riflessione sulla cittadinanza, sui diritti e sulle mancate tutele in una fase migratoria strutturale ha portato l’Assemblea a proporre in più interventi la necessità di superare una lettura emergenziale del fenomeno, evitando semplificazioni, pregiudizi, falsità che rischiano di connettere strettamente l’emigrazione a fenomeni di criminalità e aumentare la paura che i migranti possano indebolire le nostre sicurezze. A questo proposito l’informazione corretta, un linguaggio non discriminatorio, la diffusione delle esperienze positive di incontro e relazione costituiscono passaggi importanti nella lettura realistica del fenomeno migratorio. Siamo consapevoli dei problemi connessi alle migrazioni, ma altrettanto è forte la coscienza che la risoluzione di tali problemi deriva da una lettura attenta e intelligente, libera da pregiudizi ideologici e aperta a prospettive sempre nuove che coinvolgano insieme istituzioni e società civile.
L’inclusione delle nuove presenze chiede la responsabilità di tutti nella costruzione della città, a partire dagli stessi immigrati. Sono coinvolti nel processo le istituzioni, tanto a livello nazionale quanto regionale e locale, le agenzie educative, a partire dalla scuola, i cittadini e i migranti, singoli o associati, in un lavoro sempre più di rete. Strumento utile, a tale proposito, potrebbe essere il piano regolatore sociale, strettamente connesso al piano urbanistico per evitare la ghettizzazione, sperimentato già in alcune città italiane, che valorizzi l’esperienza dei piani di zona e dei tavoli territoriali. Nella scuola pare urgente una educazione interculturale per la quale gli insegnanti devono essere opportunamente preparati attraverso corsi di aggiornamento della didattica anche con nuovi strumenti. La formazione professionale, sia per l’alfabetizzazione come per l’accesso al lavoro, deve continuare ad essere strumento di inclusione sociale riconosciuto e sostenuto.
Un ruolo particolare è richiesto alle nostre comunità ecclesiali, che talora sono anche in difficoltà a riconoscere le potenzialità del fenomeno migratorio, per diventare un soggetto promotore, un laboratorio per rinnovare lo stile degli incontri tra persone che provengono da realtà, culture e religioni diverse. Molte esperienze in assemblea hanno domandato questo ruolo attivo e nuovo delle comunità ecclesiali non solo nell’accoglienza, ma nella tutela dei diritti, nella promozione della socialità, nel dialogo ecumenico e interreligioso, nella scelta della mediazione sociale, nella cura delle comunità etniche, nel rendere protagonisti i giovani immigrati, nel sostegno della cooperazione e dell’imprenditoria – soprattutto femminile – straniera, nei progetti di cooperazione internazionale a favore delle comunità di origine. Non supplisce a questo ruolo fondamentale delle comunità, ma è a loro servizio, l’intensa attività di associazioni e organismi di cooperazione internazionale, la Caritas, Migrantes.
La paura dello straniero, il rifiuto ed i pregiudizi non possono trovare casa nella comunità ecclesiale che, anche attraverso i suoi Pastori, è chiamata ad un “di più” di accoglienza, di rispetto e di condivisione. Il riconoscimento della dignità della vita del migrante che raggiunge – o vorrebbe raggiungere – il nostro Paese è l’esplicita declinazione di un valore non negoziabile e premessa indispensabile per la costruzione del bene comune.

Per conoscere la relazione completa scarica l’allegato