L’indagine della procura di Palermo sui miei compensi come amministratore di Sicilia e-Servizi, pubblicata con discreto rilievo dalle principali testate online è una vicenda vecchia, che avevo già ampiamente chiarito a suo tempo in sede giornalistica, dal momento che a sollevare il caso fu un articolo del settimanale L’Espresso del febbraio 2015 in cui erano riportate cifre inesatte e notizie incomplete.
Questa indagine mi consente comunque di sgomberare una volta e per tutte, anche in sede giudiziaria, il campo da ogni equivoco, sospetto e maldicenza su una storia totalmente infondata. Oggi sono stato convocato in procura a Palermo per fornire adeguate spiegazioni e ho fatto presente ai magistrati il mio stupore perché la contestazione nei miei confronti si basa su una norma del 2006 abrogata nel 2008. Per quanto riguarda in particolare il cosiddetto premio di indennità da risultato, si tratta di un riconoscimento previsto dalla legge in caso di raggiungimento di determinati obiettivi e serve a integrare una indennità certamente non commisurata alle grandi responsabilità in capo all’amministratore di una società come Sicilia e Servizi, che gestisce svariate decine di milioni di euro ogni anno. Inoltre, va puntualizzato che il diritto all’indennità non me lo sono certamente attribuito io ma mi è stato riconosciuto dall’assemblea dei soci e segnatamente dalla Regione Sicilia.
Per quanto riguarda invece il capitolo relativo alle spese di viaggio da me sostenute, ricordo solo che all’atto della mia nomina come amministratore unico di Sicilia e-Servizi ero già residente a Roma da tempo e che la legge prevede, in caso di nomina di professionisti residenti fuori sede, il rimborso delle spese di viaggio, ossia trasporto, vitto e alloggio, così come confermato da più pronunce della Corte dei Conti. Spese tra l’altro contenute, come ho avuto modo di dimostrare alla procura, sulla base di un regolamento dei rimborsi spese che io per la prima volta ho introdotto a Sicilia e-Servizi.
Detto questo, rivendico con orgoglio i risultati raggiunti alla guida di Sicilia e-Servizi, avendo salvato nel 2013 la società dal baratro del fallimento e avendo così salvato sia i servizi informatici per i siciliani che i posti di lavoro dei dipendenti.
Rivendico con orgoglio anche di aver fatto risparmiare alla società svariate decine di milioni di euro, basta dire che solo nel primo anno in cui sono stato amministratore la società ha risparmiato circa 19 milioni di euro e che un’altra decina di milioni l’anno ha risparmiato negli esercizi successivi.
Sicilia e-Servizi spendeva tra i 30 e i 50 milioni di euro l’anno prima del mio arrivo, mentre oggi il budget è di 5,5 milioni di euro. In ogni caso ho fornito tutti i chiarimenti alla procura sulle leggi abrogate e sul fatto che ho sempre agito nel rispetto delle leggi, dello statuto di Sicilia e-Servizi e delle deliberazioni dell’assemblea dei soci.
Restano lo stupore e l’amarezza per questa contestazione fondata su leggi non più in vigore già al tempo dei fatti e, in più, nel constatare che qualcuno ha dato in pasto alla stampa la notizia di questa indagine. Ma siccome sono certo del riserbo mantenuto dai magistrati sono certo che la procura di Palermo saprà agire con la stessa energia e saggezza dimostrata dalla procura di Roma dopo la fughe di notizie sull’inchiesta Consip, perché è stupefacente che la notizia sia stata data dalle agenzie di stampa solo pochi minuti dopo che io ho lasciato gli uffici della procura.
Antonio Ingroia