“Incrociamo le braccia, incrociamo le lotte” è lo slogan di questa giornata in cui sembra di tornare agli anni un cui con coraggio, forza e pieni di ideali si scendeva in piazza per rivendicare i propri diritti sul lavoro, l’uguaglianza, la libertà.
Oggi Milano sembra una città sotto assedio schiere e schiere di polizia antisommossa, elicotteri in giro di perlustrazione sui protestanti e striscioni su cui ogni frase che si legge è portatrice di un’idea, un pensiero espresso con forza silente.
Cortei e manifestazioni si stanno svolgendo in circa 25 città italiane, con la partecipazione dei centri sociali, dei coordinamenti dei precari e dei piccoli lavoratori autonomi e delle organizzazioni studentesche.
L’astensione dal lavoro è stata convocata da Cobas, Cub, Usi e Adl Cobas che hanno proclamato lo ‘sciopero generale e sociale’ del lavoro pubblico e privato per dire no alle politiche del governo Renzi e dell’Unione europea, no al jobs act, no alla legge di stabilità e al piano di riforma della scuola.
“Si tratta del primo sciopero che dura veramente 24 ore e nelle principali città le iniziative si susseguiranno nell’arco di tutta la giornata, fino alla mezzanotte”. Afferma Cobas Piero Bernocchi, portavoce della Confederazione dei comitati di base.
E poi ci sono loro, gli studenti con i loro volti giovani e pieni di speranze e i lavoratori precari. Anche per quelli che non hanno potuto abbandonare gli uffici, anche per quelli che non credono che il cambiamento inizi da qui, anche per quelli che un cambiamento non lo credono neanche più possibile. Quanta forza si respira prendendo parte a questo blocco umano che vuole e pretende di mobilitare l’intera città e lo dice, lo grida, lo scrive: “Guardate che a noi così non va bene!”. E sono le urla non di uno, di due, ma di centinaia e centinaia di persone, di giovani che rivogliono indietro il proprio futuro.
Lontani dall’appoggiare o meno le motivazioni di questo sciopero, che sta creando non pochi problemi alle città interessate, guardiamo l’Italia marciare.
Maria, casalinga, 35 anni: “Noi ci siamo! E non siamo leggi o azioni politiche più o meno convenienti. Siamo persone, persone che ogni giorno devono confrontarsi con una realtà fatta di problemi economici, lavorativi, case occupate, diritti non rispettati, tagli alla sanità, alla cultura, assenza di meritocrazia, figli che lasciano il nostro paese con biglietti di sola andata mentre lo sperpero di denaro pubblico è all’ordine del giorno”.
Giovanni, studente, 23 anni: “Nessuno di noi ha la soluzione in tasca per i problemi del nostro paese, ma è un nostro diritto esprimere il malessere di questi ultimi anni, è un nostro dovere dimostrare di non essere passivi osservatori di fronte a un’Italia che sembra non riuscire ad emergere da questa condizione”.
Giorgio, lavoratore, 45 anni: “Un’Italia dove sembra già tutto stabilito e prevedibile come i giochi di potere cui assistiamo da tempo”.
Nel mirino dello sciopero a Milano anche Expo, in Piazza Castello sono state transennate quelle che molti milanesi chiamano gli ‘Ecomostri’, due piramidi estremamente moderne collocate in una zona che racconta la storia dalla seconda metà del Trecento.
Secondo il blog http://blog.scioperosociale.it/ Expo non ha mantenuto le promesse di occupazione: “dei 70.000 posti di lavoro promessi, ne sono stati attivati quasi 1.000, compresi gli stage formativi. Non è stato in alcun modo preso in considerazione il contratto a tempo indeterminato e svuotato quello a termine dei suoi diritti (impossibilità di scioperare per tutta la durata dell’esposizione che coincide con i mesi di presidenza italiana dell’Unione Europea). Sfruttando il contesto della crisi viene proposto il precariato come unica via per l’eccezionalità dell’evento anche oltre la durata dello stesso”.
Il blog spiega dettagliatamente tutti i motivi per cui si sta scioperando anche per Expo, tra cui la corruzione presente negli alti ranghi dirigenziali che ha dato il via ad una ventina di arresti per tangenti e alla segnalazione di più di 40 imprese implicate con mafia.
Di questa giornata dove più motivazioni hanno dato vita a un corteo che ha percorso tutta la nazione forse non resteranno solo le immagini delle cariche e lacrimogeni sugli studenti.